Mario Gerevini, Corriere della Sera 25/5/2014, 25 maggio 2014
I MARLIN E I SOLDI NEI PARADISI FISCALI LA PESCA MIRACOLOSA DEL FACCENDIERE
Abbronzato, infradito inforcate, il «señor Caloni», come lo chiamano a Lanzarote (Canarie), contempla soddisfatto i suoi tre giganteschi marlin appesi alla Hard Hatt, la barca per pesca d’altura: un gioiellino da 70 piedi, due motori da 2.000 cavalli «equipaggiato con il top dell’elettronica moderna», quattro camere matrimoniali con bagno, aria condizionata, «lussuosamente arredato». Ha appena vinto una gara di pesca. Festa, brindisi, premiazione, strette di mano, foto ai marlin penzolanti, la gioia della moglie Maria. Era l’estate scorsa. Gli azionisti Carige non lo sanno ma il «Caloni» si è fatto la barca anche con i loro soldi. Alcune vicende e retroscena a margine dell’inchiesta genovese sulle presunte truffe al gruppo Carige aiutano a capire ambiente e personaggi.
Il faccendiere in barca
La signora Maria altri non è che Maria Imelda Bellini Dominguez «coniuge e prestanome» – così definita nell’ordinanza del Gip genovese – del «señor Caloni» cioè Sandro Maria Calloni, 64 anni, in carcere, «fiduciario di Berneschi Giovanni», 76 anni, agli arresti domiciliari, ex numero uno della banca. L’Hard Hatt, la barca della pesca miracolosa, è di proprietà della Dustin, una fiduciaria svizzera crocevia di molte operazioni ritenute illecite di Berneschi & c. La barca è stata comprata ed è mantenuta anche grazie ai proventi delle truffe ai danni degli azionisti Carige. Dustin, per esempio, ha coperto i reali proprietari della finanziaria svizzera Balitas che ha venduto a Carige Vita, a prezzi gonfiati, una partecipazione nelle agenzie assicurative del gruppo. Una truffa da 5,6 milioni, secondo gli inquirenti, finiti nel 2009 nelle tasche dei veri proprietari di Balitas: Berneschi e il suo sodale Ferdinando Menconi, 70 anni, agli arresti domiciliari, per anni capo delle assicurazioni del gruppo.
In Carige si sapeva da anni, ben prima del 2009, dell’esistenza di Balitas e vi erano sospetti ma anche qualche traccia tangibile che facesse capo a qualcuno molto in alto nel gruppo. Come tutti erano a conoscenza delle operazioni immobiliari sospette i cui profili illeciti oggi vengono contestati dalla procura. Negli ultimi 13 anni non una ma almeno 20 volte Isvap-Ivass e Banca d’Italia, oltre agli organi di informazione, hanno messo sotto gli occhi di decine di amministratori succedutisi alla guida delle compagnie assicurative e della banca, l’evidenza solare di operazioni sospette e palesemente in danno del gruppo. Il potere di Berneschi teneva tutti a bada. Rarissime le voci discordanti nel cda.
Il record di Cavallini
Era poi un fatto e non una chiacchiera che le pratiche di fido verso Ernesto Cavallini fossero molto agili. Cavallini è il tipo di cliente che una banca seria metterebbe alla porta. Condannato per bancarotta (si sapeva da anni), gestore di holding estere per eludere controlli e fisco (cosa nota), insolvente. Ora emerge come componente fondamentale della «squadra» che succhiava soldi a Carige vendendole immobili «normali» a prezzi da Piazza di Spagna. Cavallini ha addirittura stabilito il record di vedersi recapitare due ordini d’arresto in due giorni: giovedì 22 maggio per le ipotesi di truffa a Carige e il giorno prima per un’altra maxi-inchiesta. È una truffa anche questa, da 600 milioni, orchestrata da Alberto Micalizzi, ex docente di finanza ribattezzato il «Madoff della Bocconi». Cavallini avrebbe fatto sparire soldi in matrioske societarie tra Lussemburgo e Svizzera.
Gli affari milanesi
L’inchiesta genovese sembra destinata ad ampliare gli orizzonti. È possibile, per esempio, che la fiduciaria Dustin, quella della barca, ma anche la spagnola Vanador (gestita formalmente dalla moglie di Calloni) riservino qualche sorpresa. C’è un comparto di investimenti milanesi tutto da mettere a fuoco. Immobili anche di grandi metrature in varie zone riconducibili a società partecipate da Menconi (in una delle quali ha iniettato liquidità sua per 12,5 milioni) e da Dustin e Vanador. Ma intanto fino a novembre 2012 Menconi aveva ancora mandati d’agenzia e almeno una linea di credito da 1 milione per le operazioni immobiliari. Oggi sappiamo il perché.