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 2014  maggio 26 Lunedì calendario

STRASBURGO, RADDOPPIANO GLI EUROSCETTICI


BRUXELLES.
Il successo, tanto atteso quanto travolgente, del Fronte Nazionale in Francia è l’elemento politico forte che emergeva ieri sera dal rinnovo del Parlamento europeo. L’ombra minacciosa di un movimento tra i più euroscettici in uno dei paesi fondatori dell’Unione mette una seria ipoteca sul futuro della politica europea, anche se con ogni probabilità l’assemblea di Strasburgo verrà guidata nel prossimo quinquennio da una grande coalizione di Popolari e Socialisti. Entrambi ieri si sono detti pronti al dialogo.
Secondo le prime stime di ieri sera, i Popolari potrebbero avere 211 seggi (rispetto ai 273 della legislatura precedente), i socialisti 193 seggi (196 nel periodo 2009-2014). I partiti più radicali o estremisti potrebbero strappare il 20% dei parlamentari (in tutto circa 130 secondo le prime valutazioni).
Il significato politico di questo voto è evidente. Popolari e Socialisti saranno costretti a governare insieme, contro l’ondata euroscettica che cercherà nonostante divergenze palesi di trovare sui vari dossiers della futura legislatura punti d’incontro.
Il capolista popolare, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato vittoria ieri sera: «Rivendico la presidenza della Commissione europea», ha affermato. Sia il centro-destra che il centro-sinistra, per bocca dei loro capigruppi uscenti Joseph Daul e Hannes Swoboda, si sono detti pronti al dialogo. Volker Kauder, braccio destro del cancelliere democristiano tedesco Angela Merkel, ha spiegato che l’ex primo ministro lussemburghese è il candidato dei Popolari e che come tale avrà l’appoggio dei democristiani tedeschi nella corsa alla guida della Commissione europea.
La questione è controversa. Il Trattato di Lisbona prevede che la nomina venga fatta dai governi «tenendo conto» del risultato del voto. Il Parlamento ha una interpretazione restrittiva della norma; molti paesi ne hanno una molto più lasca, convinti di poter avere l’ultima parola. Il Consiglio europeo si riunirà domani per un vertice straordinario, proprio per discutere del futuro presidente della Commissione europea. Quanto peseranno i risultati di ieri? I Popolari hanno vinto, ma come minimo dovranno trovare un accordo con i Socialisti.
Erano 751 i seggi in lizza nel voto europeo che si è tenuto tra giovedì e domenica. L’affluenza alle urne è migliorata rispetto alle consultazioni precedenti, al 43,11% secondo le stime di ieri sera, in leggerissimo recupero rispetto al 43% della consultazione elettorale precedente nel 2009. Seppur di pochissimo, è stata invertita una tendenza storica. Dal 1979, ossia dal primo voto al suffragio diretto, il rinnovo del Parlamento europeo ha sempre mostrato un calo dell’affluenza. In Slovacchia, paese della zona euro, il tasso di partecipazione è stato del 13%.
La vittoria dei partiti estremisti in vari paesi - la Francia, la Grecia, il Belgio o la Danimarca - è il riflesso del malcontento popolare nei confronti di una politica europea che non è stata capace in questi anni di affrontare di petto la crisi economica e finanziaria. Al successo hanno anche contribuito leader nazionali che tenendo un doppio discorso - europeo a Bruxelles, nazionalista in patria - hanno perso credibilità agli occhi di molti elettori, indotti a votare per i movimenti più estremisti. Il Fronte Nazionale in Francia ha riscosso il 25% dei voti; Syriza in Grecia il 26-30% dei suffragi.
Partiti radicali, di destra e di sinistra, hanno da ieri una voce assai più importante nell’assemblea di Strasburgo di quanto non sia stato nella scorsa legislatura. Ciò detto, nell’emiciclo non riusciranno più di tanto a influenzare la legislazione europea (insieme Popolari, Socialisti e Liberali hanno 478 seggi su 751). Tuttavia, c’è da chiedersi quale sarà il loro impatto nei singoli paesi e se e quanto i governi di questi stati membri - in primis la Francia - radicalizzeranno le loro posizioni a livello europeo.

Beda Romano, Il Sole 24 Ore 26/5/2014