Sergio Romano, Corriere della Sera 27/5/2014, 27 maggio 2014
I BISTICCI FRANCO-AMERICANI FRA INTERESSI E AMBIZIONI
A Parigi, si è dimessa la direttrice di Le Monde accusata, fra l’altro, di essere filoamericana. Gli americani hanno aiutato la Francia durante la Prima guerra mondiale e l’hanno salvata durante la Seconda. L’America ha poi significativamente aiutato la Francia nella guerra indocinese giungendo al punto di sostituirla nelle attività belliche. Perché l’opinione pubblica francese è decisamente antiamericana?
Pietro Volpi
Caro Volpi,
La sua contabilità richiede qualche aggiustamento. Nella Prima guerra mondiale gli Stati Uniti hanno combattuto soltanto per qualche mese, la Francia per più di quattro anni. Gli americani morti durante il conflitto furono 80.000, i francesi un milione e 383 mila. Se il presidente Wilson entrò in guerra nella convinzione che la vittoria della Germania sarebbe stata una colossale iattura, è l’America che ha contratto con la Francia un debito di gratitudine. La decisiva importanza dell’intervento americano nella Seconda guerra mondiale è fuori discussione, ma l’aiuto fornito da Washington alla Francia durante la guerra d’Indocina fu complessivamente modesto. È certamente vero, tuttavia, che nella storia dei rapporti franco-americani vi sono state, accanto a momenti di grande amicizia (il sostegno militare della Francia ai coloni americani insorti contro il dominio britannico), fasi di freddezza e reciproca diffidenza. Nei negoziati che precedettero la firma del Trattato di Versailles, la Francia di Clemenceau fu spesso irritata dal modo in cui il presidente Woodrow Wilson pretendeva rifare la carta d’Europa. Agli inizi della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti riconobbero il regime del maresciallo Pétain e aprirono un’ambasciata a Vichy: una decisione che irritò comprensibilmente De Gaulle e i suoi seguaci. Roosevelt non volle che il generale francese partecipasse, in rappresentanza del suo Paese, alle conferenze inter-alleate del Cairo, Teheran, Yalta. E De Gaulle non esitò a uscire dall’organizzazione militare del Patto Atlantico nel 1966 quando decise che soltanto così il suo Paese sarebbe stato libero di perseguire una politica militare indipendente. In anni più recenti (2003), la Francia ha impedito che gli Stati Uniti invadessero l’Iraq con il beneplacito dell’Onu.
Dopo il ritorno della Francia nella Nato all’epoca della presidenza di Nicolas Sarkozy, i rapporti sono stati più distesi, gli screzi più rari. Ma dietro le ripetute baruffe del passato vi è un fattore più culturale che politico. I due Paesi si considerano entrambi modelli di civiltà, portatori esemplari di valori universali. La Guerra d’indipendenza americana precede la Rivoluzione francese, ma i più intelligenti e influenti leader americani di quegli anni, da Franklin a Jefferson, furono molto influenzati dall’Illuminismo francese e dal clima intellettuale della Francia pre-rivoluzionaria. Nei momenti peggiori i due Paesi si fanno i dispetti; nei momenti migliori sono in gara per proclamare, ciascuno a suo modo, la loro eccezionalità.