Renato Franco, Corriere della Sera 27/5/2014, 27 maggio 2014
FAZIO : HO IN MENTE UNA NUOVA TV MA SENZA RINUNCIARE A LUCIANA
[Intervista a Fabio Fazio] –
Il direttore di Rai1 Leone aveva detto che lei era la prima scelta per Sanremo 2015. Ha pensato davvero di presentarsi per la terza volta di fila?
«Prima o poi un altro Sanremo ci sarà. Ma adesso ho molta voglia di novità. Mi vorrei concentrare su progetti nuovi a lungo termine. Ho alcune idee e vorrei provare a realizzarle. In tv sta cambiando tutto. È cambiato il modo di guardarla e di conseguenza dobbiamo anche pensare di farla in modo diverso».
Fabio Fazio chiude la sua stagione. Domenica è andata in scena su Rai 3 l’ultima puntata di «Che tempo che fa», una media di oltre 3 milioni di telespettatori e puntate che hanno superato i 6 milioni con picchi del 20% di share. La novità è stato il nuovo segmento «Che fuori tempo che fa» con il conduttore e Massimo Gramellini a commentare le notizie della settimana con ospiti e collegamenti in diretta.
A «Che fuori tempo che fa» avete anche parlato di scienza, in prima serata, attraverso i racconti diretti dei ricercatori. Sembrava un azzardo.
«Invece “Che fuori tempo che fa” ha dato risultati davvero insperati, al punto che l’anno prossimo diventerà il programma del sabato: in due mesi abbiamo fatto più del 9% di share di media, il programma ha una potenzialità molto forte. Il sabato è un giorno difficile, mi piacerebbe che il programma diventasse un’anteprima delle conversazioni tra amici del sabato sera».
La domenica resta invariata, sempre con Luciana Littizzetto.
«Il nostro è un sodalizio indistinguibile dalla vita reale, non si sa dove finisce uno e comincia l’altro. Mi piacerebbe costruire nuovi progetti con lei. Chissà... Ho tre anni di contratto con la Rai, un tempo sufficiente per l’elaborazione di una novità, come è stato con Gramellini ora, prima ancora con Saviano, ancora prima con “Anima mia” e “Quelli che il calcio”».
Tornando a Sanremo, cosa non ha funzionato quest’anno?
«L’errore è stato ripetere uno schema che avevamo già fatto e la responsabilità me la prendo. Credo sia però anche doveroso riconoscere le cose eccellenti che sono accadute, dal punto di vista del contenuto, della qualità della musica e del rispetto che abbiamo avuto per gli artisti. Molte delle canzoni di Sanremo ancora oggi sono trasmesse dalle radio. Certo, se si misura tutto con gli ascolti... vorrà dire che ho perso contro di me: tre su quattro dei Festival che ho condotto sono stati i più visti degli ultimi 15 anni».
I momenti più belli della stagione?
«Ligabue che canta “Crêuza de mä” a Sanremo, la soddisfazione di essere chiamato dal presidente Napolitano al Quirinale, il nuovo progetto con Gramellini, l’intervista con Albertazzi di due settimane fa, uno degli incontri più belli di questi anni...».
Il più brutto?
«L’irruzione dei due “disoccupati” a Sanremo. Che disoccupati non erano, ma si è poi scoperto nel silenzio generale che erano pregiudicati. È stato un fatto inquietante, che mi ha colpito da subito. Avevo intuito dal primo istante che c’era qualcosa che non tornava. Il dubbio mi è venuto leggendo la lettera che mi avevano dato, calligrafia femminile, una forma e una scrittura dissonante rispetto a quello che dicevano di essere. Continuo a pensare che anche la mancata apertura del sipario non sia stata una casualità».
Grillo e Brunetta hanno avuto spesso da ridire sul suo stipendio.
«Sono abituato, sono un personaggio pubblico, ti adoperano come vettore per ottenere visibilità, titoli sui giornali e nei tg. Ma allargherei il discorso. C’è una questione più profonda e di difficile soluzione. C’è un clima, un uso del linguaggio, una disponibilità a far leva su cose e persone con una tale violenza e aggressività che mi lascia sgomento. Di fronte alla prepotenza è difficile reagire: come quelli che litigano per un parcheggio. Che fai? Fai davvero a cazzotti per un posto auto? Sono 20 anni che viviamo di pancia e non di testa, un atteggiamento che sta creando grandi guai dal punto di vista della convivenza civile e del panorama urbano nel quale ci muoviamo».
Renzi chiede sacrifici alla Rai: parla di tagli per 150 milioni. Sono necessari?
«Il rischio è che si trasformino in tagli lineari sui programmi. Invece proprio oggi il prodotto e il ruolo dell’editore, vista la frammentazione degli ascolti, dovrebbe essere centrale. I contenuti dovrebbero assumere ancora più valore, la sfida è cercare di mantenere la qualità e mantenere gli stessi investimenti, nonostante il pubblico sia fisiologicamente diminuito, disperso sui vari vettori e sulle differenti piattaforme. E poi, come succede in altri Paesi, l’ascolto di un programma dovrebbe tenere conto anche delle visualizzazioni nei giorni successivi alla messa in onda. Bisogna adeguare la mentalità ai tempi che stiamo vivendo».
A novembre compie 50 anni, che regalo si farà?
«Odio le feste, rifuggo le celebrazioni, non voglio fare niente. Vorrei salire sul Monte Bianco quest’estate, questo sì».
È nel mezzo del cammin di sua vita, cosa vorrebbe venisse scritto sulla sua lapide?
«Qualunque cosa, tanto non potrò leggerla».