Concetto Vecchio, la Repubblica 29/5/2014, 29 maggio 2014
“SU MATTEO HO SBAGLIATO, È L’UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO”
[Intervista a Stefano Fassina] –
ROMA.
Sotto tiro Montecitorio sul far della sera. Sprofondato in una stanchezza metafisica Stefano Fassina a un certo punto bisbiglia: «Renzi l’avevo sottovalutato».
Cosa ha pensato quando ha visto lampeggiare quel 40 per cento?
«Un’apparizione! Un sentimento di stupore, d’incredulità. Ci siamo attaccati ai telefonini e il dato era uniforme in tutte le sezioni. Vedere quel 4...dopo il simbolo del Pd...».
Quindi Renzi si è rivelato più bravo di voi bersaniani?
«Ha dimostrato grandi qualità: è l’uomo giusto al posto giusto».
Lei è stato un avversario del segretario, perché è finito nella foto dei vincitori?
«Ci sono, ma avrà notato che sono molto defilato, del tutto nascosto: in un angolino».
Era in imbarazzo?
«No, ma a mettermi in mostra mi sarei sentito stupido, infantile».
Come mai Stumpo e D’Attorre si riconoscono distintamente?
«Ognuno ha la sua sensibilità. Questa vittoria non è la mia, sono un dirigente del Pd, ma non sono stato in prima linea in tutta la campagna per le Europee».
Adesso anche lei tesse grandi elogi del premier: possiamo definirla renziano?
«Questi sono divertimenti di voi giornalisti».
E allora cos’è?
«Fassiniano».
Fonda una sua corrente?
«Resto me stesso. Non salgo su nessun carro del vincitore, non voglio poltrone. E ragiono con la mia testa. Continuo, ad esempio, a pensare che puntare consolidare il 40 per cento con la Terza via di Blair vorrebbe dire andare a sbattere».
Fassina, lei definiva Renzi «il portaborse di Pistelli che ripete a pappagallo le ricette della destra».
«Ricordo perfettamente, ma lui aveva detto che io non prendevo nemmeno i voti del mio condominio. Comunque è roba vecchia».
E infatti ora dice: «Renzi è stato il nostro valore aggiunto».
«Le dirò di più: Matteo ha capito più e meglio di noi che la fine di una stagione, intuendo che stava avvenendo un passaggio d’epoca: è un grande merito. Glielo riconosco».
Bersani invece?
«Nel 2013 l’errore è stato quello di ritenere che la gente ci avrebbe premiati per l’appoggio al governo Monti. Alcuni dei dirigenti di allora propugnavano apertamente “l’agenda Monti” mentre nel Paese ribolliva il disagio sociale, la protesta dei senza lavoro, l’antipolitica».
Perché Renzi ha preso voti anche a destra?
«È stato percepito come estraneo al circuito consolidato che aveva dato vita al Pd, e poi ci metta che Berlusconi non ha più nulla da dire e Grillo è un avventuriero».
E’ un bene prendere finalmente i voti dell’altro campo?
«Lo trovo positivo. Matteo dimostra una capacità drastica di cogliere i problemi: l’altra sera da Vespa l’ho visto proporre ricette keynesiane. Mi è piaciuto».
Dopo «il Fassina chi?» vi siete più parlati?
«Qualche messaggino ogni tanto: ma quella resta una critica politica, infatti io mi dimisi dal governo».
Ma che spazio potrà avere uno come lei nel Pd?
«Abbiamo preso il 40 per cento anche perché è rimasta un’anima di sinistra».
Quindi in fondo è anche merito vostro?
«Il Pd potrà rimanere così forte se rimane un partito plurale e non schiacciato su un’unica posizione e io continuerò a battermi per le idee nelle quali credo, ma onore a Matteo: ha reso credibile una proposta di vero cambiamento».
Concetto Vecchio, la Repubblica 29/5/2014