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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

DOMANDE

& RISPOSTE –

Come cambiano i tempi del divorzio? Sarà davvero breve?
Sì, se la legge verrà confermata anche al Senato, per l’Italia sarà un cambiamento epocale. Oggi per arrivare ad un divorzio ci vogliono due processi e tre anni di separazione. Ma con i ritardi della giustizia civile i tempi possono dilatarsi fino a quattro o cinque anni, pur nelle situazioni consensuali. Con la nuova legge si potrà chiedere il divorzio dopo sei mesi di separazione, e dopo un anno se il procedimento è giudiziale. In questo caso i termini decorrono dalla notifica del ricorso. Quindi una vera rivoluzione. «Finalmente la politica si avvicina ai bisogni delle persone », commenta Anna Maria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista. «I tempi lunghi non sono mai serviti a far riconciliare nessuno, ma semplicemente ad acuire le tensioni tra i coniugi e le sofferenze dei figli».
Cosa succede se ci sono figli minori?
Non cambia nulla, nel senso che i tempi della separazione restano di sei mesi se c’è accordo tra coniugi, e di un anno se l’accordo non c’è. Ma si tratta di un punto controverso. Se da una parte il presidente dell’associazione avvocati matrimonialisti Gian Ettore Gassani, afferma che «non ha più senso parlare di una fase intermedia, quella della separazione», precisando che «nel 98% dei casi la gente che vuole porre fine al matrimonio non torna più indietro», c’è chi teme che in questa “velocità” a farne le spese siano proprio i figli. Che non ci sia il tempo cioè di tutelarli a dovere. In realtà, come ha spiegato Alessandra Moretti, del Pd, relatrice di maggioranza del testo, l’intento invece è quello di «sminare la cultura del contenzioso» che tanto fa soffrire i minori quando due genitori si lasciano. E in ogni caso nulla cambia rispetto all’oggi sull’affido o il mantenimento dei bambini.
Quali sono le variazioni sul fronte del patrimonio?
La comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. «Se c’è una battaglia sul patrimonio — aggiunge l’avvocato Bernardini De Pace — non sono certo i mesi o gli anni che possono dare maggiori garanzie di trasparenza»
Diminuiranno le spese legali?
Continua Anna Maria Bernardini De Pace. «Le spese legali potrebbero diminuire drasticamente: è evidente che più si allungano i tempi di un divorzio più costa il lavoro degli avvocati. Dunque saranno le coppie a beneficiarne». Oggi un divorzio consensuale costa in media cinquemila euro, mentre la procedura giudiziale può arrivare a costare anche quindicimila euro. Si possono immaginare dunque tariffe spezzate a metà.
Ma il “divorzio breve” tutelerà davvero la parte più debole della coppia?
È una altro dei punti controversi. Per l’avvocato matrimonialista Anna Galizia Danovi, presidente del centro per la Riforma del Diritto di Famiglia, i dubbi e i rischi sono davvero tanti. «Ci vuole un grande dibattito a ogni livello. Non è infatti accettabile che si smantelli la struttura della separazione senza portare aiuti alla parte più debole dal punto di vista economico o psicologico, soprattutto in una fase storica in cui si registra un aumento della conflittualità e delle violenze in famiglia. Né si può arrivare a una cancellazione completa delle basi su cui oggi si basa la separazione legale. Com’è noto — dice Anna Danovi — in Italia il divorzio oggi è incolpevole, ed eliminando la necessità della separazione si arriverebbe a uno scioglimento del vincolo, senza possibilità alcuna di addebitare la colpa della crisi della famiglia a uno dei coniugi».
Se i tempi diventano così rapidi, non si potrebbero eliminare i due gradi di giudizio?
La risposta è sì, le coppie non hanno dubbi: quando un matrimonio si rompe, quando si decide di dividere le proprie strade, l’unico desiderio è quello di arrivare al divorzio al più presto. E togliere, dice Bernardini De Pace «un’ipoteca emotiva» alla propria vita. E Gian Ettore Gassani aggiunge: «La separazione è un processo che allunga i tempi e i costi, e infatti negli ultimi anni oltre diecimila coppie sono andate all’estero, per poter divorziare direttamente». Com’è noto però l’istituto della separazione e suoi lunghissimi tempi (ci volevano cinque anni), fu un elemento fondamentale perché la legge sul divorzio riuscisse a vedere la luce in Italia quarant’anni fa. E tutt’oggi il mondo cattolico la considera irrinunciabile.
Il divorzio breve farà aumentare l’instabilità coniugale degli italiani?
È la tesi di chi ieri alla Camera ha votato contro la riforma della legge. In realtà i dati Istat testimoniano che nel 2013 ci sono stati 55mila divorzi e 89mila separazioni, con un grafico in netta ascesa. Se nel 1995 ogni mille nozze si contavano 80 divorzi, nel 2012 il dato è salito a oltre 200 “scioglimenti di matrimoni”. La crisi arriva dopo cinque anni di convivenza, e ci si lascia, pur consapevoli delle conseguenze. La legge dunque non sarà altro che una conferma di una società che è già cambiata.

Maria Novella De Luca, la Repubblica 30/5/2014