Giovanni Egidio, la Repubblica 25/5/2014, 25 maggio 2014
“IO, SENATORE E GAY COSÌ IN AMERICA SONO RIUSCITO A DIVENTARE PAPÀ”
[Intervista a Sergio Lo Giudice] –
«Quando avevo vent’anni non era pensabile che due gay potessero sposarsi, quando ne avevo trenta forse se ne iniziava a parlare, ma concepire un figlio sarebbe stato inimmaginabile. Così a 50 mi sono sposato a Oslo e adesso che ne ho 53 finalmente sono diventato papà». Sergio Lo Giudice, senatore del Pd, sta tornando a Bologna dagli Usa insieme all’uomo che ha sposato, Michele Giarratano, e al loro figlio Luca. Decisamente più felice che stanco, nonostante un lungo scalo aereo da gestire col piccolo, ha appena finito di rispondere a una lunga fila di sms di amici e colleghi che si rallegravano a più non posso. Si dice «un pò frastornato», e c’è da capirlo.
«È stata una decisione molto meditata, molto voluta, molto desiderata. Ma non è stato facile».
Cosa, soprattutto, non è stato facile?
«Mille ostacoli — giuridici, burocratici, sanitari — da superare. Chi arriva ad avere un figlio in una famiglia arcobaleno come ora siamo noi a tutti gli effetti, davvero lo deve desiderare molto, più che mai se vive in Italia. Per prima cosa sai che dovrai andare all’estero, poi che tornando in Italia dovrai combattere per i diritti di tuo figlio. Per fortuna ormai le famiglie arcobaleno sono a centinaia anche da noi, e quindi esiste una rete organizzativa e di supporto informativo che aiuta molto».
Centinaia non sono poche ma nemmeno molte, siete comunque un’avanguardia, vi sentite dei pionieri?
«Detto che ormai le famiglie dell’associazione arcobaleno sfiorano il migliaio, e che un’associazione rappresenta pur sempre una parte e mai la totalità, per quanto ancora poche cominciamo a essere una realtà consistente di cui spero si terrà conto e si parlerà un pò di più anche nel nostro Paese».
Il dibattito sull’opportunità che due genitori dello stesso sesso possano svolgere al meglio le funzioni genitoriali lo considera ormai superato?
«Niente affatto, anche io e il mio compagno, come tutti quelli nella nostra situazione credo, ci siamo interrogati a lungo. E abbiamo via via scoperto che esiste una fitta letteratura in merito, soprattutto in America, che stabilisce come i figli nati da due genitori dello stesso sesso non abbiano alcun deficit, psicologico o ambientale, rispetto agli altri. A fare la differenza è l’armonia del nucleo familiare. Quindi bene che se ne discuta, il problema anzi è opposto, e cioè che in Italia quel dibattito non è nemmeno mai iniziato».
Se ne parla poco e com’è noto esistono forti resistenze in merito, non solo da parte della Chiesa. Quali altri ostacoli vi state preparando ad affrontare?
«Per fortuna l’esperienza ci insegna che un figlio spesso aiuta anche l’integrazione delle famiglie arcobaleno, perché i bambini sanno sciogliere meglio di chiunque altro i nodi invisibili della diffidenza. La questione più seria riguarda semmai i diritti del genitore non legale. Ed è una questione grave. Se per ipotesi dovesse venire a mancare il genitore che ha concepito, l’altro, al compimento dei 12 anni del bimbo, potrebbe perfino vederselo sottratto dalla famiglia d’origine del concepente. In altri paesi la posizione dei due genitori è già equiparata, come il buon senso consiglierebbe. Da noi esiste lo ius sanguinis, ma esiste anche un progetto di legge che abbiamo presentato io e Luigi Manconi per modificarlo».
Solo una coppia arcobaleno benestante può permettersi di avere un figlio?
«Eh purtroppo sì, basta calcolare i viaggi in America che abbiamo dovuto fare per capire che una certa spesa va sostenuta. Del resto in Italia non è consentito, e quindi non avevamo alternative».
Quando si concepisce un bambino con la tecnica dell’utero in affitto, che rapporto si instaura con la donna che vive la gestazione?
«Ecco, una cortesia, non chiamiamolo più “utero in affitto”, è un modo sbagliato di comunicare, meglio dire “gestazione per altri”, stiamo combattendo anche per aggiornare il linguaggio».
Benissimo, nella gestazione per altri che tipo di rapporto si instaura con la gestante?
«Un bellissimo rapporto nel nostro caso, ma so che è quasi sempre stato così anche per le altre coppie arcobaleno. Noi abbiamo conosciuto e frequentato a lungo la donna che ha tenuto in grembo Luca. Abbiamo anche conosciuto la sua famiglia, siamo stati insieme al mare, gli abbiamo raccontato la nostra vita e loro lo hanno fatto con noi. Le stiamo già mandando foto di Luca durante questo viaggio di rientro e lei presto verrà a trovarci a Bologna. Non è solo una questione di affetto che si instaura, è anche bene che il bambino sappia da subito il modo in cui è venuto al mondo, e quanto amore abbia avuto attorno a lui».
Come è stata accolta dal mondo della politica a cui lei appartiene la sua scelta di paternità?
«Finché abbiamo potuto l’abbiamo tenuta il più riservata possibile, poi l’avete scritta voi sabato e stamattina mi sono arrivati centinaia di messaggi ma non solo da politici, da amici di ogni genere».
Le ha scritto anche Renzi?
«Ma no, non credo nemmeno abbia il mio cellulare, e poi in questi giorni ha ben altro a cui pensare. E del resto anch’io».
Giovanni Egidio, la Repubblica 25/5/2014