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 2014  maggio 27 Martedì calendario

K’UOMO DI DUE CHAMPIONS SULLA PANCHINA PROMESSA

Questa volta la campana per Filippo Inzaghi non è suonata a vuoto: dopo due falsi allarmi (nel maggio 2013 e nel gennaio scorso) la panchina del Milan sarà sua. L’operazione che Adriano Galliani avrebbe voluto portare a termine dopo l’esonero di Allegri è andata in porto con qualche mese di ritardo. Esce un uomo record, ne entra un altro e lo slogan si rafforza: il Milan resta ai milanisti.

Ripartenze Perché, se Seedorf è l’uomo delle coppe Campioni (quattro con tre squadre diverse) Inzaghi è un altro uomo dei sogni: al suo nome è legata l’ultima Champions, quella vinta ad Atene, con il compimento della grande vendetta sul Liverpool. E a vendicarsi non poteva che essere lui, che aveva vissuto in tribuna la sfida persa dal Milan a Istanbul. Ma al suo nome e alla sua faccia magra è legata anche l’immagine di una rinascita sportiva dopo un grave infortunio. E alla sua sfrenata passione per il gol è legata la prima piccola impresa del Milan ancelottiano, la rimonta del 2002 con conseguente qualificazione ai preliminari di Champions League.

Preferenze Galliani stravede per Inzaghi. «Io prendo gli attaccanti guardando le cifre sull’almanacco. Inzaghi non poteva che conquistarmi». Raccontava una volta la sua compagna che Galliani era capace di star su tutta la notte appiccicato a Milan Channel per rivedere i gol di Inzaghi. Pippo è sempre stato l’idolo di tutta la famiglia, tifosi compresi, e se Berlusconi ha sempre avuto un enorme feeling anche con tanti stranieri (Sheva, Van Basten) non c’è dubbio su chi conquisti il primo posto nella classifica dell’a.d.: Inzaghi, il mito della curva sud. Non che Filippo non piaccia a Berlusconi, anzi, e lo dimostra l’investitura di ieri. Ma con Galliani Inzaghi condivide un modo assoluto di vivere il pallone: il calcio nella sua essenzialità, le statistiche, i gol. Un’ossessione, per tutti e due.

Dedizione L’Inzaghi che dopo tante nomination conquista il Milan è il predestinato numero uno, scelto per la sua dedizione e per le manie positive che ha cercato di instillare nei ragazzi del settore giovanile. E’ l’Inzaghi perennemente a dieta, è l’Inzaghi che mette la passione per il calcio fra gli affetti di famiglia. Se Seedorf rappresentava la perfezione del gesto tecnico, Inzaghi rappresenta il successo e le cadute, la gioia e le delusioni, come quella di non essere inserito dalla Uefa fra i migliori attaccanti della Champions 2007; rappresenta la dote naturale che ne ha fatto un goleador micidiale, ma anche l’applicazione che gli ha consentito di restare al vertice. Inzaghi ha il Milan sulla pelle, come Galliani, e non dirà mai che il calcio è sorriso o bellezza. Il calcio di Inzaghi è lampo e rabbia e lui si è sempre divertito faticando. Magari funziona anche questa volta.