Corriere della Sera 28/5/2014, 28 maggio 2014
QUANDO FARINA BEFFÒ LA JUVE PER TENERSI IL GIOIELLINO ROSSI
Finiscono le comproprietà dopo 55 anni di colpi di scena. Estate 1959: il Prato vuole acquistare Lucio Dell’Angelo, centrocampista, classe 1938, che è passato anche dal Milan, prima di andare alla Fiorentina, ma le due società toscane non riescono ad accordarsi sul prezzo del cartellino. Per sbloccare la trattativa, il mediatore Giacchetti inventa la formula secondo la quale il Prato prende soltanto la metà del cartellino. Così Dell’Angelo entrò nella storia del calcio italiano come il primo calciatore posseduto al 50% da due squadre .
Il caso più clamoroso, in materia di comproprietà, resta quello legato al nome di Paolo Rossi. Nella primavera 1978, a campionato chiuso, occorre risolvere la comproprietà di Paolo Rossi prima che la nazionale parta per il Mondiale in Argentina. Le due società proprietarie dell’attaccante sono Juventus e Vicenza; viene il momento di presentare le offerte in busta chiusa. È il 18 maggio. Boniperti, nei giorni precedenti, aveva cercato un accordo e a Farina aveva anticipato che avrebbe messo in busta la cifra di 750 milioni di lire, considerata in linea con il valore del giocatore, che ha appena vinto la classifica dei cannonieri e ha trascinato il Vicenza al secondo posto ale spalle della Juve. E in linea anche con il momento economico del Paese. Farina pensa che il presidente della Juve voglia soffiargli Rossi per qualcosa in più dei 750 milioni. Fa così un po’ di conti e ala fine scrive 2.612.000.000 lire per metà cartellino. Una cifra incredibile, visto che significa valutare il giocatore più di 5 miliardi. Per questo all’apertura delle buste, scoppia il caos, con economisti e politici che gridano allo scandalo. Alle 5 del mattino del 19 maggio, il presidente della Lega, Franco Carraro, scrive una lettera di dimissioni. Farina si dice pentito: «Mi vergogno, ma non potevo farne a meno: per vent’anni il Vicenza ha vissuto degli avanzi. E poi lo sport è come l’arte, e Paolo è la Gioconda del nostro calcio». Rossi non riuscirà a salvare il Vicenza dalla B e nel 1979 va in prestito al Perugia: 800 milioni per il disturbo.
Nel 1968, il Bologna decide di privarsi di uno degli uomini dello storico scudetto 1964, Paride Tumburus. Lo cede al Vicenza: 6 gol e salvezza nella prima stagione e nel 1970, dopo due anni in biancorosso, viene ceduto in comproprietà al Rovereto, in C. Nel 1971, il suo cartellino viene deciso alle buste: il Vicenza (di Farina) offre 175 lire, il Rovereto si ferma a 25 lire (un quarto del costo di un litro di benzina). Un’offerta offensiva, che scatena la protesta del sindacato calciatori. Da quel momento l’offerta minima viene fissata a 100 mila lire.
Sette anni prima, estate 1961,il giovane centravanti Virginio De Paoli, in comproprietà tra Pisa e Venezia, finisce in Toscana, grazie a una soffiata: i dirigenti pisani, ricevuta la dritta giusta, offrono soltanto 10 lire in più dei veneziani e si aggiudicano il giocatore, che poi vendono al Brescia. Nel 1996, Vincenzo Montella, in comproprietà tra Genoa ed Empoli, 21 gol in B con i rossoblù, viene valutato 2 miliardi e mezzo di lire dal Genoa (Spinelli) e il doppio dall’Empoli, che poi lo vende alla Samp per 9 miliardi. Rivolta del tifo genoano e inchieste della magistratura ordinaria e sportiva. Il 28 giugno 2002, Eriberto, ala del Chievo in comproprietà con il Bologna, viene valutato 5.555.555 euro dal Bologna e 6.217.171 euro dal Chievo, che lo vende subito, alla Lazio insieme con Manfredini per 24 milioni. Ma Eriberto rivela di avere 4 anni di più e e di chiamarsi Luciano. La squalifica fa saltare il trasferimento .