Alessia Cruciani, SportWeek 24/5/2014, 24 maggio 2014
UNA BESTIA DI TALENTO
[Romano Fenati]
«Era “organizzativamente” impossibile entrare in camera tua e riordinare».
«Tu in camera mia non ci devi “organizzativamente” entrare».
Sghignazzano tutti nell’hospitality Sky a Le Mans mentre Romano Fenati discute con Sabrina, sua madre, che gli ha fatto una sorpresa, poco apprezzata. «Mi ha cambiato tutta la camera mentre ero via. Quando l’ho scoperto e l’ho chiamata al telefono, fingeva di non sentire. Ora ho un letto da femmina, tutto bianco con i cassettoni sotto!».
«Ma che da femmina, ha semplicemente le doghe bianche e un altro letto sotto, così se viene qualche tuo amico può dormire comodo».
«Ma che, invito a dormire i maschi? E se capita qualche ragazza, è meglio stare stretti», aggiunge sicuro del fatto suo, rimpiangendo la sua branda militare. Ha 18 anni il talento del motociclismo italiano. «Comincia a essere un uomo, ma per altri versi è ancora un coccolone» spiega Sabrina. In pista, invece, è sempre «una bestia», come ha detto Valentino Rossi, che lo ha scelto per lo Sky Team VR46 di Moto3. Racconta ancora la mamma: «Da quando è diventato maggiorenne ho pensato che non dovrei accompagnarlo sempre alle gare e così una volta gli ho mandato un sms per domandargli: “Preferisci che non vengo stavolta?”. Invece di rispondermi con un altro sms, mi ha telefonato un po’ seccato: “Quindi non vuoi venire?”. Però è anche molto protettivo. Quando viaggiamo si gira sempre per vedere se ci sono». È stato così anche nei due giorni trascorsi con lui da Roma a Le Mans, l’ultima gara prima del GP d’Italia al Mugello, dove si presenterà l’1 giugno forte di due vittorie e un 2° posto su 5 gare e la seconda posizione iridata, nonostante lo stop di Le Mans. Il ritratto che ne viene fuori è quello che non ti aspetti: superpreciso e metodico, tecnologicamente poco pratico, amante della natura e delle scampagnate all’aria aperta.
RITI E SCARAMANZIE
Scaramantico è dir poco. Nell’hospitality ha fatto invertire il tavolo che di solito viene assegnato a lui con quello di Francesco “Pecco” Bagnaia, il 17enne compagno di squadra. «A Jerez erano messi così e ho vinto». È pieno di manie che non vuole raccontare perché teme poi non funzionino più. Confessa giusto di vestirsi sempre nello stesso modo per viaggiare. Ma inizia a indossare le stesse cose fin dai giorni che precedono la gara.
La prima persona che chiama appena arrivato in pista è il nonno materno, si chiama Romano come lui. Ha iniziato a seguirlo fin dai tempi delle minimoto. Fenati senior ascolta sfoghi e commenti sulle prestazioni, condizioni della pista, e così via. È il suo punto di riferimento a casa con il compito di fare da passaparola con gli amici. Soprattutto tre con cui sta tutto il giorno, accomunati dalla passione per i motori. Un legame che risale ai 13-14 anni. L’età in cui si può andare in scooter, appunto. Uno correva con lui in MiniGP, l’altro preferiva il calcio ma è stato deviato, il terzo si voleva comprare il motorino di Romano, che però non gliel’ha venduto. Ha perso un affare ma ha trovato un amico. A Sabrina tocca il compito di dare l’assetto giusto alla testa del figlio, ne controlla il carattere e lo placa quando è troppo nervoso.
IL POETA DELLE CURVE
Poi c’è Possano Brazzi, il suo capomeccanico, un’autorità nel Motomondiale. È da lui che il pilota di Ascoli si rifugia appena arriva al circuito. Restano insieme per ore. Brazzi ha fatto vincere il titolo a molti dei piloti che si sono fidati dei suoi consigli, compreso Valentino Rossi. All’inizio si pensava che due caratterini come i loro finissero per scontrarsi. Invece si sono presi al volo. «Cerco di carpire ogni segreto per migliorare. Mi fa entrare in una sorta di trance e concentrazione che fa la differenza poi in pista», dice Romano.
Alla fine di ogni turno, Brazzi lo obbliga a presentare un commento scritto su ogni curva. Ma non è un peso per Fenati che, quando si tratta di curve, fa scivolare la penna sulla carta come un poeta.
Avrebbe versi da scrivere anche sulla cioccolata, sarebbe bello dar gas sulla mousse che vede divorare dagli uomini della sua squadra quando mangiano tutti insieme. Ma è frenato dalla dieta che gli fa compagnia sempre. Controlla il peso ogni mattina, tranne ai GP, dove non si porta la bilancia. «Ormai sono abituato alla dieta. Mi devo trovare qualcosa da fare, perché se sto fermo mangio. È veramente dura rinunciare al cioccolato. Se lo intercetto, non riesco a resistere. Il mio peso perfetto è 62 kg».
IL MAESTRO ROSSI
A uno così scaramantico non si può certo parlare di titolo iridato. Parte il disco che ripete ogni pilota che sa di potercela fare: «Siamo ancora all’inizio del campionato, bisogna rimanere concentrati. Se non si da più gas degli altri non si arriva all’obiettivo, anche se la Ktm è una buona moto». Avere una struttura come Sky e la VR46, che hanno voluto realizzare un progetto a favore dei giovani talenti italiani, lo motiva di più e non gli mette pressione. Quella, semmai, gliela mettono i rivali Miller, Marquez, Vazquez e Rins. Sono i fantastici quattro da battere.
