Sergio Romano, Corriere della Sera 29/5/2014, 29 maggio 2014
COME SI VOTA PER L’EUROPA IL CASO TEDESCO E QUELLO BELGA
Il direttore del settimanale tedesco Die Zeit , Giovanni di Lorenzo, ha votato due volte: al suo Comune di residenza, mostrando la sua carta d’identità tedesca e al consolato italiano, avendo anche il passaporto italiano. Con il suo gesto ha voluto dimostrare che avrebbero potuto fare come lui 460.000 polacchi e 130.000 italiani che hanno il doppio passaporto. Tutta la stampa tedesca si è però scagliata contro di Lorenzo per il suo gesto truffaldino. Anche se tecnicamente gli era consentito, non doveva farlo!
Virgilio Avato
Caro Avato,
Giovanni di Lorenzo è figlio di un padre italiano e di una madre tedesca. Ha fatto una brillante carriera nel giornalismo della Repubblica federale e appartiene infine a una categoria europea destinata a diventare sempre più numerosa e importante: quella dei cittadini bi-nazionali. Ma credo che in questo caso, raccontato da Paolo Lepri sul Corriere del 27 maggio, abbia commesso un errore. Se l’Unione Europea ha un Parlamento, non è né giusto né opportuno che alcuni elettori abbiano il diritto di votare due volte e gli altri soltanto una volta. Il doppio voto è naturalmente consentito nelle consultazioni nazionali quando nulla vieta al cittadino elettore di partecipare alle elezioni in ciascuno dei due Paesi a cui appartiene. Ma non dovrebbe essere permesso nelle elezioni europee.
Colgo l’occasione, caro Avato, per segnalare che nelle elezioni europee esistono altre opzioni offerte da alcuni Paesi dell’Ue. Da un blog italiano dedicato a temi europei ho appreso, per esempio, che gli stranieri residenti in Belgio possono scegliere fra due possibilità: votare al consolato o per corrispondenza le liste europee del loro Paese d’origine, o votare in Belgio per candidati belgi. L’autore del blog si è iscritto nelle liste elettorali belghe e ha ricevuto una «lettera di convocazione» con l’indirizzo del seggio in cui avrebbe dovuto votare. Al seggio, invece della solida scheda cartacea, ha ricevuto un quadratino di plastica, grande quanto una carta di credito, da inserire in un computer.
Le operazioni si sono rivelate molto semplici. Il computer gli ha chiesto di scegliere la lingua (francese o fiammingo), di scegliere fra i partiti in lizza quello a cui desiderava dare il suo voto e di scegliere infine, nella lista dei candidati, i suoi preferiti. Sembra che non tutti gli elettori belgi gradiscano il voto elettronico e che alcune municipalità continuino a preferire la carta. Ma questa è semplicemente una questione di tempo. Prima o dopo voteremo tutti elettronicamente e il risultato finale diventerà pubblico in breve tempo dopo la chiusura dei seggi. Speriamo che l’Italia, in questa gara della modernità, non arrivi ultima.