Morya Longo, Il Sole 24 Ore 29/5/2014, 29 maggio 2014
PARCHEGGIO-BUND IN ATTESA DELLA BCE
Perché mai gli investitori dovrebbero fare la fila per comprare titoli di Stato tedeschi di durata biennale, tanto da spingere il loro rendimento in basso fino allo 0,05%? Un tasso d’interesse così ridotto era forse giustificato quando la Germania era vista come un porto sicuro dove riparare i capitali in tempo di crisi. Ma oggi che senso ha? La risposta è semplice: perché il mercato sa che presto la Bce avvierà un mix di politiche monetarie per stimolare l’aumento dell’inflazione e per far ripartire il credito alle imprese. Tra le possibili misure, ce n’è una che crea qualche apprensione: la Bce potrebbe portare in negativo i tassi d’interesse dei depositi che le banche europee hanno presso l’Eurotower. Insomma: dal 5 giugno, parcheggiare i soldi in Bce potrebbe diventare costoso per gli istituti di credito. Così è già partita la caccia ai "parcheggi" alternativi: per esempio i titoli di Stato tedeschi a breve termine. È per questo che il loro rendimento è sceso dallo 0,18% di fine aprile allo 0,05% di ieri. Si arriva quindi al paradosso: gli investitori comprano a piene mani titoli tedeschi a breve scadenza, negli stessi giorni in cui mandano semi-deserte le aste dei Bund trentennali. Perché i primi sono "parcheggi" alternativi, mentre i secondi semplicemente titoli lunghissimi che rendono poco. Banale ricordare che questo non è l’obiettivo della Bce. Se l’Eurotower decidesse di portare in negativo i tassi dei depositi, lo farebbe per indurre le banche a togliere i soldi dal "parcheggio" Bce e a rimetterli in moto sull’economia reale. Non certo per favorire gli acquisti di titoli tedeschi a breve scadenza. Il mercato, a quanto pare, sta invece cercando "parcheggi" alternativi. Certo, il passaggio in negativo del tasso sui depositi ha anche altri obiettivi, ma il punto è un altro: questo movimento dei titoli di Stato tedeschi di durata biennale dimostra che la Bce, se vuole veramente stimolare il credito e l’economia, deve fare di più. Draghi lo sa. E lo sa anche il mercato, che scommette sul cosiddetto «credit easing». Nel frattempo, però, un successo la Bce già l’ha ottenuto. Il deprezzamento dell’euro, che proprio ieri è sceso sotto quota 1,36 sul dollaro per la prima volta da tre mesi. Questo è un chiaro movimento che anticipa le decisioni che l’Eurotower prenderà il 5 giugno.
Morya Longo, Il Sole 24 Ore 29/5/2014