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 2014  maggio 25 Domenica calendario

OSSESSIONATA DALLA MATERNITÀ LA DONNA CHE FA FIGLI PER TUTTI


La notizia rende perplessi: Tara Sawyer, 37 anni, casalinga di Wimblington, dintorni di Cambridge, sposata con un camionista, é madre di quattro figli avuti dal marito Matthew e di altri tre, concepiti grazie alla maternità surrogata per conto di varie coppie, delle quali una gay. Tara dice di essersi così appassionata da voler continuare nell’impresa, rinunciando a qualsiasi compenso (circa 15.000 sterline, in Inghilterra è legale) e non solo per generosità verso chi è sterile, racconta che fare figli per lei è una droga. Signora normale o da analisi? In sede universale, più o meno da sempre, una donna sviluppa il desiderio di maternità sin da bambina, e gioca con le bambole, imitando la mamma. Il desiderio di concretizzarla in genere si palesa quando ci si innamora seriamente, e allora si desidera fortemente un figlio, anche a testimonianza del valore dell’unione fra un uomo e una donna. Un progetto condiviso che senti dentro di te, una decisione calda, tenera, commovente. Tenendo presente che oggi sono riconosciuti pure altri “stati di maternità”, donne che vogliono un figlio anche soltanto per se stesse, disponibili a crescerlo senza la vicinanza di un uomo. Difficile giudicare, perché qualsiasi bambino, se interrogato a proposito, vi risponderà sempre che per lui l’ideale è vedere vicini mamma e papà. Ma le relazioni, e le tipologie di coppia, oggi si sono talmente allargate e complicate, da dover inserire, nella svariata problematica del desiderio di figli, le esigenze di aspiranti genitori non soltanto etero, ma anche omosessuali, donne o uomini che siano. Sappiamo inoltre che ci sono donne così desiderose di essere madri che, in caso di infertilità, fanno di tutto per raggiungere lo scopo: dai legittimi e purtroppo difficili tentativi di adozione, o addirittura sino agli “acquisti” nell’ambito di un triste degrado sociale, paesi dove per fame si mettono i figli in vendita. Ma non supponevamo che esistesse così intenso il desiderio di maternità fine a se stesso: ovvero il piacere “drogato” di sentirsi incinta, ripetuto come un’ossessione. Talmente forte da annullare quelli che sono i disagi più ovvi di una gravidanza, le nausee, il corpo che si dilata e pesa, i dolori del parto, normalmente sopportati con spirito di sacrificio per amore del tuo bambino e dell’uomo che ami e ti ha reso madre. Invece Tara prova davvero piacere soltanto nell’essere incinta, per lei i cambiamenti ormonali legati alla gravidanza conducono a uno stato di lievitazione paradisiaco: essere incinta, anche per via surrogata, cioè con l’inseminazione artificiale, la fa sentire al settimo cielo, diventa euforica. Basta guardare la sua immagine in rete, faccetta da biondina qualunque della porta accanto, fotografata con marito e figli (quelli “tutti biologicamente loro”) e poi con T-shirt che reclamizza la sua attività con la scritta: «Surrogate babies on board», bambini surrogati a bordo. Ha anche rilasciato un’intervista al Daily Mail, nella quale ha raccontato che l’idea è cominciata dopo la nascita dei suoi due gemelli, che ora hanno quattro anni. Dice di aver capito in quel momento di non volere più bambini suoi, si suppone per ragioni di costi, ma di volere ancora, la maternità. Così la “surrogata” le è sembrata il modo migliore per risolvere il problema: il marito l’ha supportata senza fare problemi, tanto non deve pensare al mantenimento. Che sarà mai, ci sono mogli che per distrarsi adorano il bridge e chi preferisce la maternità surrogata. Tara spiega: «Sapeva che avevo un buco dentro da riempire». Noi invece rabbrividiamo all’idea che un figlio venga concepito e si formi soprattutto perché c’è lo stimolo di una cavità da riempire, fa venire in mente i calchi delle formine con le quali i bambini giocano con la sabbia, una stellina, un fiore, una papera o un bambino, che differenza fa? Ma Tara è implacabile: «Se non sono incinta mi sento vuota. Durante la gravidanza ho molta energia, faccio yoga, vado a nuotare. Amo avere il pancione e vedere la gente felice per quel piccolo dono che ho dentro». Proviamo a capirla, ma non è facile, a noi sembra soltanto un uso distorto della maternità, anzi deformata e illogica come lo è l’abuso di qualsiasi ruolo, o piacere. Molte povere trisnonne e oltre erano costrette al pancione non stop dall’ignoranza, o da ottusi moralismi (non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio, frase ricamata sulla camicia da notte della moglie del principe di Salina, il Gattopardo), o perché le braccia di molti figli avrebbero costituito sopravvivenza. Per altre ragioni ci viene in mente soltanto la Sofia Loren-Adelina di Ieri, oggi e domani, diretta da Vittorio De Sica. Ma lei era sempre incinta per non finire in galera.