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 2014  maggio 27 Martedì calendario

Usura per Sette - Ogni trimestre la Banca d’Italia pubblica una tabella con il tasso soglia di usura per ogni differente forma di finanziamento, dalle aperture di credito in conto corrente (il tasso di usura per questa categoria è del 18,35% fino a 5mila euro, e del 16,575% oltre 5mila) agli scoperti senza affidamento (24,25% fino a 1

Usura per Sette - Ogni trimestre la Banca d’Italia pubblica una tabella con il tasso soglia di usura per ogni differente forma di finanziamento, dalle aperture di credito in conto corrente (il tasso di usura per questa categoria è del 18,35% fino a 5mila euro, e del 16,575% oltre 5mila) agli scoperti senza affidamento (24,25% fino a 1.500 euro e 22,7625% oltre i 1.500). Per fissare il tasso da usura, il procedimento seguito dalla Banca d’Italia è il seguente: gli uffici dell’Istituto Centrale calcolano il Tegm (tasso effettivo globale medio) per ogni tipo di finanziamento rilevandolo dalle condizioni offerte dalle banche sul mercato; a questo dato medio aggiungono un quarto dello stesso tasso, ossia il 25%; infine, al tasso maggiorato del 25% aggiungono ancora altri 4 punti percentuali. Usura, dal latino «usus», che indica l’utile che va riconosciuto al creditore in aggiunta alla restituzione del bene mobile o del denaro ottenuto in prestito. L’uso della parola è attestato nella lingua italiana a partire dal 1240, mentre «usuraio» risale al 1306. Più recenti le parole «strozzino» e «strozzinaggio»: la prima è del 1863, la seconda del 1905. Sul volume di denaro che è capace di muovere l’usura manca il dato complessivo. Comunque, tanto per avere un’idea, nel 2013 la Finanza ha sequestrato agli usurai italiani 168,8 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente questa cifra è cresciuta del 1.250%. Si calcola che in Campania i commercianti soggetti a usura siano 26mila (uno su tre), per un giro di affari di 1,8 miliardi di euro all’anno. Dal 2010 al 2012, 245mila imprese hanno chiuso a causa del sovraindebitamento e dell’usura. Circa 200mila commercianti sono rimasti coinvolti in rapporti usurai. Quasi raddoppiato il numero degli usurai, passati, nel giro di pochi anni, da 25mila a oltre 40mila. Numeri dell’associazione SOS Italia: il giro di affari dell’usura sfiora 20 miliardi di euro e si concentra particolarmente nelle regioni Campania, Lazio e Sicilia. Solo nel 2013 le denunce di persone vittime di azioni di usura sono state circa 600mila ma tanti altri non trovano il coraggio di farlo. Annota la Finanza: prestare il denaro a strozzo «non è più solo affare di antichi “cravattari”, ma ormai attività imprenditoriale nella forma di società finanziarie». Tra i tassi d’interesse applicati dagli usurai, spiccano quelli di Roma, dove ci sono state richieste fino al 1.500 per cento annuo. Un po’ meno ad Aprilia col 1.075. A Firenze siamo al 400, in Puglia i clan chiedono il 240, in Calabria nel Vibonese si arriva al 257 mentre nella Locride il tariffario scende al 200. Un po’ meno nel Nord col 180 nel Padovano e il 120-150 del Modenese. Il 70% delle indagini per il reato di usura viene archiviato. Sos Impresa ha esaminato i diversi casi di usura tra il 2008 e il 2011: l’usura criminale mafiosa è passata dal 20,1% sul totale dei casi nel 2008 al 40% del 2011. Nel 65% dei casi l’usuraio è in combutta con altri, il 25% agisce nell’ambito di un’associazione a delinquere (16%) oppure mafiosa (9%), mentre solo il 10% opera da solo. «I liberali che non sono tutti usurai, dovrebbero spiegarci perché gli usurai sono tutti liberali» (Ezra Pound). «Fenus pecuniae, funus est animae», il profitto del denaro è la morte dell’anima (Papa Leone Magno). Il codice di Hammurabi prevedeva che si applicassero interessi su prestiti fino al 50-70%. Nella legislazione giustinianea i primi massimali relativi all’usura su base annua: i senatori non potevano chiedere più del 4%, la maggior