Maria Novella De Luca, la Repubblica 28/5/2014, 28 maggio 2014
LA FAMIGLIA 1+1
Vivono one- to- one. Spesso figli unici di sola madre. In casa nessun altro. Uno a uno. Maria con Davide, Gisella con Sofia Sole, Valia con Alice, Antonio con Giorgia, che ha cinque anni e una valanga di lentiggini. Nuclei minuscoli, ogni giorno più piccoli. Specchio e racconto di famiglie “atomizzate” dopo separazioni e divorzi, ma anche di maternità sempre più single. È la nuova frontiera delle “smallfamilies” il cui numero cresce di anno in anno, eppure dei monogenitori si parla poco. Erano il 10% negli anni Novanta, adesso superano il 16% nelle statistiche ufficiali, ma la realtà è assai più ampia, un quinto forse di tutte le famiglie italiane. Che oggi chiedono di uscire dall’ombra, di fare rete, di trovare sostegni.
Racconta Gisella Canali, mamma di Sofia Sole, 11 anni, e una vita a due a Milano: «Il mio compagno mi ha lasciato non appena ha saputo che ero incinta. Diceva che per lui non era il momento di diventare padre. Eppure erano mesi che ne parlavamo. Ma io Sofia l’ho voluta con tutte le mie forze, anche se è stato durissimo allevarla senza aiuto, senza parenti vicini, e con un lavoro che mi faceva correre tutto il giorno... La fatica più grande è non poter condividere le responsabilità, sapere che se ti accade qualcosa non c’è un paracadute. E la difficoltà di essere una donna single in un mondo a coppie. Ma rifarei tutto: Sofia è una bambina equilibrata e serena e questo mi ripaga ogni sforzo».
Sofia è un sole, come il suo nome, nella vita di Gisella, che oggi fa parte di una nuova rete di monogenitori che hanno dato vita a “Smallfamilies”, associazione nata proprio per sostenere le micro famiglie “one-toone”. La fondatrice si chiama anche lei Gisella, Gisella Bassanini, architetto e madre di Matilde, che ha 13 anni. «Il padre di Matilde se n’è andato ancora prima che nascesse, e di lui non abbiamo avuto più notizie. Ho vissuto tutta la fatica di crescere una figlia da sola, ma anche la gioia immensa di essere mamma, e la fortuna di poter contare su una forte rete familiare. Ma un genitore “unico” vive una condizione di perenne fragilità, per questo ho deciso di fondare “Smallfamilies”, per accendere i riflettori su un fenomeno di cui si parla troppo poco, nonostante l’enorme aumento delle separazioni e dei divorzi, da cui tutto questo discende».
Fragilità, isolamento. Le famiglie one-to-one in Italia sono formate quasi nel 90% dei casi da nuclei dove il monogenitore è una madre rimasta sola dopo un divorzio, un abbandono, o da donne che hanno scelto liberamente di essere mamme-single. «Quando il capofamiglia è una madre single, la famiglia è ad alto rischio di povertà», aggiunge Gisella Bassanini. «Da noi non esiste alcun sostegno, né sul fronte degli alloggi, né sul fronte del lavoro come avviene invece in Germania o in Spagna. In Italia c’è poi una doppia discriminazione. In Lombardia ad esempio sono previsti aiuti per le madri sole, ma soltanto se sono state sposate e non se provengono da coppie di fatto...».
E così l’associazione “Smallfamilies” offre consulenze legali, economiche e psicologiche ai monogenitori. «Perché conoscere la legge aiuta a difendersi », spiega Maria Garofalo, mamma single di Davide e avvocato dell’associazione. «Mio figlio è frutto di un grande amore con un uomo sbagliato, che ha preferito tornare a vivere in Spagna piuttosto che fare il padre. Ho allevato Davide da sola, aiutandolo a vivere il dolore di quell’assenza, e oggi è un adolescente sereno. Ma proprio perché so quanto è difficile, ho deciso di mettere la mia esperienza di avvocato e di madre al servizio delle altre».
Perché rispecchiarsi nelle vite altrui fa sentire meno diversi. E per fortuna non sempre si tratta di abbandoni traumatici o di padri che scompaiono. Eppure è stato proprio per far crescere sua figlia Alice in un una rete di relazioni ampie e solidali che Valia Galdi, urbanista, ha cambiato vita dopo una separazione “civile”. Abbandonato l’appartamento al centro di Genova, Valia e Alice si sono trasferite tra i boschi di Borzonasca, nel centro “Anidra”, una sorta di cohousing all’interno di un parco rurale poco lontano da Chiavari. «Se fossimo rimaste a Genova ci saremmo sentite molto meno sostenute. Qui invece Alice ed io abbiamo il nostro appartamento, ma condividiamo con le altre famiglie un progetto di vita ecologica e naturale. La cosa più bella è che ad Anidra si sono trasferiti anche i miei anziani genitori, e dunque Alice è al centro di una salda rete affettiva. Con il padre si vedono regolarmente, anche se di fatto l’unico punto di riferimento sono io e non è facile». Alice però, dice ancora Valia, «è stato il regalo inaspettato della mia vita, dopo un gravissimo incidente da cui sono uscita con un handicap che oggi mi costringe a zoppicare. Ma questo non mi ha impedito di emigrare sui monti e rivoluzionare la mia vita». Valia comunica entusiasmo e passione. Forse perché ha saputo spezzare “l’isola” delle famiglie monogenitoriali. Un senso di claustrofobia, che può anche diventare patologico, avverte Maria Rita Parsi, nota e attenta psicoterapeuta. «Il rischio è che non si spezzi mai la simbiosi madre-figlio. Accade che i bambini continuino a dormire nel lettone, occupando simbolicamente quel posto che dovrebbe essere del partner della mamma. Un altro grave pericolo di questi nuclei troppo piccoli, dove spesso le madri lavorano, è che i figli vivano un doppio isolamento: quello parentale e quello che ricreano davanti ad Internet. L’unica terapia è l’apertura, e soprattutto dare ai bambini altre figure maschili di riferimento».
Un problema opposto a quello di Antonio Neri, fotografo di Trieste, che da due anni si è ritrovato padre single di Giorgia, cinque anni, e una incredibile somiglianza con Pippi Calzelunghe. «Ma a lei Pippi non interessa affatto, preferisce Peppa Pig», scherza Antonio, monogenitore dopo la separazione dalla moglie tornata a vivere in America. «Il tribunale me l’ha affidata dopo un processo doloroso, la mia ex aveva manifestato dei veri problemi psichici... Oggi la mia giornata è scandita dagli orari di Giorgia, faccio il fotografo fino alle quattro del pomeriggio e il padre per tutto il resto della giornata. L’allegria di Giorgia e il notevole aiuto dei nonni compensano tutto. Ma quando si sveglia la notte e cerca la madre mi sento fragile e perso. Perché so che così siamo soltanto una famiglia a metà»
Maria Novella De Luca, la Repubblica 28/5/2014