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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

DALLA PROSTITUZIONE ALLA LEGGE MANCINO ECCO I QUESITI LEGHISTI


Forza Italia ne ha firmati solo due, «per ora». Ma i referendum promossi dalla Lega Nord sono addirittura sei. Anzi, cinque più uno, come al Superenalotto. Il sesto è stato aggiunto meno di un mese fa, a campagna già iniziata. È quello che chiede di reintrodurre il reato di clandestinità. O, per usare le parole dei promotori, di «abrogare la norma, voluta dal governo Renzi, che cancella il reato di immigrazione clandestina». È uno dei due che hanno incassato il sostegno di Forza Italia, a pochi giorni dalla scadenza della raccolta firme (c’è tempo fino al 3 giugno per sottoscriverli nei Comuni, poi ci sarà una «gazebata» il 7 e 8 giugno in mille piazze). L’altro sponsorizzato da FI prevede l’abolizione della riforma Fornero sulle pensioni. Finora è quello che ha raccolto più firme.
Ma sotto i gazebo leghisti si chiede anche di impedire agli stranieri la partecipazione ai concorsi pubblici, si punta ad abolire le prefetture e a cancellare la Legge Mancino che punisce l’istigazione all’odio razziale, etnico e religioso. Non è finita, perché l’ultimo ha l’obiettivo di legalizzare la prostituzione. Silvio Berlusconi non si è sentito di appoggiarli. Ma molti suoi elettori - dicono da via Bellerio - lo hanno fatto per tutti e sei: «I generali si svegliano solo ora, ma le truppe azzurre si sono mosse da tempo». E aggiungono: «Le firme raccolte sono già molto vicine all’obiettivo delle 500 mila. In qualche caso è stato già superato».
Ieri Renato Brunetta ha subito colto la palla al balzo per tornare ad accusare il governo Monti: «L’abolizione della Legge Fornero è sacrosanta perché «non ha prodotto risparmi, semmai maggiori costi». Per i promotori del referendum, la riforma delle pensioni «colpisce i giovani, le lavoratrici e i lavoratori. Ha penalizzato l’entrata e l’uscita nel mondo del lavoro, ha allungato l’attività lavorativa di milioni di donne già impegnate nel lavoro familiare e ha creato il problema degli esodati». Per questo si chiede di abolire l’articolo 24 del decreto 201 del 6 dicembre 2011, che fu convertito in legge col voto contrario della Lega, ma con quello favorevole del Pdl.
Un’altra battaglia che Matteo Salvini sta portando avanti da tempo è quella per legalizzare la prostituzione. Lo slogan è «liberiamo le nostre strade», il mezzo è l’abrogazione della legge 75 del 20 febbraio 1958 (la Legge Merlin) e gli obiettivi dichiarati sono: tutelare la salute pubblica, combattere il degrado, garantire la sicurezza e portare nelle casse dello Stato 4 miliardi l’anno. A tanto, secondo le stime, ammonterebbero le entrate fiscali derivanti dalla tassazione della prostituzione.
C’è un altro referendum su cui Salvini punta a un’adesione «pesante», quello che chiede di abolire le prefetture («uno spreco che ci costa più di 500 milioni di euro l’anno»). Più volte ha invitato Matteo Renzi ha mettere la sua firma sulla proposta. «Se lo fa – dice il segretario della Lega – gli facciamo un monumento davanti a casa sua». Restano altri due quesiti, su cui però è più difficile ottenere un appoggio politico: il requisito della cittadinanza italiana per l’accesso ai concorsi pubblici e l’abrogazione della Legge Mancino sull’odio razziale. Per i referendari è una legge «che contrasta con la libertà d’espressione e che ci impedisce di difendere i nostri valori, la nostra storia e la nostra cultura».

Marco Bresolin, La Stampa 30/5/2014