Egle Santolini, La Stampa 25/5/2014, 25 maggio 2014
LA GIOIA DI ALICE: “HO MESSO LA TESTA NEL POZZO DELLA STORIA”
[Intervista a Alice Rohrwacher] –
«Prendere il premio da Sofia, con la foto di Marcello sullo sfondo, è stato come mettere la testa nel pozzo della storia italiana. Lo dedico alla mia famiglia, ad Alba e al mio babbo. Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato». Alice Rohrwacher delle meraviglie si porta a casa il Grand Prix, cioè il secondo posto del podio, con il suo secondo film di finzione, a 33 anni. Senza neppure un italiano in giuria a farle da supporto, ma i dieci guidati da Jane Campion, alla loro conferenza stampa finale, si dichiarano «commossi». Nicolas Winding Refn confessa di essersi messo a piangere sulla scena conclusiva, Sofia Coppola ne ammira la modernità, il sapore di vita vera, l’autrice di Lezioni di piano dice che il personaggio di Gelsomina non se lo dimenticherà più. Quella della Rohrwacher con Cannes è una storia d’amore perfetta, prima l’esordio alla Quinzaine des réalisateurs nel 2011 con il molto lodato Corpo celeste, ora la consacrazione con un film che più personale non si può, sia nel senso dell’originalità stilistica che in quello del sapore autobiografico. Si è messa in gioco in maniera quasi spudorata, ha coinvolto per la prima volta la sorella Alba, ha raggiunto sul set «la serenità di quando si lavora in casa, che puoi perfino restare in pigiama». Ma rifiuta ogni autobiografismo spicciolo: «Nei film c’è la mia vita ma c’è anche molto di nuovo e sconosciuto».
Qual è stata la sua reazione quando è arrivata la telefonata?
«Ero a casa e non mi han detto che cosa avevo vinto: è la regola di Cannes, ti convocano al buio, sta poi a te gestire le emozioni. Ma questa è stata tutta una storia di sorprese: il primo choc quando hanno selezionato il film, poi quando l’hanno proiettato, ora che ho vinto. Tre sorprese, una dopo l’altra».
Erano in sala suo padre e sua madre? La telecamera ha inquadrato due persone mentre stava parlando di loro.
«No, i miei genitori non sono venuti a Cannes. Certo che li abbiamo avvisati, certo che erano felici».
Sul palco ha parlato di punture d’api, di vecchi e di giovani. Ci spiega meglio?
«Lo so, è stato un discorso un po’ confuso, ma era momento di tale tensione! Volevo ringraziare tutti quelli che non mi hanno abbandonato anche se sul set è stata dura, e le api pungevano di brutto. Per consolarli dicevo che pare che le punture prese da giovani preservino dai reumatismi quando si è vecchi. Sì, da giovani bisogna resistere, farsi forti. Aiuta».
Che cosa significa un premio così importante preso da una ragazza italiana in questo momento? Può funzionare da incoraggiamento?
«Spero che liberi molte energie, di quelle che da noi sembrano sempre un po’ sopite. Sono felice anche per la casa di produzione, la Tempesta, che è giovane e agli inizi. Abbiamo fatto un film che piaceva a noi. È l’insegnamento di Baumi, Baumgartner, uno dei produttori delle Meraviglie, che purtroppo non è qui perché è mancato. Mi diceva sempre: fai quello che convince te, qualcuno che apprezzerà lo troverai di certo. E non parlo al plurale perché sono matta, ma perché questo è un lavoro collettivo».
Torna in Italia per votare?
«Sì, ma non è proprio il caso di parlare di politica. Mica sono una in grado di creare consenso».
Ha già dei progetti futuri?
«Moltissimi. Questa vittoria vuol dire prima di tutto che a questo punto la regista la devo fare. È un onore e una grande responsabilità».
Egle Santolini, La Stampa 25/5/2014