Enrico Fierro, Il Fatto Quotidiano 28/5/2014, 28 maggio 2014
PITTELLA DEI RECORD PUNTA ALLA POLTRONA PIÙ ALTA
È l’uomo dei record. Provate voi a dirigere una seduta del Parlamento europeo e far approvare 16 emendamenti in 56 secondi-cinquantasei. “Chi è contro? Chi si astiene? Approvato”. Per una, due... dieci, venti volte. Una raffica che ha fatto il pieno su YouTube, anche per il finale. Era ora di pranzo e un italianissimo “buon appetito” ci stava bene. “Viva maccaroni”. Ovazione finale.
Momenti magici di Giovanni Furio Saverio Pittella, in arte Gianni, 58 anni da Lauria, Potenza, vicepresidente dell’Europarlamento. Il pieno di preferenze al Sud, 232 mila 722 voti, che legittimamente lo inducono a pretendere la poltrona di prima fila a Strasburgo: presidente del Parlamento, il sogno di una vita. Nei prossimi giorni batterà i pugni anche sul tavolo di Matteo Renzi, ma dovrà vedersela con Simona Bonafè, lady renziana di ferro e con un posto che conta nel cerchio magico fiorentino. Ma Giovanni Saverio Furio, non demorde. Il tipo è tosto, la famiglia potentissima e abituata alle tempeste della politica. Fu il padre, don Mimmo, prima sindaco di Lauria , poi senatore del Psi, a insegnare ai figli l’arte del potere, e soprattutto la tenacia nel superare anche i momenti più difficili della vita. Negli anni Ottanta del secolo passato, papà Pittella finì sulla graticola delle inchieste sul terrorismo per aver ospitato e curato nella sua clinica la brigatista rossa Adriana Faranda. Processato, condannato, fu anche latitante, una vita d’inferno fino al 1999, quando Carlo Azeglio Ciampi lo graziò. Per i Pittella sembrava finita, ma non fu così. Dopo il papà sindaco, toccò al figlio Marcello occuparsi del paese, Gianni, invece, fu consigliere regionale prima di volare in Europa. A promozione avvenuta, la poltrona alla Regione Basilicata passò al fratello Marcello, oggi governatore. Una macchina da guerra, gioiosa e vincente, la Pittella family, con Gianni principe assoluto delle preferenze. Ma “solo uno scemo può dire che io compro i voti. Ditemi voi, da Bruxelles che clientele posso fare”. Ha risposto così, l’euro-onorevole ai microfoni di una tv privata lucana lunedì scorso. Quando ha contato le sue duecentotrentamila e passa preferenze, più delle Europee precedenti (quando ne prese 136 mila), più della capolista signorina Giuseppina Picierno da Teano, fatta perfidamente scivolare dal primo al secondo posto con 222 mila voti, Pittella si è commosso. “Dopo trent’anni di politica è il giusto riconoscimento”.
Sentimentalismi a parte, il nostro si è dimostrato un abilissimo tessitore di rapporti con i capataz del voto nel Sud. Basilicata a parte, dove ha rastrellato 55 mila preferenze, pari a un elettore su tre, ha fatto boom in tutta la circoscrizione: 71 mila voti in Campania, 56 mila in Puglia, 30 mila in Calabria, 15 mila in Abruzzo, 3 mila nel minuscolo Molise. Il frutto di anni di relazioni, amicizie, ottima conoscenza dei meandri della burocrazia europea e di tutte le occasioni di finanziamento per sindaci, presidenti di regione e imprenditori. Prendi Salerno, la città del sindaco-sceriffo Vincenzo De Luca, qui Gianni l’europeo trova su un piatto d’argento 18 mila voti, mille in più della Picierno, quasi il doppio rispetto all’ex delfino di Bassolino Andrea Cozzolino, nemico di De Luca. E anche a Napoli città, dove Cozzolino è il re, Pittella non sfigura e raccoglie 3.500 voti. E ora scherzate pure con lo strano grammelot del nostro eurodeputato, un misto di lauriota e inglese, quando si esibisce nei discorsi ufficiali, ma sappiate che lui il linguaggio della politica politicante lo conosce e bene.
Enrico Fierro, Il Fatto Quotidiano 28/5/2014