Lanfranco Vaccari, SportWeek 24/5/2014, 24 maggio 2014
DUE SETTIMANE DA HOMELESS PER GIOCARE A FOOTBALL
Per la gran parte dei 21 anni della sua vita, Antoine Turner ha cercato di fare soprattutto una cosa: «Svegliarmi e sopravvivere. Andare a letto e sopravvivere. Tutti i giorni». Sua madre morì di cancro quando aveva 4 anni. Suo padre ha cercato di accollarlo a un parente dopo l’altro. Di fatto, viveva in strada, in una delle peggiori zone di New Orleans: il Lower Ninth Ward. Poi è arrivato l’uragano Katrina.
Turner aveva 12 anni e stava da uno zio. Si sono barricati in casa. L’acqua è arrivata fino al soffitto. Si sono messi in salvo sul tetto, ma non lo zio: non ce l’ha fatta. Tutto ciò che gli era rimasto era quello che aveva addosso. Al liceo ha cominciato a fare dei lavoretti per i boss del quartiere: «Consegnavo narcotici, erba, qualsiasi cosa mi mettessero nello zaino». È uscito dal giro grazie al football. Gli allenamenti finivano tardi la sera e le bande gli diedero una sorta di pass: «Uno come te non ha niente da temere. Se mai avessi qualche problema, faccelo sapere». Quando sono usciti i risultati degli esami, ha scoperto di non avere la media sufficiente per entrare in una delle università in Division I della Ncaa. Ha cercato un’alternativa nei junior college, che offrono corsi di due anni in cui studenti con talento atletico provano a ottenere un percorso accademico utile a passare, per l’ultimo biennio, in un’università normale. Lo hanno preso a Fullerton, California.
Pensava fosse la fine degli stenti. Ma non aveva soldi. In più era facile alla rissa. Molte notti, cacciato dai compagni con cui divideva la stanza nel pensionato, ha dormito sulle panchine del La Palma Park, come un homeless. Ha perso una trentina di chili, che per un defensive end non è una buona idea. Si incornava regolarmente con l’head mach, Tim Byrnes, che ha detto: «La sua vita era un tale casino che abbiamo dovuto sospenderlo». Poi la sua ragazza, R’Mya DiMarco, lo ha presentato ai famigliari. Due zii, Douglas e Nathaniel Gray, e una zia, Janea Rose, lo hanno di fatto adottato. In qualche mese, ha ripreso venti chili, voti molto buoni e il posto in squadra. Lo hanno notato alcuni college importanti. La prima borsa gliel’ha offerta Boise State. Presa al volo. I corsi estivi cominciano il 9 giugno. Lui si è laureato a Fullerton ieri, 23 maggio.
Tutto perfetto? No. I Gray vivono in una casa popolare e l’affitto è pagato in parte da una sovvenzione statale. Secondo le regole Ncaa, non possono ospitare uno che non è di famiglia né Turner può ricevere denaro sotto qualsiasi forma perché rientra nella categoria “benefit non permessi”. Di qui al 6 giugno, giorno in cui Boise State ufficialmente apre, non avendo i soldi per pagarsi un motel, è di nuovo un homeless.
La sua storia è finita su una tv di Boise e i tifosi dei Broncos gli hanno offerto di tutto. Ma lui non può accettare niente, altrimenti la Ncaa lo squalifica. Sono solo due settimane: rispetto a quello che ha passato, una passeggiata.