parte della popolazione non poteva chiedere più del 6%, gli uomini d’affari non potevano superare l’8%; ma per i prestiti marittimi, ad alto rischio, si poteva giungere al 12%. In un manoscritto anonimo del Duecento si legge che chi presta soldi in cambio di interessi commette un peccato contro la natura, «pretendendo di generare denaro dal denaro, come un cavallo da un cavallo o un mulo da un mulo». Nel manuale per confessori il vescovo inglese Tommaso di Cobham: «L’usuraio punta a guadagnare senza lavorare, addirittura dormendo; ciò va contro il precetto del Signore che ha detto: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”». «Gli usurai non partecipano al lavoro degli altri uomini e perciò non subiranno il castigo degli uomini, ma quello dei diavoli. La quantità di denaro che hanno guadagnato con l’usura corrisponde alla quantità di legna inviata agli Inferi per bruciarli» (il predicatore francese medievale Giacomo di Vitry). Un domenicano di Lione narra un episodio: «Nell’anno del signore 1240, a Digione, un usuraio volle celebrare le sue nozze con grande sfarzo. Mentre i due promessi sposi felici stavano per entrare in chiesa accadde che una statua di pietra raffigurante un usuraio trascinato all’Inferno dal Diavolo si staccò e cadde con tanto di borsa sulla testa dell’usuraio in carne e ossa, uccidendolo». Gli Scrovegni, ricchi mercanti padovani del XIII secolo. Dante mise il padre Rainaldo nel girone degli usurai. Il figlio Enrico spese un sacco di soldi per far affrescare una cappella da Giotto. Al pittore diede istruzioni di occultare qualsiasi raffigurazione del denaro, per allontanare il più possibile il collegamento con la sua attività finanziaria. Enrico stesso si fece rappresentare nel lato degli eletti. Lo stesso Giotto era un cinico strozzino, che prestava soldi e telai a usura. Dante, nel canto XVII dell’Inferno, mette gli usurai tra i peccatori violenti contro Dio nell’operosità umana, in quanto si sono arricchiti grazie al denaro e non al lavoro. Sono costretti a stare seduti nel sabbione arroventato dalla pioggia di fiammelle, con al collo una borsa, simbolo della loro colpa. Storielle moralistiche medievali sugli usurai. Quella della scimmia che, durante un viaggio in mare, si arrampicò sull’albero maestro con la borsa dell’usuraio e, riconosciute dall’odore le monete guadagnate ingiustamente, le scaraventò in mare. Quella dell’usuraio morto del quale fu impossibile sollevare la bara per l’eccessivo peso dell’anima eccetera. Jacques Le Goff sostiene che il concetto di Purgatorio fu elaborato nel XII secolo (sulla base della distinzione scolastica tra peccati “veniali” e “mortali”) per attenuare la condanna ecclesiastica della pratica dell’usura. Parenti e conoscenti dell’usuraio potevano con preghiere, offerte, intercessioni, suffragi, abbreviare il periodo di sofferenza del condannato, aprendogli le porte del Paradiso. Questo ovviamente a condizione che l’usuraio, sul punto di morte, si fosse pentito e avesse manifestato l’intenzione di restituire il maltolto o quanto meno le eccedenze. Perché l’immagine dell’usuraio è stata legata spesso a quella dell’ebreo. Fino al XII secolo il prestito a interesse non metteva in gioco somme considerevoli e riguardava quasi sempre grano, vestiti, materiale: alla fine si riceveva una maggior quantità delle stesse cose prestate. Era essenzialmente nelle mani degli ebrei perché a questi venivano proibite molte attività produttive. Non restava loro altro che far rendere il denaro, che era cosa vietata per i cristiani. Nel Deuteronomio c’è scritto che gli ebrei non possono prestare a interesse ai fratelli, cioè alle persone della loro stessa comunità. Ma possono farlo con gli stranieri. Secondo il Corano, non si possono ottenere interessi sui prestiti (divieto del ribā). John Rockefeller fece il primo affare a 7 anni, catturando e vendendo tacchini selvatici, e con il ricavato prestando soldi a usura ai compagni di scuola.