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 2014  maggio 28 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA CONFESSIONE DI ANTONIO IOVINE


DAGOSPIA
2. DOPPIETTA ANTICAMORRA
Può essere davvero "nu juorno buono" per la lotta alla camorra, quello di oggi. Come racconta Leandro Del Gaudio su "Il Mattino", infatti, dopo il pentimento del superboss Antonio Iovine, un altro "big" della camorra casalese starebbe per cedere sotto il pesto degli ergastoli che a mano a mano si accumulano sul groppone: stiamo parlando del killer Giuseppe Setola, autore di decine di omicidi e della strategia del terrore che, tra il 2007 e il 2008, insanguinò la provincia di Caserta con attentati e agguati. Setola, ideatore secondo i pentiti anche di alcuni piani per uccidere magistrati e forze dell’ordine, incontrerà nelle prossime ore i pm antimafia Cesare Sirignano e Giovanni Conzo per un colloquio top-secret.

REPUBBLICA.IT
Ecco le prime parole del capo di Gomorra che ha deciso di pentirsi, Antonio Iovine: «So benissimo di quali delitti mi sono macchiato, ma sto spiegando il funzionamento di un sistema dove la camorra non e’ la sola responsabile».
Dichiarazioni verbalizzate davanti alla magistratura inquirente dalle quali il padrino lascia intendere di poter dire molte cose sull’universo criminale di cui ha fatto parte.
Le sue prime confessioni sono state appena depositate. Iovine fa luce sulla sorte dello storico capoclan Antonio Bardellino, assicura: «Sono sicuro che e’morto».
I segreti di ’O Ninno di Roberto Saviano
Queste alcune delle prime dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia che dai primi di maggio parlacon i pm del pool anticamorra Antonello Ardituro e Cesare Sirignano coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. I verbali sono stati depositati al processo in corso a Santa Maria Capua Vetere che vede l’ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabbozzi imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.
ll pm Ardituro ha chiesto al collegio presieduto da Orazio Rossi di sentire Iovine nel processo. «E’ stato indiscutibilmente uno dei capi del clan dei Casalesi», ha evidenziato il pm, sottolineando che Iovine ricostruisce in modo «molto dettagliato e particolare con imprenditori, politica e amministratori locali sulla gestione degli appalti».
Iovine parla degli insospettabili fiancheggiatori che si trovano nella politica e nell’imprenditoria e dice: «C’erano soldi per tutti in un sistema che era completamente corrotto. Si deve considerare anche la parte politica ed i sindaci dei comuni i quali avevano l’interesse a favorire essi stessi, alcuni imprenditori in rapporto con il clan per avere vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti. Devo specificare che non faceva alcuna differenza il colore politico del sindaco, perche’ il sistema era operante allo stesso modo».
Esiste una "mentalità casalese inculcata fin da giovani", spiega Iovine. E’ quella che si può definire "la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio proprio lo Stato che invece è stato proprio assente nell’offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione".
Pur ammettendo le proprie responsabilità in "gravissimi delitti", nell’interrogatorio reso nei giorni scorsi al pm Ardituro l’ex boss del clan ha affermato: "le nostre condotte sono anche conseguenza di questo abbandono che abbiamo percepito da parte dello Stato". Tali considerazioni - ha sottolineato - sono anche alla base della sua decisione di collaborare con la giustizia. "Forse non mi crederà - ha aggiunto - ma quando nel 2008 il governo emanò dei provvedimenti emergenziali che miravano nelle intenzioni di chi li predispose a dare delle risposte di legalità maggiori per il nostro territorio, io ne fui contento".
"Anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata quantomeno connivente con questo sistema se non complice.
Sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose", aggiunge Iovine citando l’esempio degli appalti per la refezione scolastica in numerosi comuni dell’agro aversano aggiudicati a un’impresa a lui legata.
"Era noto a tutti - afferma Iovine - che quella era un’impresa di Antonio Iovine eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. Per esempio, a San Cipriano una personalità come Lorenzo Diana che pure ha svolto un’azione politica dura di contrasto alla criminalità organizzata facendo parte anche della commissione antimafia, ha permesso che noi continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia della sua stessa parte politica. Il sistema è andato avanti fino al 2008 e allo stesso modo nulla ha avuto da ridire il sindaco Enrico Martinelli che era invece del centrodestra".
Secondo Iovine finirono nelle casse del clan dei casalesi alcuni finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento nell’alto Casertano. La vicenda viene collocata dal pentito nei primi anni Duemila. "Si trattava - si legge nel verbale - di lavori appaltati attraverso finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura e Della Volpe Vincenzo ottenne di essere colui che avrebbe gestito per conto del clan i relativi appalti".
