Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 29 Giovedì calendario

LA RIORGANIZZAZIONE SOCIETARIA PESA SULLA CLASSIFICA MONDIALE


MILANO
Per la prima volta negli ultimi anni, l’Ilva è ufficialmente fuori dalla classifica dei primi cinquanta produttori mondiali d’acciaio redatta da World steel association. Il dato è legato in parte allo stop produttivo dei primi mesi del 2013, ma si spiega in realtà con la riorganizzazione societaria avvenuta l’anno scorso, con la quale la famiglia Riva ha scisso l’attività degli impianti elettrosiderurgici del nord (riunita sotto la holding Riva Forni elettrici) da quella di Ilva spa. Nella geografia statistica dei grandi produttori mondiali è una piccola rivoluzione.
La famiglia Riva, che nel 2012 stazionava al diciassettesimo posto della classifica mondiale con 16 milioni di tonnellate di acciaio prodotte ottenute dalla somma di Taranto e degli altri impianti del nord Italia, nel 2013 si deve "accontentare" dei 7,6 milioni di Riva forni elettrici (7,8 l’anno prima) che valgono il 46° posto della graduatoria (dietro alla italo-argentina Techint, che controlla TenarisDalmine, al 37° posto con 9 milioni di tonnellate prodotte). Le attività riconducibili all’Ilva, che passa da 8,2 milioni a 5,7 milioni di tonnellate, escono dalla classifica dei "big". A prescindere dalla scissione, i 13,3 milioni di tonnellate ottenuti dalla somma delle due produzioni riconducibili alla famiglia Riva garantirebbero nel 2013 un 26° posto (nove posti in meno rispetto all’anno prima), di poco davanti alla tedesca ThyssenKrupp, precipitata dal 19° al 28° posto, e sopra l’indiana Jsw, pretendente di Lucchini, salita nel 2013 al 30° posto con 11,8 milioni di tonnellate prodotte.
Tra i maggiori produttori mondiali non si registrano, per il resto, variazioni sostanziali. In cima alla classifica si conferma il colosso franco-lussemburghese-indiano ArcelorMittal (indicato tra i protagonisti nell’eventuale futuro riassetto proprietario di Ilva), con una produzione di 96,1 milioni di tonnellate, 2,5 milioni in più rispetto all’anno prima. Al secondo posto il gruppo giapponese Nippon steel con circa 50 milioni di tonnellate prodotte, al terzo la cinese Hebei (45,8 milioni), al quarto l’altra cinese Baosteel. La coreana Posco perde il quinto posto, scalzata da un altro gruppo del paese del Dragone, Wuhan steel.
I dati ufficiali di Worldsteel aggiornati ad aprile certificano una produzione mondiale di acciaio in leggero aumento (+ 1,7%) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. A livello geografico, la Cina si conferma in leggera crescita, la Corea registra un significativo balzo in avanti, il Giappone frena. In Europa all’incremento del 3,9% della Germania fa da contraltare lo stop italiano dopo tre dati mensili positivi consecutivi. La frenata dell’output ad aprile, come confermano i dati di Federacciai, è del 4%, con 2,031 milioni di tonnellate prodotte. Il confronto sulla distanza del quadrimestre evidenzia comunque un +5,8% rispetto al 2013.

Matteo Meneghello, Il Sole 24 Ore 29/5/2014