Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 27/5/2014, 27 maggio 2014
SOLDI DAI CARAIBI A LUGANO E ORA SI INDAGA SUI PROGETTI IN CINA E MONTENEGRO
ROMA — La decisione di eseguire gli arresti è stata presa quando si è temuto che Corrado Clini potesse andare all’estero. Accelerazione improvvisa di un’indagine avviata lo scorso anno dai magistrati di Ferrara che adesso incrocia le nuove verifiche condotte dai pubblici ministeri di Roma. Perché quel progetto di finanziamento in Iraq che avrebbe consentito di far uscire soldi dalle casse del ministero dell’Ambiente e farli arrivare in parte su un conto riconducibile all’ex ministro e attuale direttore generale del dicastero, potrebbe essere un tassello di un sistema ben più congegnato. Il primo capitolo di una vicenda per la quale gli inquirenti della capitale ipotizzano l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e stanno spulciando tra i contratti già siglati in Cina e in Montenegro. Lì dove sono arrivati altri flussi finanziari da decine di milioni di euro che potrebbero celare la «cresta» per lo stesso Clini e per altri manager coinvolti negli investimenti oltrefrontiera.
Le società «cartiere» per le fatture
L’inchiesta si concentra su un giro di fatture false e trasferimenti di denaro dall’Italia all’Olanda con tappe alle Nevis Island ai Caraibi e approdo finale in Svizzera, a Lugano. Al centro degli accertamenti c’è la «Med Ingegneria» che fa capo all’ingegner Augusto Calore Pretner, anche lui finito ieri ai domiciliari, che entra nel consorzio «Nature Iraq» e partecipa al progetto sponsorizzato dal ministero. I finanzieri guidati dal colonnello Sergio Lancerin accertano che proprio alla organizzazione non governativa sono intestate le «pezze d’appoggio» necessarie all’uscita di denaro per prestazioni inesistenti. Individuano le altre società che compaiono nel giro d’affari e scoprono che alcune sono di dominio estero, con sede nei paradisi fiscali dell’America Centrale.
L’attenzione si concentra in particolare sulla olandese «Orient Invest» e sulla «Coolshade Ltd» di Nevis. E si scopre che sono almeno una ventina le fatture false per oltre tre milioni e 500 mila euro emesse tra il 2007 e il 2011. Ma soprattutto si verifica che sin dal 2003, quando viene firmato il «Memorandum» d’intesa tra il ministero dell’Ambiente e la ong, «Clini ha sempre firmato le disposizioni di pagamento in favore di Nature Iraq». Vuol dire — questa è l’accusa — che aveva la piena consapevolezza di dove finissero e come fossero utilizzati i soldi pubblici.
La cassaforte in Svizzera
«Nature Iraq» ha sede a Dubai, i finanziamenti destinati al progetto vengono invece spediti in una banca di Amman. Ma non tutti. Una parte va in Olanda, passa ai Caraibi, poi torna in Svizzera, sempre sullo stesso conto corrente aperto presso una banca di Lugano. È quel deposito, dice l’accusa, la cassaforte di Clini e del suo «socio» Pretner. Perché è lì che transita il denaro fatto rientrare dai paradisi fiscali prima di essere destinato ai loro conti personali, anch’essi aperti nel Canton Ticino.
Ecco perché dopo aver notificato l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice di Ferrara Piera Tassoni, i finanzieri hanno consegnato a Clini e Pretner un provvedimento di «sequestro per equivalente» che prevede il blocco degli immobili e di altri beni fino a raggiungere la somma complessiva di tre milioni e 400 mila euro.
I nuovi accordi stretti all’estero
È soltanto l’inizio. Altri sviluppi possono avere le indagini avviate a Roma su altri investimenti internazionali da milioni di euro che sarebbero stati utilizzati da Clini per «accantonare» provviste di denaro da dirottare poi nella propria disponibilità. In Cina sono stati siglati almeno due «Memorandum» d’intesa e anche con il Montenegro ci sono accordi che da tempo sono finiti sotto osservazione proprio perché sarebbero stati utilizzati come paravento per appropriarsi dei soldi pubblici.
Le verifiche avviate dai magistrati con il reparto «Tutela spesa pubblica» della Guardia di finanza hanno già consentito di individuare altre persone che avrebbero fornito supporto a questa attività illecita, soprattutto per quanto riguarda il trasferimento delle somme all’estero. Tra Roma e Ferrara gli indagati sono più di dieci e già nei prossimi giorni l’indagine potrebbe arrivare a nuovi sviluppi.