Roberto Giardina, ItaliaOggi 29/5/2014, 29 maggio 2014
DEI BIDONI SPAZZATURA PARLANTI
da Berlino
I bidoni della spazzatura intorno a casa mia, a Roma, straripano come vulcani che eruttino lava puzzolente. Sacchetti di plastica che si sfanno, richiami per ratti grossi come gatti. Rimangono per giorni e giorni in attesa che qualche camion del comune venga a raccattarli. Eppure pago tasse ladresche, benché a Roma soggiorni solo per brevi periodi.
Adesso, grazie alla Tasu pagherò di più, perché abitando all’estero la mia è considerata una seconda casa. Un servizio più caro per chi lo usa di meno. Una logica da grassatori.
Le regole sono più severe di quelle teutoniche e per me di difficile comprensione. Un piatto di plastica usato non va messo con la plastica? Chissà. A seguirle con estremo rigore, dovrei tramutare una stanza in discarica temporanea, per attendere il giorno preciso, a seconda del genere da smaltire. Poi, compiere un paio di centinaia di metri alla ricerca del contenitore giusto, e trovarlo stracolmo. Lo resterà anche domani e dopodomani. Io rispetto l’appuntamento, gli addetti quasi mai. E non voglio malignare sulla fine della spazzatura differenziata. Io divido, loro confondono?
Nel cortile di casa mia a Berlino ho a disposizione una dozzina di contenitori, per carta da pacchi e per i giornali, per le bottiglie bianche, marroni o diversamente colorate, per i rifiuti organici e per vecchi radio o tv. Il conto va direttamente all’amministrazione del condominio, che la ripartisce tra gli inquilini. Pago, alla fine, meno che a Roma. Se non rispetto le regole, mi avverte con gentilezza un vicino. Se insisto, la polizia della spazzatura (esiste realmente) prima o poi mi multerà.
Ora, Amburgo ha deciso di superare Berlino. Sta installando contenitori tecnologici, collegati via internet con la centrale. Quando sono pieni, chiamano: «Venite a svuotarmi». I superbidoni, chiamati «Big Belly Solar», anche gli anseatici hanno la mania dell’inglese, costano 5 mila euro l’uno, e la città ne ha disposti 160 nel centro. Sul coperchio cellule solari mettono in azione una pressa che compatta la spazzatura, in modo che il container ne possa accogliere sette volte di più del normale. Una volta buttato dentro il sacchetto, non è più possibile riaprire «Big Belly». Un brutto colpo per coloro che vanno da bidone in bidone in cerca di qualcosa da riciclare.
In Germania raccolgono le bottiglie di plastica e i barattoli di birra o di cola. Grazie a una delle poche leggi concrete fatte approvare dai «Verdi», è possibile farsi rimborsare il «Pfand» di 25 centesimi, il deposito, da qualunque supermercato o negozio, anche se l’acqua o l’aranciata è stata comprata altrove. Prima non valeva la pena ritornare sul posto dell’acquisto, oggi le strade vengono ripulite dai clochard. «Ma loro hanno bisogno di questi soldi extra», protesta l’assistente sociale Stephan Karrenbauer, «e anche i pensionati al minimo raccolgono bottiglie e lattine. Con dignità».
Si è subito formato il gruppo «Flaschensammler helfen», aiutiamo i raccoglitori di bottiglie, che invita i cittadini a non buttare i «vuoti» nei «Solar Belly», e a lasciarli altrove. Una petizione online è stata inviata al sindaco socialdemocratico Olaf Scholz: per favore, lasci un vecchio bidone accanto ai nuovi mostri della spazzatura. Ma il progetto anseatico viene copiato altrove. Anche a Colonia sono apparsi i primi bidoni parlanti. E a Brema, Monaco e Hannover gruppi di giovani stanno sistemando in ogni quartiere contenitori privati per bottiglie e lattine a disposizione dei «Flaschensammler». Una forma di resistenza contro la spazzatura tecnologica. Una battaglia che vista da Roma sembra un film di fantascienza.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 29/5/2014