Angelo Aquaro, la Repubblica 25/5/2014, 25 maggio 2014
SE L’UNICA PROMOSSA È LA GONZO ECONOMY
Maledetti economisti. Ma sì, proprio come gli architetti esecrati da Tom Wolfe. Non è colpa loro se siamo arrivati sin qui? Non fu colpa loro non aver avvistato la Grande Recessione? Non fu colpa loro non aver previsto l’eurodisastro?
Eppure, giura il Financial Times, c’è chi è stato capace di uscire dal coro. Anzi. Per tessere gli elogi di Steven D. Levitt il giornale della City ricorre nientemeno che al paragone proprio di un collega di Tom Wolfe: quell’Hunter S. Thompson che spinse appunto il new journalism di Wolfe e Gay Talese ai confini spericolati del cosiddetto “gonzo journalism”. Sì, “ Freakonomics, il libro del 2005 di Levitt, ha rappresentato per l’economia quello che Paura e Delirio a Las Vegas ha rappresentato per il reportage tre decadi prima”. E cioè? “Invece di presentare le sue scoperte in una luce più obiettiva possibile, Levitt ha inserito se stesso nella storia, vestendo i panni dell’iconoclasta”. Il libro, ricorderete, è stato un successo anche da noi. I contenuti? Bastano titolo e sottotitolo: Freakonomics: il calcolo dell’incalcolabile. Un economista eretico gioca coi numeri per spiegare il lato nascosto del mondo in cui viviamo . Da allora, il prof eretico e fricchettone ha sfornato prima Superfreakonomics e, oggi, questo freschissimo Thinkas a Freak. Che sarà anche ricco di nuove e divertentissime intuizioni: e però già nel titolo puzza, come il precedente, di(economicissimo) sequel. Morale: caro Levitt, va bene mimare il gonzo journalism — ma non è che per gonzi avrà preso noi lettori? Maledetti economisti...
Angelo Aquaro, la Repubblica 25/5/2014