Quando Romano si scioglie un po’, confessa che la pressione l’ha avuta eccome quando ha saputo che gli occhi del nove volte campione del mondo erano su di lui. «A Indianapolis, l’anno scorso. Uccio (Alessio Salucci, l’ombra di Rossi in pista e fuori; ndr) mi anticipò che c’era in cantiere il progetto di fare una squadra con Valentino insieme a Sky. I tempi erano stretti e non erano sicuri di farcela. Quella notte non ho dormito, non pensavo ad altro, mi domandavo come avrebbe potuto essere, chi sarebbe stato coinvolto. Ero onorato di essere stato scelto. Poi c’erano altre trattative in ballo, era difficile anche accettare subito col rischio che poi non si realizzasse il progetto. A casa non avevo detto niente. Mi era stato detto di non farlo. Ho obbedito», racconta ridendo.
Il ruolo di Valentino con Fenati non è quello del maestro. Ascolta e fa domande. «Piuttosto racconta episodi di quando lui era in 125. Non mi dà consigli sulla guida ma su come affrontare la gara con la testa. Mi è stato di grande aiuto l’anno scorso, stagione difficile per la mancanza di risultati: mi diceva di stare tranquillo, che tutto si sarebbe risolto». Però c’è un complimento che gli ha fatto e che Romano non dimenticherà mai. «Nel parco chiuso dopo una gara mi ha detto: “Sei una bestia!”. Mi ha fatto ridere».
L’APE E LA FARFALLA
Famoso per il carattere fumantino, ora lo descrivono tutti come molto più maturo e tranquillo. Lui archivia il passato alla voce «leggende metropolitane», ma chissà che combinava se ora lo chiamano “il cinghiale”. «È dovuto alla stazza, mica al carattere. Che poi, boh, io mi sento piccolino. Farò quest’impressione con la tuta. Se proprio dovessi paragonarmi a un animale mi viene in mente la frase di Muhammad Ali, “danza come una farfalla e pungi come un’ape”. Vorrei essere così: molto tranquillo ma pungente in pista». Gli amici lo hanno sempre chiamato Fenny, nomignolo che pungeva lui. «Era più adatto a una bambina, dai. Poi, senza che nessuno gliene parlasse, lo ha tirato fuori in telecronaca Guido Meda e ho pensato: “Nooooo, pure in tv, un incubo”. Usando il 5 come numero di gara sono diventato addirittura Fennyfive».
IL BRUTTO DELLO SHOPPING
I piloti di Moto2 e Moto3 che alloggiano nel paddock affittano delle camere nei motorhome dotate ognuna di PlayStation. Romano non la guarda nemmeno. «Sono antitecnologico», confessa rassegnato. Un “difetto” che ha il pregio di fargli passare ore e ore all’aria aperta. Con i suoi amici, sempre quelli («la popolarità è piacevole ma la mia vita non è cambiata di una virgola»), va spesso al cinema – prima scelta sono le commedie – meno frequentemente in discoteca («ma quando capita ci divertiamo parecchio»), mentre non disdegna scampagnate per tagliare legna, raccogliere olive o il grano col trattore.
Passa poi molto tempo in garage a smontare qualche moto ascoltando musica. «Cerchiamo anche di andare a sciare col motorino, tavole di traverso e saliamo a duemila metri, sul Monte Piselli. Quando c’è lo strato di neve è faticoso, ma ci arriviamo».
Originale quando si dedica allo shopping. «Quando entro in un negozio chiedo la cosa più brutta che hanno e la compro. Non lo fa nessuno, è una specialità mia. L’altro giorno ho comprato dei mocassini veramente osceni: la punta è blu, poi diventano grigi, c’è una cinghietta gialla e una catenella. Li ho messi davvero, già due volte. Ogni tanto lo faccio per scommessa. I miei amici mi dicono che non riuscirei mai a indossare certa roba. E invece ci riesco. Ho fatto così anche con la macchina. Ho appena preso la patente ma mica mi sono comprato la macchina fighetta. Ho preso una Dyane del 1982. E ora la rimetto un po’ a posto».
AL VOTO
C’è poi la scuola, liceo linguistico. Un istituto privato con classi formate da pochissimi allievi. «Quando siamo in tanti, siamo tre. Prima c’era qualche ragazza, anche carina, ma erano più grandi e non mi vedevano proprio. Ora che sono in quarta e che pensavo di avere qualche possibilità, non ci sono proprio». Voci di corridoio lo danno però per fresco fidanzato. Lui dribbla l’argomento da bravo interista e fa il finto sconsolato. «Sono single e molto triste di questa condizione. Per questo son felice di andare alle gare».
Intanto i suoi studi linguistici ci danno molta soddisfazione: in un Motomondiale dominato da spagnoli vincenti, simpatici e che parlano bene l’italiano, possiamo replicare con un italiano simpatico, vincente e che parla bene lo spagnolo.
Appena maggiorenne, domani potrebbe votare per la prima volta. Ci sono le elezioni europee. «Ho sempre detto che un giorno vorrei candidarmi io e fare il sindaco. La città sarebbe migliore e a scuola si entrerebbe alle nove». I suoi tifosi vorrebbero votarlo. Fenati sindaco? No, Fenati campione.