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 2014  maggio 28 Mercoledì calendario

OBAMA ADDESTRERÀ I RIBELLI SIRIANI


Obama ha rotto gli indugi, e si é convinto ad autorizzare l’addestramento dei ribelli siriani, con l’approvvigionamento di armi leggere, in un programma gestito apertamente dall’esercito Usa e, riservatamente, dalla Cia.
Stavolta non ci dovrebbe essere il drammatico dietro front che il presidente fece due anni fa, quando annunciò i raid militari per punire l’uso delle armi chimiche da parte del dittatore Assad ma poi fermò tutto, dando di fatto a Putin la direzione dello sgombero dei gas letali dagli arsenali siriani. L’occasione per il lancio del nuovo piano sarà il discorso che il presidente farà oggi, alla chiusura dell’anno accademico a West Point, dove si formano gli ufficiali delle Forze Armate. Non sono previste presenze di soldati Usa direttamente sul territorio siriano, ma la realizzazione del piano é indubbiamente destinata a coinvolgere più fattivamente l’America nel conflitto, in termini di uomini e di mezzi. Le basi operative saranno dislocate in Giordania, che é al confine della Siria, e in altri stati alleati dell’America. L’impegno dovrà ottenere il via libera dal Congresso, che autorizzerà le spese, e il solo fatto che l’appoggio sarà esplicito esporrà la Casa Bianca alle critiche delle “colombe” democratiche e dei libertari repubblicani che si oppongono ad ogni intervento. A convincere Barack, dopo che per anni John Mc Cain ed altri del GOP avevano caldeggiato una reale determinazione del governo nello schierarsi dalla parte dei ribelli moderati, é stato il presidente della coalizione della opposizione siriana, Ahmed Jarba, che ha giocato la carta di Al Qaeda. Il movimento islamico moderato di Jarba, infatti, non sta combattendo da anni soltanto per sovvertire il regime dispotico di Assad, responsabile di una repressione che ha portato alla guerra civile e a 150 mila morti. È anche acerrimo nemico, ricambiato, dei gruppi affiliati ad Al Qaeda, che hanno tratto vantaggio dal caos e hanno fortificato le loro basi nel paese, così come stanno facendo pure in Iraq da quando le truppe Usa sono state richiamate.
Il sì di Obama é una mossa, tardiva, a difesa della popolazione schiacciata da Assad, e insieme la presa d’atto che il pericolo di Al Qaeda é crescente in Siria e va osteggiato, perché minaccia la stabilità delle nazioni vicine. Un ostacolo che aveva finora frenato l’impegno dell’America é di dare sostegno ai militanti “sbagliati”, islamisti che si professano moderati per avere formazione ed armi per traslocare poi nelle schiere dei terroristi. Jarba ha garantito che la selezione sarà rigorosa, ma i rischi non sono di sicuro azzerabili. La guerra in Siria, infatti, ha tre attori: il regime dittatoriale di Assad, islamico ma non sunnita, sostenuto da Teheran e da Mosca; i ribelli islamici moderati, filo-occidentali e pro democrazia, che vogliono rovesciare il governo di Damasco; gli islamici estremisti di Al Qaeda o simpatizzanti che puntano a un regime islamico sotto la sharia.