David Carretta, Il Messaggero 25/5/2014, 25 maggio 2014
L’IPOTESI DELLA GRANDE COALIZIONE PER ARGINARE IL PERICOLO POPULISTA
IL RETROSCENA
BRUXELLES L’ndata euroscettica che si abbatterà sul prossimo Europarlamento, per quanto rischi di produrre un terremoto politico che rischia di produrre, non dovrebbe modificare gli equilibri politici europei. L’Assemblea di Strasburgo e la Commissione hanno una lunga tradizione di governo grande coalizione, che sarà confermata nella prossima legislatura: popolari, socialisti e liberali – a volte con l’appoggio dei verdi – continueranno a promuovere gli interessi dell’Europa. Le forze anti-UE, anche se riuscissero nell’impossibile impresa di formare un unico gruppo, non hanno i numeri per contare. La corsa per la presidenza della Commissione si gioca tra il Partito Popolare Europeo (PPE) e i Socialisti e Democratici (S&D), che hanno rispettivamente scelto il lussemburghese Jean Claude Juncker e il tedesco Martin Schulz come loro candidati. Il trattato di Lisbona prevede che siano i capi di Stato e di governo a nominare, a maggioranza, il prossimo presidente della Commissione tenendo conto dei risultati delle elezioni europee. Ma l’Europarlamento ha un diritto di veto, che intende far pesare nella successione di José Manuel Barroso.
GLI EQUILIBRI
Su 751 seggi, le forze anti-Ue di estrema destra dovrebbero strappare circa di 130 eletti, secondo l’ultima rivelazione condotta dall’Europarlamento. E’ una netta progressione rispetto all’ultima legislatura, ma al di sotto della soglia del 20%. Inoltre, i populisti europei avanzano in ordine sparso: l’Ukip di Nigel Farage, il Partito del Popolo Danese e il Movimento 5 Stelle rifiutano di allearsi con il Front National di Marine Le Pen e la Lega Nord. Anche sommando gli eletti dell’estrema sinistra, come il partito greco Syriza, i parlamentari anti-europei non supereranno il 25%. PPE, S&D e ALDE continueranno a lavorare insieme per far approvare regolamenti e direttive, sotto l’impulso di una Commissione in cui ci sarà quasi parità tra popolari e socialisti. «Questa coalizione di tre gruppi avrebbe 484 seggi (il 64%)», spiega José Ignacio Torreblanca, dell’European Council on Foreign Relations: è «una maggioranza assoluta sicura e stabile, a prova di proiettile sia contro gli euroscettici di destra sia contro i Verdi e l’estrema sinistra». Secondo Torreblanca la grande coalizione all’Europarlamento – «la stessa che ha governato l’Europa per decenni» – può fare progressi su «un ampio numero di questioni, cosa più importante la governance dell’euro».
I PROBLEMI
Il problema della grande coalizione europea, riconosce Torreblanca, è che «invierebbe un messaggio confuso agli elettori», perché ai cittadini verrebbe negata la possibilità di scegliere tra destra e sinistra. L’altro problema è legato agli effetti del terremoto politico euroscettico sui partiti tradizionali a livello nazionale. Il successo dell’Ukip ha spinto il premier britannico, David Cameron, a promettere un referendum “dentro o fuori” dall’UE nel 2017. Alternativa per la Germania ha portato la Csu bavarese su posizioni molto più critiche nei confronti di Bruxelles. In Francia, le correnti nazionaliste del Partito socialista e dell’Ump hanno ripreso quota con la progressione di Le Pen. «Se ci sarà uno shock euro-scettico, governi nazionali e partiti tradizionali saranno ancora più reticenti a compiere passi supplementari nell’integrazione europea», avverte una fonte europea.