Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 25/5/2014, 25 maggio 2014
“MACCHÈ VILIPENDIO: DIFENDO LO STATO”
[Intervista a Fabrizio Moro] –
L’hanno sentito tutti, in diretta da San Giovanni, cantare così: “Io schifo Napolitano, non il politico ma l’essere umano”. Ovvero il testo rivisitato di “Gastrite”, brano del 2008 dedicato da Fabrizio Moro alla dura vita del precario che quasi rimpiange gli anni sereni di Craxi e Dc, ma che ancora crede nel presidente della Repubblica: “Stimo Napolitano. Non il politico, l’essere umano.”
Da stimo a schifo: che è successo?
Poi la realtà ha dimostrato che Napolitano si è fatto garante di un sistema politico immobile, e criminale. Non ne posso più di vedere intorno questa gente che ha rubato per trent’anni. Basta, davvero basta.
Tutta colpa di Napolitano?
La mia opinione su di lui è cambiata nel tempo, e credo sia lecito maturare idee diverse davanti a fatti concreti. Dal cambio di governo del 2011 in poi ho avuto la certezza del suo ruolo, e lì il testo di “Gastrite” è cambiato. Non da San Giovanni.
Ieri, sulla pagina Facebook, molti hanno scritto che l’unico scopo era farsi pubblicità, vendere dischi.
Figuriamoci. Magari non sono il più famoso cantautore italiano, ma ho il mio giro, e sta bene così. Oltretutto, se volevo guadagnare di più, dovevo solo accettare le proposte di talent show che mi hanno fatto in questi anni.
Artista puro e duro?
Sono una persona libera, e pago il prezzo che c’è da pagare. Ho cantato dal palco quello che mi sembra importante oggi: dobbiamo mandare a casa tutta questa generazione di politici corrotti, privi di senso per lo Stato. Io ho difeso lo Stato dicendo la verità, altro che vilipendio.
Chi dovrebbe essere il prossimo presidente?
Adesso non lo so, davvero.
E come andrà il voto per il Movimento?
Non so nemmeno questo. Spero possa cambiare tutto, invece ho paura che non cambi nulla. Perché alla fine siamo in Italia, l’inciucio vince sempre, il Parlamento frena qualsiasi rivoluzione.
La rottamazione di Renzi non basta?
Renzi quello che fa accordi ogni giorno con Berlusconi, con il pluricondannato? Mi ha fatto tanta rabbia vedere che nel suo comizio di chiusura s’è avventato sulle mie parole senza un minimo di conoscenza di me, delle mie idee, della canzone.
Diciamo che la performace offriva buoni spunti per un avversario politico.
Va bene, ma avete notato che nessuno tra politici e giornalisti ha commentato le mie parole su Cucchi, o Falcone e la sua scorta? Si vuole restare in superficie, per dimostrare che siamo fanatici, estremisti, gente molto pericolosa.
Se il motto è vaffanculo, magari c’è chi si offende.
Vabbè, non si può piacere a tutti. Ma io mi sono stufato di ‘sto buonismo, delle finte opposizioni, del sistema che non cambia mai perché poche persone impongono i loro interessi a discapito di tutti gli altri. Quelli stuprano il Paese, e io mi prendo la responsabilità di dirlo.
Se domattina il Movimento spacca tutto, e quindi chiede l’impeachment per Napolitano, chiede la fiducia delle Camere?
Dico che da cinquant’anni va sempre nello stesso modo. I problemi veri si decidono in privato, tra chi conta. E i cittadini s’arrangiano. Chi se ne importa.
Al cittadino verrà un po’ di gastrite in più.
Appunto.
Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 25/5/2014