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 2014  maggio 28 Mercoledì calendario

L’IRA DI FIORI: «SONO IL CAPRO ESPIATORIO»

«Io un lavoro ce l’ho, faccio altro nella vita. O incarno il progetto dei club o torno tranquillamente al mio mestiere. Non tutti, in Forza Italia, potrebbero dire la stessa cosa». La mette giù dura, Marcello Fiori. Non ha gradito quel vocìo all’interno del partito che ha provato ad addossare ai Club Forza Silvio, di cui è coordinatore, la responsabilità della debacle elettorale. E ora passa al contrattacco.

Fiori, per i retroscenisti Berlusconi avrebbe detto che «i club non hanno portato un voto».

«Col Presidente ho parlato cinque minuti fa. Non so con chi parlino questi signori».

È innegabile che qualcosa non abbia funzionato.

«Prima di ipotizzare responsabilità dei club nell’insuccesso, interroghiamoci sul ruolo di questa struttura. Berlusconi fa un’analisi molto lucida: in sei anni Forza Italia è passata da tredici a quattro milioni di voti. Ne ha lasciati nove per strada. E questo è successo perché non è stata più in grado di interpretare la società. Così tantissimi elettori ex-forzisti hanno preferito rifugiarsi nell’astensione. I club servono a trasformare questi cittadini delusi, schifati dalla politica, nella maggioranza moderata. Lo dico con uno slogan: trasformare la maggioranza culturale dei moderati in stabile e organizzata maggioranza politica».

L’obiettivo sembra francamente molto, molto lontano.

«Credere o dire che la responsabilità dell’insuccesso sia di strutture che non sono ancora radicate o completamente funzionanti significa indicare il dito invece della luna, eludere il problema, scambiare l’antidoto con la malattia. Il problema su cui interrogarsi è perché Forza Italia abbia perso il contatto con la società. Ho l’impressione che qualcuno se la prenda con i club per allontanare da sè le responsabilità».

Hanno trovato in lei un capro espiatorio?

«Io interpreto questo progetto per volontà di Berlusconi, che ha in mente un’operazione non solo per le prossime elezioni, ma per i prossimi decenni. Noi vogliamo creare delle comunità che assomiglino non alle discussioni virtuali dei meet up grillini, ma alle Acli del dopoguerra. Gruppi di persone che discutano di problemi concreti, che si uniscano anche su basi tematiche. Certo, poi ci auguriamo che queste persone, al momento di votare, si ricordino di noi».

Ripeto, l’obiettivo è stato mancato.

«Non puntavamo certo a queste Europee. I club esistono dall’8 dicembre, se in una famiglia va tutto male non puoi prendertela con l’ultimo nato. A meno che, come ho detto, non punti ad allontanare da te le responsabilità».

Ecco, appunto. Di chi sono allora le colpe?

«La crisi di consenso del Pdl prima e di Forza Italia poi va avanti dal 2008. Il problema da affrontare è il rinnovamento. Berlusconi ha parlato di "una classe dirigente sclerotizzata e chiusa nelle proprie stanze". Vuol dire che non sono sbagliate le nuove strutture, ma che semmai siamo stati troppo timidi nel rinnovare. Non a caso le elezioni le vince chi - da Renzi a Salvini - innova di più».

Ha parlato di un progetto decennale. La politica brucia tutto molto più velocemente.

«No, l’orizzonte è un anno. Dall’8 dicembre sono già nati oltre 12mila club e sono stati avviati tantissimi progetti, come può verificare sul nostro sito. Stiamo dimostrando che si può fare politica senza soldi e senza tessere. Chi, invece, crede che il problema si risolva con qualche tessera e qualche congresso, non ha capito nulla. Se il 50% dei cittadini non vota, l’unica strada è ridare significato e dignità alla politica. Scorciatoie non ce ne sono».

Altro capitolo amaro: che fine hanno fatto le sentinelle del voto?

«La domanda è un’altra: in passato quanta presenza del Pdl c’era nei seggi? E ancora: in Forza Italia c’è un elenco con tutte le sezioni elettorali e i relativi indirizzi? È paradossale chiedere risultati in tre mesi su cose che per decenni nessuno ha mai fatto».

Ma i club non dovevano risolvere proprio queste criticità?

«Il 70% degli iscritti ai club non è un militante di partito. Non sa come si controlla un seggio. Ci vuole un anno per istruirli a dovere. La realtà è che prima del voto Berlusconi aveva inviato una lettera a tutti i coordinatori regionali chiedendo loro di raccordarsi con i quadri locali e in ultima istanza anche con i club. Aveva chiesto che si creasse una cabina di regìa. Ora è paradossale che qualcuno si lamenti perché "a me non hanno fatto le sentinelle del voto"».

È mancata una cinghia di trasmissione tra club e partito?

«Non ho detto questo, non voglio creare alcuna contrapposizione. I club, per come li intende Berlusconi, sono Forza Italia tra la gente. Magari mi piacerebbe trovare un dialogo cotruttivo con chi, invece, rappresenta il partito nelle istituzioni. Se il presidente ha voluto queste strutture, magari vuol dire che qualcuno aveva smesso di ascoltare il territorio».

Ha parlato con Berlusconi al telefono. Cosa le ha detto?

«Di andare assolutamente avanti col progetto. L’obiettivo è costruire una stabile e consapevole maggioranza politica, alternativa alla sinistra. Un sogno e un progetto per cui valga la pena combattere. Se qualcun altro, invece, ha in mente di costruire un partitino minoritario e marginale del 10%, potrà fare certamente a meno del mio contributo».