Marco Ventura, Il Messaggero 25/5/2014, 25 maggio 2014
L’ODIO RAZZIALE SI ALIMENTA SUL WEB TRA CROCI CELTICHE E SIMBOLI NAZISTI
LA DERIVA
ROMA Succede in Europa, succede pure in Italia. Basta andare su Facebook, sul web, sui blog. Tra gli adolescenti si moltiplicano gli epiteti sprezzanti che rimandano al sangue ebraico e alle lobby pluto-giudaiche. Diventano virali i selfie davanti ai lager in Germania e Polonia, non per denunciare l’orrore passato ma per vantare un turismo dissacrante, lo sberleffo alla memoria. Beppe Grillo usa Primo Levi per le provocazioni politiche e avalla tesi negazioniste sull’11 Settembre e Bin Laden. Accende gli animi scrivendo: “P2 Macht Frei”. La P2 rende liberi, controversa parafrasi del nazista “Il lavoro rende liberi” che dava un tragico benvenuto ai deportati. Vale la pena citare “I sommersi e i salvati” di Levi: «Per noi, parlare con i giovani è sempre più difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio». Quello di essere inascoltati. L’evento terribile, la Shoah, è avvenuto «contro ogni previsione; è avvenuto in Europa… È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire».
GEOGRAFIA DELL’ODIO
E non deve stupire allora che in Europa avanzino gli istinti (arduo chiamarli sentimenti) antisemiti, anche là dove non ci sono più ebrei, come in Ungheria dove sono 100mila e l’Olocausto ne ha cancellati 600mila, o in Polonia dove non ci sono più ed è stata la patria di un campione della libertà come Marek Edelman, leggendario difensore del ghetto di Varsavia. Prima dell’attacco di ieri a Bruxelles, l’episodio più sconcertante in Europa è stato in Francia, dopo una sequela di profanazioni dei cimiteri ebraici, l’incursione in una scuola a Tolosa che ha fatto quattro morti: un professore con i figli di 3 e 6 anni, e una bambina di 8.
JOEL RUBINFELD
Ieri il presidente della Lega belga contro l’antisemitismo, Joel Rubinfeld, ha detto che «c’è stata una liberalizzazione del verbo antisemita. Questo è l’inevitabile risultato di un clima che distilla l’odio». In Francia, Marine Le Pen è riuscita a emanciparsi dall’ombra dell’antisemitismo che gravava sul padre Jean-Marie. Le sue frequentazioni da giovane, i viaggi in Israele e le puntuali e tempestive dichiarazioni di condanna di qualsiasi episodio anti-semita, l’hanno liberata dal marchio. Ma l’antisemitismo nel continente assume le forme più varie, dalla rivalsa economica che attribuisce la colpa della miseria alle lobby ebraiche della finanza, ai movimenti che al limite del boicottaggio economico e culturale combattono Israele in chiave filo-palestinese.
Ecco piccoli e grandi partiti che fanno uso di croci celtiche, insegne del Terzo Reich, il “meandro greco” che i nazisti riesumarono e oggi è tra i simboli cari ad Alba Dorata, formazione di estrema destra in Grecia così popolare tra i giovani (nel 2012 forte di quasi il 7 per cento e 18 deputati). Ecco svariate formazioni con accenti antisemiti in Germania (NPD, DVU e Republikaner). Democrazia nazionale in Spagna, il Fronte Nazionale e Vlaams Blok proprio in Belgio, il Partito nazionale britannico, in Italia Forza Nuova, ma anche il Partito della Grande Romania, il russo Fronte nazionale patriottico, i nazionalisti slovacchi, il Partito del Popolo svizzero, i “democratici” e la Gioventù Nordica svedesi, e ancora i Custodi norvegesi.
Un rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali diffuso alla fine del 2013 ha esaminato le risposte di 6mila ebrei in 8 paesi che ne contano il 90 per cento in Europa (dal Belgio alla Francia, dalla Svezia al Regno Unito e all’Italia). Emerge una situazione deteriorata negli ultimi 6 anni. Per il 66 per cento l’antisemitismo è un vero problema. In Belgio, Francia e Ungheria, 3 ebrei su 4 si dicono vittime di ostilità antisemita. Sono questi, forse, i paesi più in odore di antisemitismo. Ma il virus non risparmia nessuno. E se in Francia il governo ha bloccato gli spettacoli antisemiti del comico franco-canadese-camerunense Dieudonné M’bala M’bala, il gesto da lui portato sulle scene, la “polpetta”, il saluto nazista verso il basso tenendo l’altra mano sulla spalla, ha contagiato atleti come il tennista Noah, il calciatore Anelka, il cestista Tony Parker. Cattivi esempi. E l’odio monta. Cieco.