Della Volpe, secondo il pentito, "utilizzò anche imprese del Napoletano, vivai che avevano le categorie giuste per accedere a questi finanziamenti. Se non sbaglio - aggiunge Iovine - questi finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro dell’Agricoltura era Alemanno e ricordo il particolare che il ministro venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale al cinema Faro su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anche lui impegnato in politica tanto che è stato candidato alle elezioni comunali e provinciali ed è stato anche sindaco di San Cipriano".
L’ex ministro Alemanno (estraneo alle indagini) però smentisce: "I fatti a cui fa riferimento il pentito Antonio Iovine risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero dell’Agricoltura: i finanziamenti per la forestazione affidati alla ex Agensud, previsti nella delibera Cipe 132 del 1999, furono erogati dalla stessa Agensud nell’anno 2000, quindi prima del mio insediamento nel Dicastero avvenuto nel 2001". Aggiunge ancora Alemanno: "Al contrario, la nostra amministrazione ha avuto un ruolo decisivo nel portare alla luce e debellare lo scandalo noto con il nome di "Forestopoli", denunciato nel 2002 in un rapporto del dirigente del Corpo Forestale dello Stato della Campania, Antonio Spaguolo -spiega Alemanno- Questa denuncia nel 2003 mi consentì di istituire una commissione che revocò tutti gli appalti che erano stati precedentemente assegnati e che permise alla magistratura di acquisire elementi decisivi per inquisire i pubblici ufficiali che avevano permesso l’assegnazione di quegli appalti. Per quanto riguarda la manifestazione a cui fa riferimento il pentito - afferma ancora l’ex ministro - si tratta di una normalissima manifestazione elettorale di Alleanza Nazionale, organizzata nel 2005 dall’allora candidato al Consiglio Provinciale Giacomo Caterino, su cui all’epoca non pendeva nessuna accusa e nessun sospetto -continua Alemanno- Questa manifestazione, a cui ero andato su invito del Partito, non aveva, per altro, nulla a che fare con i temi relativi alla forestazione. Giacomo Caterino fu arrestato nel 2007 per un’inchiesta relativa alla Provincia di Caserta, molto tempo dopo aver abbandonato Alleanza Nazionale ed essere passato al gruppo dell’Udeur".
Replica anche Lorenzo Diana: "Iovine scopre l’acqua calda sul fatto che gli appalti nei territori a dominio camorristico dei Casalesi fossero condizionati dalla criminalità organizzata dal momento che non c’era la libertà di partecipare agli appalti senza il loro assenso. Quando i funzionari dei comuni facevano gare di appalto - aggiunge Diana - partecipavano solo le ditte che avevano l’assenso del clan dei Casalesi. Questa realtà era da me denunciata con evidenti prove nella Commissione Antimafia, alla Prefettura e in pubbliche dichiarazioni chiedendo allo Stato di estirpare il controllo del territorio da parte del clan. Su questi aspetti ho chiesto e ottenuto tante riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e sicurezza pubblica".
"Il comune - continua Diana - chiedeva il certificato antimafia e queste ditte, che Iovine indica come proprie, lo producevano; senza quel certificato l’appalto non sarebbe stato confermato e pertanto è evidente che c’è la realtà del dominio della camorra da estirpare".
"Su tutto il resto - aggiunge Diana - basta aggiungere che il mio impegno politico e personale contro la camorra dava talmente fastidio che Iovine e gli altri clan si riunirono per decidere di ammazzarmi con una bomba sotto la mia auto e quella della mia scorta. In quel periodo - conclude Diana - senza aspettare il diniego del certificato antimafia cacciai personalmente, in uno scontro diretto, la ditta notoriamente camorristica di Vassallo", che aveva l’incarico di raccolta dei rifiuti.
Sulle dichiarazioni di Iovine, così come riportate nei verbali, sono in corso adesso gli accertamenti da parte dei magistrati del pool anticamorra, che dovranno cercare i riscontri per verificare le fondatezza delle accuse e l’attendibilità delle ricostruzioni. Tutte le persone citate potranno replicare a loro volta alle affermazioni del pentito, atteso fra pochi giorni dal primo confronto in aula con la difesa. Il collegio del tribunale sammaritano presieduto da Orazio Rossi ha fissato per sabato 7 giugno
l’interrogatorio del collaboratore di giustizia. Iovine dovrà rispondere alle domande del pm Ardituro e degli avvocati Vittorio Giaquinto, legale dell’imprenditore Pasquale e Giuseppe Mastrominico, e Mario Griffo, difensore di Fabbozzi. Gli imputati hanno sin qui sempre respinto le accuse.