Mattia Feltri, La Stapa 28/5/2014, 28 maggio 2014
Il sondaggio, secondo un pigro gergo giornalistico, è spesso shock. Titolo: sondaggio shock. Svolgimento: il 35 per cento dei bambini italiani è obeso
Il sondaggio, secondo un pigro gergo giornalistico, è spesso shock. Titolo: sondaggio shock. Svolgimento: il 35 per cento dei bambini italiani è obeso. È un sondaggio shock perché rivela una realtà imprevista. Poi in spiaggia si verifica che i bimbi sovrappeso saranno nemmeno il 10 per cento e allora qual è la realtà? La realtà è quella in cui abbiamo vissuto la settimana precedente alle elezioni, col pronosticato testa a testa tra Matteo Renzi e Beppe Grillo? O è quella di oggi, coi venti punti di distacco? «Chissà quante persone sono andate a votare per Renzi temendo il sorpasso di Grillo dopo aver visto i sondaggi e le piazze piene», dice Luigi Ricci, statistico specializzato in ricerca di marketing. L’uomo ha sempre cercato di predire il futuro. O meglio, di prevederlo per dominarlo. Lo fa con accanimento, incurante degli errori. Roberto Weber, presidente dell’istituto demoscopico Ixè, si domanda per esempio «a che servano gli exit poll, che non ci prendono mai». Mezz’ora dopo ci saranno le proiezioni, molto più accurate. Ma appropriarsi del futuro con mezz’ora di anticipo, sebbene sia un futuro profondamente incerto, diventa vitale. Non importa se si distorce la realtà. O, come dice Weber, «si distorce la narrazione. Il sondaggio è di per sé un’alterazione della realtà perché, se vi dico come voteranno gli italiani, che sono andati alle urne in sei su dieci, non tengo conto degli altri quattro e vi propongo una fotografia infedele». Non è solamente una questione di sondaggi. Negli anni Ottanta gli scienziati più illustri sostennero che in capo a un ventennio la popolazione mondiale sarebbe stata decimata dall’Aids. I modelli a lungo termine, dice lo statistico Ricci, «sono quasi sempre fallimentari». Ricorda i calcoli di Al Gore secondo il quale entro il 2013 i ghiacci dell’Artico si sarebbero sciolti, e Venezia sarebbe stata sommersa eccetera. Un caso recentissimo e perfetto riguarda il Pil italiano in crescita nei convincimenti di ogni organizzazione economica, e su quelli il governo di Renzi ha basato la sua strategia, sinché non è arrivato l’Istat a certificare che nel primo trimestre del 2014 il Pil è sceso dello zero punto uno. In fondo anche l’Auditel, che è un rilevamento a campione, non è così scientifico eppure muove i soldi della pubblicità in tv. Sempre Ricci spiega che Auditel è più sicuro perché il campione è passivo (e ci dice qualcosa di come funzionano i sondaggi): «Se io chiedo a dieci persone qual è il loro programma preferito, otto su dieci mi dicono Voyager o La storia siamo noi. Poi guardo l’Auditel e sono tutti a vedere Affari tuoi». Auditel è una verifica, il sondaggio è una stima o una previsione. Hanno in comune che su Auditel e sul sondaggio - e sulle previsioni di qualsiasi genere, dall’esplosione di una pandemia allo spread - le società modificano i loro comportamenti, fidandosi di una realtà nella migliore delle ipotesi non accertabile. «È così - dice Weber - perché se voglio verificare i comportamenti sessuali dei ragazzi, e li intervisto per conoscere l’età media del primo rapporto, ho una possibilità alta che non mi dicano la verità. Se gli chiedo quante arance mangiano al giorno, è più facile prenderci». Le grandi aziende commissionano i sondaggi per orientare i loro obiettivi, come tutti sanno. E poi li diffondono: ogni italiano beve tot litri di vino all’anno e passa tot minuti al giorno in palestra. Però, dice Ricci, «esiste una sondaggistica a sostegno». Cioè orientata per spingere un consumo: se i bambini obesi aumentano, il figlio ingrassato di due chili lo si porta al volo dal dietologo. Viviamo in dimensioni diverse che si incrociano in continuazione: quello che è e quello che pensiamo sia. «Il sondaggio, e in senso più ampio lo studio della società per prepararsi al futuro, costituiscono comunque un sistema d’ordine», dice Weber. I big data (raccolta e analisi in rete di una straordinaria quantità di dati) sono il prossimo passo del sondaggio e della previsione. Ci si applicano fisici come Guido Caldarelli, professore di fisica teorica all’Imt di Lucca. Che c’entrano i fisici con la demoscopia e la lettura del domani? «La termodinamica studia l’emergere di proprietà nuove in sistemi composti da un grandissimo numero di elementi», dice Caldarelli. Certo, Internet. «Ci siamo accorti, attraverso il traffico di Yahoo, che quanto più è ricercato un titolo, poniamo Apple, tanto più due giorni dopo sarà scambiato al Nasdaq. Una previsione del genere funziona quasi sempre. Sulle elezioni meno. Quest’anno non abbiamo preso il risultato. Il fatto è che non siamo ancora in grado di analizzare tutti i dati. Se in un giorno vengono scritti centomila tweet con l’hashtag #Tsipras, io posso esaminarne forse diecimila. Quando potrò esaminarli tutti, non sbaglierò più. Già oggi negli Stati Uniti controllando quanto viene digitata la parola “flu” su Google siamo in grado di prevedere il picco di influenza quindici giorni prima degli ospedali: dentro Internet c’è oro da estrarre». Intanto però ci si fida di quel che c’è. Non fa niente se quel che c’è dettaglia un mondo al massimo ipotetico, se si vive consapevolmente in una dimensione eventuale. Ci riempiremo di vaccini per sfuggire alla terribile febbre asiatica che colpirà metà della popolazione. Avremo terrore preventivo degli africani che arriveranno sulle nostre coste a milioni. In fondo, dice Weber, «è tutto così». È la nostra vita che sfugge continuamente all’appiglio del certo, portandoci in realtà sovrapposte: «Anche leggere un libro ci strappa al nostro mondo e ci conduce in uno parallelo: sa quanti aerei ho perso perché ero immerso nella lettura?».