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 2014  maggio 26 Lunedì calendario

LA CANZONETTA RUSSA CON CUTUGNO E AL BANO


Pochi lo sanno, ma L’Italiano di Toto Cutugno è, dopo Volare di Domenico Modugno, la canzone italiana più popolare all’estero e quella che rende maggiormente nei guadagni dei diritti d’autore (Siae).
Siamo abituati a pensare che solo Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Bocelli siano conosciuti fuori dalla nostra patria ma non è così. Soprattutto nei paesi legati in passato all’ex Unione Sovietica, grazie alla diretta del Festival di Sanremo, i nostri artisti più acclamati si chiamano Al Bano, Riccardo Fogli, Ricchi e Poveri, Pupo e – più di ogni altro – Toto Cutugno, vera leggenda in Russia, capace di fare soldout nei concerti con 7-10.000 persone (Crocus City Hall a Mosca, ad esempio). Il motivo di questo amore smisurato per la canzone melodica italiana lo spiega bene Riccardo Fogli, intervistato dal Fatto: “Siamo stati i primi artisti stranieri ad essere visti in tv; molte delle nostre canzoni sono rimaste nei loro cuori. Abbiamo rappresentato per il pubblico dell’est Europa una novità fortissima che ha cambiato la loro vita. Hanno imparato l’italiano grazie alle nostre canzoni. Per loro l’Italia rappresentava un sogno – ed è ancora così – ma prima era irrealizzabile spostarsi ad esempio dall’ex Urss. Noi facciamo parte del loro immaginario collettivo, dei loro sogni. Storie di tutti i giorni, Malinconia, Mondo sono state memorizzate; i russi ci dicono che l’italiano è la loro lingua del cuore. Ci dicono che siamo fratelli, che abbiamo molte cose in comune: amano la nostra umanità, i nostri brand, gli spaghetti , il vino. Forse è anche merito nostro se oggi i Russi amano l’Italia”. Gli fa eco Al Bano, anche lui popolarissimo da queste parti: “All’estero è il Made in Italy che funziona. Giappone, Cina, Russia tutti conoscono i testi in italiano. Anche quando vado a suonare in America e Canada trovo sempre una fusione tra italoamericani e russi oppure armeni, hanno lo stesso Dna. Felicità, Nel sole e i classici come Va pensiero sono tutti parte integrante del mio repertorio ed esprimono per molti un legame forte con l’Italia. Stiamo anche organizzando una serie di concerti con Umberto Tozzi e Toto Cutugno: la prova generale è stata a Sofia, in Bulgaria ed abbiamo fatto il botto. Io vado dove mi chiamano, è la meta più sicura”. L’anno scorso l’evento principale in Russia è stata la reunion con Romina Power a Mosca, un successo oltre ogni previsione , ci sarà una replica anche da noi? “Sta organizzando tutto il manager russo che detiene l’esclusiva per me e Romina”, racconta Al Bano, “si chiama Andrej Agapov ed è il più grande promoter dell’ex Urss. Mi fido di lui e sono certo che faremo un unico grandissimo concerto, qualcosa che lascerà il segno”.
Fogli, presente all’evento a Mosca, parla di serata iperbolica: “Ho avuto l’onore di essere invitato alla serata, non potete immaginare i volti del pubblico in estasi”. Al Bano prova a spiegare come mai non ci sono nuovi artisti a varcare le stesse frontiere: “In Italia stanno facendo un prodotto di struttura anglosassone e quindi non si può definire italiano ed è un peccato. Mi auguro che ci siano cantanti migliori di me tra i giovani. Io sono il peggior critico di me stesso e questo mi impone di migliorarmi di anno in anno. Mi piace molto Tiziano Ferro, Mengoni ha una grande bella vocalità. Noi nascevamo da gare durissime : Sanremo, Canzonissima, Un disco per l’estate e duravamo nel tempo. I giovani di adesso quanto possono reggere? Il consumismo che c’è in tutte le cose è arrivato anche nella musica. Oggi a 15 anni ti piace un cantante e l’anno dopo hai già cambiato simpatie”. Ma il calore del pubblico è lo stesso – ancora - anche nel nostro Paese? “In Italia faccio molte date nelle piazze, nelle feste popolari, sono un vero runner, un maratoneta”, stigmatizza Fogli, “a Frosinone abbiamo appena fatto un bel concerto con oltre 