Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 28 Mercoledì calendario

BEFFA FANTASMA AI TEDESCHI COSÌ HURST LANCIÒ LA MOVIOLA


Alle cinque di pomeriggio circa del 30 luglio 1966, a Wembley, durante la finale mondiale Inghilterra-Germania, apparve un fantasma. Sotto forma di gol che c’era e non c’era: la prima marcatura incorporea della storia messa a referto e documentata dalle immagini. Scossa dal soprannaturale evento, la comunità del calcio non ebbe paura come sarebbe accaduto agli abitanti di un paese che scoprono che una delle loro case pullula di spettri: il calcio provò rabbia (i tedeschi danneggiati), soddisfazione (gli inglesi avvantaggiati), imbarazzo (i direttori di gara, l’arbitro svizzero Dienst e il segnalinee sovietico di origine azere Bakhramov), sdegno (l’opinione pubblica). Lo spettro non avrebbe potuto scegliere città migliore: Londra, misteri, gotico, fiume, nebbie, canti di natale, Dickens. Con gli anni, gli avvistamenti si sarebbero moltiplicati. Nel ’67 il tiro di De Paoli (Brescia) entrò in porta e andò a sbattere sul palo di sostegno: l’arbitro fece proseguire. Savoldi si ricorderà certamente di quel raccattapalle, il piccolo Mimmo Citeroni, che di piede ributtò fuori dalla porta il suo pallone: l’arbitro non vide. Fantasmi ovunque, reti invisibili o fin troppo evidenti. Complici Rivera (ricordate quel derby e quella non-rete che causò l’introduzione della moviola alla Ds?), Ferrini, Galante, Bierhoff, Zalayeta, Thiago Motta, Muntari, per restare in Italia. Mourinho al Chelsea definì “il gol che viene dalla luna” quello di Luis Garcia del Liverpool (semifinale di Champions 2005). Storia recente: un colpo di testa di Kiessling (Leverkusen) passò da un buco della rete. L’arbitro bucò la decisione: gol.
Neppure Geoff Hurst, l’eroe di quella finale, tre reti e un assist, il primo “medium” che evocò un fantasma nel calcio, mandando gli arbitri nel pallone, vide bene l’accaduto. Siamo 2-2, 11’ del primo tempo supplementare, cross di Ball, Hurst controlla e spara sotto la traversa di Tilkowski: «Forse la palla era un po’ sopra la linea di porta, forse... », ha continuato ad ammettere Hurst fino a pochi mesi fa. «Ma ormai i tedeschi non possono farci più nulla. Non riavranno mai indietro quella partita. È storia, è scritto nei libri». Sir Geoff Hurst (è baronetto dal ’98) è un fan della moviola in campo: «Se ci fosse stata non avremmo perso contro la Germania nel 2010 in Sudafrica perché Larrionda avrebbe assegnato il gol a Lampard e sul 2-2 avremmo vinto noi la partita». Hurst fuori, Lampard dentro. A 44 anni di distanza i tedeschi si presero un’inutile rivincita. «Ma l’errore del 2010 è più grave per tutti gli investimenti che si fanno nel calcio da 20 anni a questa parte. Allora noi eravamo dei pionieri » Come lo erano forse gli arbitri. Dienst vide solo la palla rimbalzare a terra, chissà in quale punto. Entrò in scena Bakhramov, suo primo assistente. Vi fu uno strano conciliabolo fra i due. Moore raccontò: «Prima disse che era fuori, poi a me parve quasi che Dienst lo convinse a cambiare idea. Noi non potemmo che esultare». Bobby Moore, capitano della “swinging England”, morì di cancro nel ’93. Sconvolto dal dolore, Hurst, che con Moore aveva condiviso poche e stupende gioie al West Ham, mise all’asta le sue memorabilia per aiutare un Cancer Fund. Nell’Inghilterra campione di Alf Ramsey, Hurst era la riserva di Greaves. Jimmy si fece male, poi si riprese, ma Hurst non uscì più: «Ho avuto tutto dal calcio in pochi giorni e sono diventato baronetto per un hat-trick...». Nel 2001 Hurst pubblicò la sua autobiografia 1-966 and all that , 1966 e compagnia bella. Raccontava della sua fortuna di calciatore compensata dal dolore privato: «Io sì che ho pagato la mia felicità». Suo fratello si è ucciso. Sua figlia maggiore ha lottato a lungo con un tumore al cervello. «E questi sono i veri incubi: entrano dalla tua porta non vanno più via». Lì purtroppo la moviola non serve.

Enrico Sisti, la Repubblica 28/5/2014