Costanza Rizzacasa d’Orsogna, IoDonna 24/5/2014, 24 maggio 2014
DOTTORE LA PREGO, MI FACCIA UN PIEDINO MODELLO CENERENTOLA
È TUTTA COLPA di Cenerentola e di quel suo piedino che stava a pennello nella scarpetta di cristallo, costringendo Anastasia e Genoveffa a mozzarsi un dito e un pezzo di calcagno pur di entrarvi. Oggi, negli Stati Uniti, frotte di donne si presentano dal chirurgo plastico con scatole di tacchi impossibili e punte esagerate, supplicando “Make them fit”, fammici entrare, a costo di amputare un mignolo. Perché, come scriveva Richard Newbury, dentro ogni donna c’è un’Imelda Marcos che lotta per uscire.
L’ultima follia d’Oltreoceano è rifarsi i piedi. Pratica esplosa in questi anni grazie a stilisti virtuosi della scarpa e poi reclamizzata da chirurghi & Co con nomi da fiaba e forme (e altezze) impossibili. Perché quante si sottoporrebbero ad “asportazione dello sperone osseo con viti di fissaggio”? Molto meglio chiamarlo “il Cinderella”: intervento che “asfalta” il piede, rimpicciolendolo di quasi due misure, messo a punto a Beverly Hills dal luminare Ali Sadrieh, secondo cui «la plastica alle estremità è come un corso di autostima. «Perché permettere a donne afflitte da unghie incarnite, tendiniti e alluci valghi di calzare sandali estremi e décolletées del desiderio è come regalare un sogno: non ha prezzo» conclude.
UN PREZZO, invece, ce l’ha, e favoloso: servono tra 750 e 1.500 dollari (tra 550 e mille euro circa) per i filler; ma si sale fino a 15 mila (sugli 11 mila euro) per la chirurgia. Eppure niente ferma queste Carrie Bradshaw al cubo: neanche il dolore - atroce, dicono - delle iniezioni che costringono a dosi di antidolorifico da cavallo. Così c’è il “Perfect 10” o accorciamento del dito del piede, anelato dalle “top”, che a quanto pare non scioperano più come fecero anni fa contro le Armadillo di Alexander McQueen (le scarpe dalla zeppa altissima, ndr), ma anche il “Model-T”, che il dito lo allunga, e il “Foot Tuck”. Che funziona come il cuscinetto in gel del Dr. Scholl’s, ma è in pelle umana - la vostra - e permanente. Ottenuto prelevando grasso dall’addome e iniettandolo nella pianta del piede: il Nirvana dei tacchi, e ti fanno pure un po’ di lipo gratis. A New York, invece, impazza il “Toe Tuck”, che per duemila dollari (1.500 euro o giù di lì) per dito fa la liposuzione al mignolo e corregge l’alluce dell’autostoppista.
LO HA INVENTATO Oliver Zong, che al grido di “Designer feet for designer shoes”, piedi d’alta moda per scarpe d’alta moda, combatte la “toebesity”, l’obesità dell’arto, e gira il mondo alla ricerca dei casi più eclatanti. Davvero ci meritiamo di sopravvivere come specie? «Dita a martello, funghi, borsiti. È una tragedia » spiega costernata al New York Times Suzanne Levine, podologa delle celebrità e fondatrice dell’Institute Beauté sulla Park Avenue, che più che una clinica sembra uno showroom e non a caso: prima degli interventi c’è il fashion consulting con cui si scelgono i modelli di scarpe che si vogliono indossare. «Ci sono donne che non vanno più in spiaggia né in piscina, tanto i propri piedi le imbarazzano. Bisogna far qualcosa». Lei, al posto degli schiaffi, propone iniezioni di tossina botulinica per combattere il sudore, terapie a base di piastrine e cellule staminali per ringiovanire l’estremità. Nei suoi libri - tutti bestseller, va da sé - insegna gli esercizi per piedi sempre snelli, sexy e resistenti a slogature. Shoes and the City, insomma, ma chissà che l’ossessione non colpisca presto anche l’Italia, dove intanto furoreggia la Stiletto Academy, (stilettoacademy.com) che su certi strumenti di tortura insegna a camminarci.
È IL MONDO all’incontrario dove non sono le scarpe a doversi adattare ai nostri piedi, ma noi a loro. L’ultima frontiera di un mestiere che in realtà non ne conosce, grazie a un narcisismo cosmico che sembra più forte di qualsiasi recessione. Come il boom fra i ventenni americani di interventi per selfie perfetti (rinoplastiche + 10%, blefaro +6%, trapianti di capelli +7 %). O i futuristici traguardi della Corea del Sud, capitale mondiale della plastica, dove ricorre al bisturi una persona, uomo o donna, ogni 77, e il 20 per cento ha tra 19 e 49 anni. Qui, dove impazza lo “Smile lipt” (due incisioni agli angoli della bocca per sollevare il labbro superiore, creando un sorriso permanente), la chirurgia è talmente radicale che ai pazienti, dopo, vengono forniti nuovi documenti d’identità - perché in troppi ormai venivano fermati alla dogana. Di fronte a tutto questo, cosa saranno mai due colpi di bisturi al piede? Del resto chi, oggi come oggi, comprerebbe un altro paio di scarpe, magari addirittura comode, se i tacchi killer non entrano più? Quello sì, sarebbe folle.