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 2014  maggio 29 Giovedì calendario

NEL LAZIO BOOM DI ADDIZIONALI, MA IL DEBITO SALE


Il dato è contenuto nell’ultimo verbale, datato il 15 aprile scorso, del tavolo ministeriale per il controllo del rientro del debito sanitario della Regione Lazio. Ed è un dato che rischia di far tremare i polsi perfino al premier Matteo Renzi, da tempo indispettito, da ex sindaco, dell’incapacità riformista e gestionale della classe politico-amministrativa romana.
Nel 2013 il disavanzo sanitario del Lazio chiuderà ancora in profondo rosso: 712 milioni di euro sono stati già certificati. A questi, secondo gli esperti, se ne aggiungeranno almeno un’altra settantina in fase di aggiustamento di bilancio definitivo.
Quindi il Lazio dell’Irap al massimo possibile – l’aliquota è il 4,82% - e dell’Irpef maggiorata del 2,33%, sempre per mettere le toppe ai buchi della sanità regionale, chiuderà il 2013 con un nuovo disavanzo di circa 800 milioni. Che si aggiungono agli 11 miliardi e 569 milioni di debiti già accumulati, ai quali vanno sommati circa 8,3 miliardi di debiti verso i fornitori, pagati accendendo un mutuo trentennale presso la Cdp al 3,4%. Il totale del debito del Lazio a fine 2013 ha sfondato i 20 miliardi. E dal 1° gennaio 2015 l’addizionale Irpef aumenterà di un ulteriore 1%. A quel punto i cittadini di Roma pagheranno, inclusa l’addizionale comunale, il 4,23% di Irpef in più: un record mondiale.
Ma perché cambiando il colore delle giunte il disavanzo della sanità del Lazio rimane fuori controllo? Dopo quasi sei anni di commissari ad acta, il primo fu l’allora governatore Marrazzo nominato dal governo Berlusconi il 4 luglio del 2008, la situazione, infatti, rimane a livelli paragonabili a quelli della Grecia. In sei anni Sergio Marchionne ha risanato la Fiat, comprato la Chrysler e realizzato un gruppo mondiale dell’auto, mentre nello stesso lasso di tempo i politici romani hanno saputo solo produrre più tasse per le generazioni presenti e per quelle future.
L’attuale governatore, Nicola Zingaretti, ha voluto un ex politico, passato da Rifondazione comunista al Pd, a capo della cabina di regia del piano di rientro. Un personaggio con un ricco vitalizio ma con zero esperienze gestionali, peraltro appena rinviato a giudizio dal Tribunale di Roma con l’accusa di truffa alla Regione Lazio. Insomma Zingaretti, in attesa della sentenza della magistratura, ha messo la volpe politica a guardia del pollaio della spesa sanitaria ma non se ne preoccupa, nonostante il Pd nazionale abbia votato compatto per l’arresto dell’onorevole Francantonio Genovese. Evidentemente il partito di Renzi ha più morali.
A questo punto il premier farebbe bene ad ampliare il raggio della sua azione riformista per evitare che il Lazio continui a galleggiare incurante del suo debito monstre.

Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 29/5/2014