Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/5/2014, 27 maggio 2014
PERISCOPIO
«Il clan è finito, è arrivato il momento di chiudere i conti», ha spiegato agli inquirenti il boss dei Casalesi Antonio Iovine detto ’O Ninno, annunciando il suo «pentimento» stufo di passare tutti i suoi anni nel carcere sardo dov’è rinchiuso con il 41-bis.Corsera.
Due stili diversi. Berlusconi aveva giocato tutto contro Santoro. Tant’è che, nella mente collettiva, si è fissato il gesto della pulitura con un fazzoletto, da parte di Berlusconi, della sedia nella quale si era seduto Marco Travaglio. Invece Grillo, da Vespa, è stato come due vecchi colleghi che si ritrovano dopo tanto tempo e tante schermaglie. Come il film di Fellini sulla tv. Carlo Freccero. Il Fatto.
Che l’Italia possa mandare la più numerosa pattuglia di parlamentari anti-euro a Bruxelles, questa si chiama democrazia. Se gli italiani sono diventati, in pochi mesi, i più eurofobici del Continente è nel loro diritto usare la scheda elettorale per farlo sapere. Antonio Polito. Corsera.
Per me questa è stata la peggiore campagna elettorale della storia della repubblica, tutta fondata sullo scontro personale e sull’insulto che ha messo totalmente in secondo piano l’oggetto fondamentale per cui si andava a votare: l’Europa. Achille Occhetto ex segretario del Pds. la Repubblica.
L’unico candidato sardo del Pd è Renato Soru che ha già dovuto ammettere (e restituire all’Agenzia delle entrate) 7 milioni sottratti al fisco (la stessa somma per cui è stato condannato B.) e mercoledì prossimo comparirà in tribunale (fresco eurodeputato) per rispondere delle ricadute penali. Marco Travaglio. Il Fatto.
Ad Acireale, centro alle porte di Catania con 45 mila elettori, sono state presentate ben 20 liste con 600 candidati: quasi 200 in più rispetto alle precedenti amministrative. Un candidato ogni 74 votanti, una corsa senza pari che vede due cugini ambire alla poltrona di sindaco: Michele Di Re, lanciato da Forza Italia, e Michele Alì, che guida una lista civica sostenuta dalla sinistra autonoma. «Più che una elezione sembra un concorso pubblico». Antonio Fraschilla. la Repubblica.
C’è qualcuno che ha più sentito parlare della Costituzione europea? Dopo il fallimento del 2005 (quando un doppio referendum in Olanda e in Francia bocciò il testo firmato l’anno prima a Roma) questa parola è ormai tabù, vietato pronunziarla. Ed è un errore, perché gli europei non otterranno mai un’identità comune, senza una Costituzione in comune. Michele Ainis. Corsera.
«Io schifo Napolitano, non il politico, ma l’essere umano». Ho cantato queste parole dal palco del maxicomizio di Beppe Grillo a Roma, quello che mi sembra importante oggi: dobbiamo mandare a casa tutta questa generazione di politici corrotti, privi di senso dello Stato. Io ho difeso lo Stato dicendo la verità, altro che vilipendio. Infatti, nonostante tutto, spero si possa cambiare tutto. Invece ho paura che non cambi nulla. Perché, alla fine, siamo in Italia, l’inciucio vince sempre, il Parlamento frena qualsiasi rivoluzione. Fabrizio Moro, cantante. Il Fatto.
Il premier inglese, David Cameron, è un euroscettico pragmatico, non un antieuropeista. Gli sta a cuore l’interesse nazionale. Che cosa pensa? Riassumo con poche parole: less and better Europe, meno Europa per fare un’Europa migliore. Maurice Fraser, direttore del Dipartimento Europa nella London School of Economics. Corsera.
Carlo Salvatori, ex Banca di Roma, viene chiamato al vertice di Unipol. Questo manager parmigiano che viene da Roma fa subito cose mai viste: istituisce un albo dei fornitori, introduce le gare per la massa degli acquisti, circa 300 milioni l’anno fino a quel momento riserva esclusiva delle coop emiliane. Non solo: scopre che nelle oltre 50 società controllate da Unipol ci sono pletorici consigli di amministrazione affollati da manager cooperativi mandati dagli azionisti ad arrotondare il loro sobrio tenore di vita coop. Scopre insomma che il favoloso mondo coop emiliano somiglia alle municipalizzate di Napoli. Carlo Salvatori azzera i consigli, e firma così la sua condanna a morte. Nel giro di un paio d’anni è già fuori, e Carlo Cimbri, il manager più amato dal mondo cooperativo, prende il suo posto. Giorgio Meletti. Il Fatto.
Spesso Berlusconi, nel lungo percorso intercorrente fra la progettazione e la realizzazioni, manda tutto a ramengo. In altre parole naufraga nel mare che c’è fra il dire e il fare. Nel 2004 la guida del Tg5 viene affidata al direttore di Panorama, Carlo Rossella. Sulla poltrona rimasta vuota in Mondadori, il Cavaliere vuole insediare Giorgio Mulè, un suo pupillo, di cui si fida ciecamente anche dal punto di vista politico. La scelta sembra nell’ordine naturale delle cose. Mulè è giovane e bravo, sta a Panorama da parecchi anni e ha già i gradi di vicedirettore esecutivo, è il numero 2, l’uomo-macchina: Perché andarsi a prendere a peso d’oro un esterno quando si ha già la soluzione a libro paga? Sembra fatta. Invece si mette di mezzo la figlia Marina, che è da poco subentrata al defunto Leonardo Mondadori alla guida della casa editrice di Segrate e vuole dimostrare di contare qualcosa. Così la nomina di Mulè, già annunciata dai giornali, viene archiviata in un baleno e a Panorama arriva Pietro Calabrese, direttore della Gazzetta dello Sport gradito a Marina. E il candidato del Cavaliere? Finisce «deportato» a Milano Oltre, con un contentino: la direzione di Panorama Economy, settimanale che in Mondadori è soprannominato «il cadaverino». Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
«Putèi, decolliamo subito e atterriamo a tutti i costi a Sidi Barrani. Bombe alari e nastri completi. Ci segue il camion dei carburanti. Portate qualche scatoletta in tasca». «Ma comandante, e i campi minati?». «Speremo de no. Comunque, arrivati al campo, io mi stacco e passo radente, voi continuate a girar su, io scelgo una striscia e provo da solo. Se salto mì, tornerè indrio, sennò atterrè sul mio binario». Così avviene il «trasferimento» del 50mo stormo. Sono un cinquantina di Fiat Cr 42, piccoli biplani ad abitacolo aperto, che ricordano il volo su Vienna, Francesco Baracca e il Piave. Superatissimi come apparecchi da caccia, buoni ancora per la scorta e l’attacco a volo radente, purché, al momento buono, non capitino loro addosso Spitfire e Hurricane. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi, 1966.
Oggi sono di ottimo umore. Qualcosa non va. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/5/2014