Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 30/5/2014, 30 maggio 2014
MANCONI: “L’INGIUSTIZIA È STATA RICONOSCIUTA ORA SERVE UNA SANATORIA”
[Intervista a Luigi Marconi] –
ROMA.
«È una sentenza sacrosanta e provvidenziale che, ancora una volta, rivela un drammatico deficit della politica. La magistratura interviene, e per fortuna, laddove il Parlamento non fa o fa male o fa troppo tardi». La decisione con cui la Cassazione ha dato il via libera alla riduzione della pene per gli spacciatori di droghe leggere raccoglie il plauso del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Straordinaria Diritti Umani. Senatore, ora che cosa succede?
«Adesso si tratta di assumere misure che sanino l’ingiustizia subita, e ormai da mesi non ancora risarcita, da coloro che sono condannati in via definitiva a pene previste da una norma dichiarata incostituzionale dalla Consulta il 12 febbraio scorso».
Di quanti detenuti parliamo?
«Purtroppo, e ancora una volta, non disponiamo di cifre precise. Secondo il professore Stefano Anastasia sono numerose migliaia; secondo l’amministrazione penitenziaria i detenuti in questa condizione sarebbero tre/quattro mila. Un indicatore significativo è rappresentato dalla cifra dichiarata dal presidente del tribunale di Sorveglianza dell’Emilia Romagna, Francesco Maisto: in quella regione le persone che si trovano in carcere a scontare la pena voluta dalla legge Fini-Giovanardi sono 336».
E ora, quali sono le possibili soluzioni?
«Essenzialmente tre. Il cosiddetto incidente di esecuzione, in base al quale è il condannato che chiede alla procura di ricalcolare, sulla base delle nuove tabelle, la pena da scontare. Questo prevede che tutti i detenuti siano informati e che abbiano gli strumenti per poterlo richiedere. La seconda soluzione è che siano le procure di tutta Italia a riprendere in mano i fascicoli dei condannati in via definitiva e a ricalcolare, per tutti loro, la nuova entità della pena. La terza, invece, è quella di un provvedimento generale, riservato esclusivamente a tutti i condannati per spaccio di droghe cosiddette leggere. In pratica una sorta di sanatoria. Forse quest’ultima è la via più praticabile. Sarebbe la soluzione non solo più rapida ma anche più equa perché interverrebbe automaticamente su tutti quanti si trovano nella condizione indicata dalla Suprema Corte, ovvero costretti a scontare una pena che, nel frattempo, risulta abnorme. Perché, ecco il punto cruciale, non va dimenticato che con la legge Fini-Giovanardi la pena prevista in questi casi andava da 6 a 20 anni, mentre ora, dopo la sentenza della Consulta, si passa dai 2 ai 6 anni».
Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 30/5/2014