10.000 persone. Mi sento molto amato, quando faccio benzina mi devo fermare a firmare dieci autografi o fare un selfie con lo smartphone, ci scambiamo bei ricordi con il pubblico. Certo se mi chiamasse Carlo Conti al prossimo Festival sarei felicissimo ma solo se riservasse a noi cantanti storici una dimensione curata”. Al Bano la butta sul ridere: “I fan? Finché hai 40, 45 anni li trovi ad aspettarti fuori dal concerto poi, successivamente, appartieni a un pubblico maturo. L’entusiasmo lo senti dentro il teatro, in quella dimensione, anche se qualche persona ti aspetta sempre per l’autografo. Quando ero più giovane c’era chi si strappava i capelli (ride, ndr)”. Fare concerti in Russia può far scoprire qualcosa di interessante: “Quando sono in tour in quel paese, magari scopro che in una cittadina sconosciuta costruiscono i motori per i trattori”, confida Fogli, “in un’altra sviluppano i reattori dei missili; curioso sempre ovunque mi trovi”. Forse potrebbe convincere i suoi ex colleghi Pooh a fare un concerto a Mosca: “Io e i miei amici Pooh cantiamo diversamente uguali (ride, ndr). Il 3 gennaio sono stato a Bergamo a ricordare il grande compositore Valerio Negrini e ci siamo rivisti, molto emozionati. Vedremo”. Ma com’è la giornata ideale di uno dei nostri portabandiera in Russia? L’abbiamo chiesto a Toto Cutugno, il più assiduo e rispettato cantante nel paese di Putin: “Arriviamo in aeroporto e ci viene a prendere una macchina con autista fino all’hotel, vado nella suite e trovo la mia frutta: diciamo che mi coccolano. Adesso in genere mi alzo all’una e mezza, le due di pomeriggio. Poi faccio le interviste o la conferenza stampa. Alle 16 faccio il sound check: all’estero i concerti iniziano alle 19 e quindi vado in camerino mi preparo e chiedo se c’è gente. In genere Danilo, il mio manager e angelo custode mi comunica che è sold out. Sono concerti singoli non tour veri e propri. I primi tre minuti sono in apnea, agitato ma il pubblico reagisce sempre in maniera pazzesca e mi sciolgo. Ho un traduttore, scherzo e parlo col pubblico. Vogliono sentire soprattutto “Soli”, “Serenata”, “Voglio andare a vivere in campagna”. Non faccio mai bis ma sto tre ore sul palco. Quando esco trovo un grande numero di persone che mi vuole salutare. E poi vado quasi sempre in un ristorante italiano. E torno in hotel e non riesco mai ad addormentarmi fino alle sei di mattino”. Cutugno è stato ricevuto anche da Putin: “Ho suonato per tutti i presidenti. Lui l’ho incontrato recentemente. Durante il concerto era a tavola, poi si è alzato ed è venuto a conoscermi di persona e a ringraziarmi. Ho visto un uomo con degli occhi di ghiaccio come non ho mai visto nessuno. Non credo che sia molto diverso da come appare in pubblico”.
Spesso i nostri cantanti si incrociano, dice Toto: “Raramente ma capita. Ultimamente ho fatto un concerto con Al Bano. Per me è come mio fratello, ha rappresentato molto nella mia vita. Il cantante può piacere o meno ma come uomo è un grande. Io sono un orso e sto nel mio guscio lui invece è un enorme Pr, magari fossi come lui! Sette anni fa ho avuto problemi di salute e Al Bano mi ha fatto conoscere un professore dell’Ospedale San Raffaele, Rigatti: mi ha salvato la vita. Mi avevano trovato un problema alla prostata molto grave e mi hanno detto di operare subito. Gli devo tantissimo. Pensate che siamo stati senza parlarci per una decina di anni e non so ancora il perché”. Ma la nostalgia di esibirsi in Italia c’è?
“Certo che mi manca, è il mio paese. Prima facevo le feste di piazza, sono orgoglioso di questi incontri con il pubblico. Adesso ogni mese ho un controllo e alla mia età non posso più fare troppe fatiche. In più il compenso che ho all’estero qui non me lo danno. Se accettassi un budget minimo, farei le serate che voglio in Italia. Farei dei teatri anche gratis ma con una grande orchestra sinfonica. Con tutti i suoi difetti non c’è un paese bello come il nostro”.

Guido Biondi, Il Fatto Quotidiano 26/5/2014