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 2014  maggio 29 Giovedì calendario

DA POGGIOLINI A MATACENA L’ATTRAZIONE FATALE PER I GUAI DELLE DONNE DEI POTENTI


ROMA.
Premesso e dato anzi per scontato che i mariti di potere non scherzano per niente e in linea di massima sono loro i cattivacci, pare di cogliere una qualche ricorrenza di «mogli di» e/o di «compagne di» nelle odierne e non proprio edificanti vicende giudiziarie, para-giudiziarie e meta-giudiziarie che allietano le cronache.
Ieri tra Beirut, Montecarlo e «Sciaboletta», la moglie di Matacena: Chiara Rizzo, ladychampagne, dotata di opportuno corredo iconografico che la ritraeva stravaccata su di una Ferrari, come pure in ascesi, munita di altissimi tacchi, su una misteriosa superficie di specchi. Oggi invece è il turno di questa bella signora di Trieste, Martina Hauser, Lady-Ambiente, chiamata anche a risolvere i gravi impicci anti-ecologici del Comune di Cosenza, nientemeno; una donna molto in carriera, come si può constatare dai numerosi filmati su YouTube che ne trasmettono la sicura competenza e il brillante eloquio, pure in ottimo inglese, e che dimostrano quali e quanti sbocchi e relazioni le questioni ambientali in giro per il mondo: dagli incontri con gli industriali fino alla «sustainable fashion», o moda sostenibile, passando per mille altre opportunità, alcune anche in coppia con il compagno- ministro (pure lui molto piacione, ma inferiore come pronuncia).
Ma com’è abbastanza ovvio, insieme al maschilismo, la tentazione è di fare di tutt’erbe un fascio essendo ogni storia diversa. Ciò nondimeno la cronaca ha pur sempre i suoi diritti, per cui prendendola alla lontana si può osservare che la faccenda della «moglie di» è antica assai.
La moglie di Cesare, per esempio, per come la presenta lo storico Plutarco, deve non solo essere onesta, ma anche sembrarlo. E seppure in quel caso si trattava di una questione di corna, e un po’ anche di empietà, così in fondo ha funzionato durante il regime democristiano.
A lungo cioè le mogli dei ricchi e dei potenti sono state «al posto loro». Quale fosse lo decidevano però i mariti. Il dubbio, o se si vuole l’ipotesi di studio, è che tale ripartizione di compiti sia cominciata a saltare insieme con la modernizzazione e la secolarizzazione dei costumi, ormai una trentina di anni orsono.
A quel tempo pare infatti di ricordare, nelle abitazioni del potere, un addensarsi di cucine fichissime e fin troppo costose, e un dispiego di vasche Jacuzzi e poi di piscine, talvolta in foggia di conchiglia — solo in un secondo tempo gli invidiosi e gli ostili le qualificarono «a forma di cozza » — e gioielli e pellicce e quindi anche posti come assistenti al Parlamento europeo.
Non era ancora il protagonismo o l’odierna complicità, ma evidentemente certe mogli, specie nella sinistra dc e prima ancora nel mondo craxiano, si erano stufate di stare «al loro posto » e anche giustamente desideravano di più.
Poi, per farla breve, la postmodernità ha fatto venire meno la distinzione fra le cose e anche fra i generi, pubblico e privato si sono irrimediabilmente mescolati, allo stesso modo sulla vita dei protagonisti della politica andava calando la coltre appiccicosa del gossip. E venne anche Tangentopoli.
Esiste un libro a riguardo, « Le signore delle tangenti », di Franco Bechis e Monica Mondo (Arbor, 1994) che mette insieme diverse e istruttive vicende di mogli, la più terribile, ma anche la più triste delle quali riguarda la coppia Poggiolini, comparto ruberie sanità, passata alla storia perché marito e moglie, poi accusatisi l’un l’altra, nascondevano il maltolto nei pouf della camera da letto.
Ma la denuncia e i processi, com’è noto, non bastarono.
Spiace metterla così, però il malcostume travalicò i ruoli tradizionali della famiglia — sempre così lodata! — e ora diverse storie si intrecciano e si confondono nei ricordi, tra una carriera e l’altra, fra un’intercettazione e l’altra, con il che dagli squisiti «cucitielli» acqua e farina la signora Mastella divenne presidente del Consiglio regionale e da lì finì per inguaiare il marito ministro; e la signora Fazio, pur essendo molto pia, chiacchierò fin troppo al telefono e discutibilmente con il banchiere Fiorani.
E un paio di mogli della «Cricca » si misero in testa di fare le produttrici di fiction; e la nuova giovane compagna di Fini, Betty Tulliani, con famigliona al seguito, scoprì che An o Gianfranco (non è chiaro) possedeva un appartamento sulla Costa Azzurra; e la signora Lusi nel giro di pochi anni vide crescere in famiglia un sistema di sontuose ville ai Castelli; ed eccoci arrivati all’oggi, con il consueto sentimento di rassegnato e buffo smarrimento.

Filippo Ceccarelli, la Repubblica 29/5/2014