Sergio Romano, Corriere della Sera 28/5/2014, 28 maggio 2014
IL CONFRONTO IMPOSSIBILE TRA NAPOLEONE E HITLER
Noto che, avvicinandosi la ricorrenza del duecentesimo anno dalla sconfitta di Napoleone a Waterloo, e la susseguente formazione delle basi dell’Europa attuale, si fanno più fitte le uscite editoriali e gli approfondimenti giornalistici che celebrano i fasti del dittatore francese. Il suo stesso Paese lo ha sempre celebrato, e lo ricorda con mausolei e cenotafi. Lei non trova, invece, come la figura di questo personaggio ricordi molto da vicino quella di un altro famigerato dittatore, Adolf Hitler? Con tutte le cautele del caso,le somiglianze sono sinistramente numerose: dal numero dei morti provocati alla propria nazione e ai Paesi invasi, ai saccheggi e le devastazioni messe in atto, compatibilmente coi mezzi di trasporto e bellici dell’epoca. Che cosa sarebbe successo se il «duce corso» avesse avuto a disposizione aerei, carri armati e missili?
Ardengo Alebardi
Caro Alebardi,
Quando feci i miei complimenti a un amico italiano, da poco tempo divenuto commendatore della Legion d’onore, mi disse di esserne particolarmente orgoglioso perché l’ordine era stato istituito nel 1812 con un decreto che l’imperatore aveva firmato mentre alloggiava al Cremlino nel breve periodo che precedette la drammatica ritirata della Grande Armée. Questo era Napoleone: un grande stratega e uno spregiudicato uomo di Stato, ma anche un riformatore impaziente e instancabile, sempre pronto a cogliere e a trasformare in leggi i suggerimenti che provenivano dai suoi migliori consiglieri.
Non è possibile confrontare a Hitler un uomo che lasciò alla Francia, insieme a molti trionfi militari, le grandi scuole, il Codice Napoleonico, la Corte dei conti, il grande Sinedrio convocato a Parigi nel 1807 per la definitiva emancipazione degli ebrei. Nei pochi mesi trascorsi all’Elba, durante il suo primo esilio, trasformò l’isola. Nei «cento giorni» passati tra Parigi e Fontainebleau, alla vigilia del suo definitivo tramonto, chiese a un grande liberale, Benjamin Constant, una costituzione che è ancora oggi una tappa importante del costituzionalismo europeo.
Credo che gli italiani abbiano nei suoi confronti, insieme a qualche legittimo risentimento (la cessione di Venezia all’Austria, per esempio), parecchi debiti. Gli devono soprattutto un Regno, nato nel Duomo di Milano il 26 maggio 1805. Era uno Stato satellite, ma creò funzionari italiani, soldati italiani, reggimenti italiani e istituzioni culturali italiane, come il museo dell’Accademia di Brera e la Scuola Normale Superiore di Pisa, fondata con un decreto napoleonico del 18 ottobre 1810. Nel Paese dei suoi più accaniti nemici, la Gran Bretagna, fu spesso dipinto come una incarnazione del male, ma anche gli storici inglesi, quando i giudizi divennero più pacati e lucidi, ne riconobbero i meriti. Non credo, caro Alebardi, che il passaggio del tempo possa modificare il nostro giudizio su Hitler.