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 2014  maggio 24 Sabato calendario

LE MOSSE DELLA FINANZA CATTOLICA A GENOVA E LA CORSA PARALLELA AL MONTEPASCHI


La dichiarazione accorata del cardinale Angelo Bagnasco ha destato più interesse che sorpresa. Facendo riferimento al terremoto giudiziario che ha travolto in primo luogo l’ex presidente di Carige, Giovanni Berneschi, il presidente della Cei ha detto ieri: «È un fatto che ci rattrista enormemente, a me come pastore ma, a quello che ho sentito, a tutta la città. E ci preoccupa, con la speranza che si farà luce su tutte le situazioni in atto. Però posso testimoniare nello stesso tempo che c’è una ferma determinazione, e la capacità e la competenza, per superare questo momento di difficoltà sia per la istituzione bancaria sia per la Fondazione».
La preoccupazione di Bagnasco, che da sempre ha rapporti molto stretti con l’ente e la banca genovesi, ha fatto riaffiorare ipotesi e auspici che in soccorso del primo istituto della città, che fra un mese dovrà affrontare la difficile prova dell’aumento di capitale da 800 milioni, possano intervenire anche soggetti riconducibili al mondo cattolico, con obiettivi di presenza stabile. Fra suggestioni e riferimenti all’anima di una banca che in qualche modo è sempre stata specchio della città e della Regione, con vicinanze e sponsorship ben distribuite fra centrodestra e centrosinistra, in equilibri in certi casi fragili e in altri quasi «sorprendenti». Come dimostra il fatto che da tempo la Regione di Claudio Burlando (rivendicando più volte pubblicamente la bontà della decisione) aveva lasciato alla Curia la rappresentanza nel consiglio della Fondazione.
Un crocevia che ha visto Berneschi per un decennio incontrastato presidente-ceo (è la definizione di Bankitalia nel rapporto che determina la caduta del potente manager-padrone) affiancato alla vicepresidenza da Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro Pdl Claudio, che ha esercitato per anni una forte influenza sulla banca. E anche sulla Fondazione, dove è stato vicepresidente Pierluigi Vinai, Opus Dei e scajoliano candidato sindaco Pdl a Genova. Ma nel board di Carige siede anche Alessandro Repetto, pd, ex presidente della Provincia di Genova. E ancora, in Carige è passato Marco Simeon, pupillo di Bagnasco e dell’ex segretario della Santa Sede Tarcisio Bertone. Una compresenza che si manifesta anche nell’azionariato e in particolare nel minipatto che raccoglie il 6% della banca e che vede partecipanti Coop Liguria e Coopsette, la famiglia Berneschi, quella di Vito Bonsignore e la finanziaria dei Gavio.
E proprio sui Gavio c’è chi ripone attese per un incremento della partecipazione, pari oggi allo 0,45%. La famiglia però sembra disponibile solo a sottoscrivere la propria quota parte in occasione dell’aumento di capitale. C’è poi chi vedrebbe di buon occhio la possibile riapertura del dossier Carige da parte di Vittorio Malacalza. Il suo nome è circolato più volte soprattutto da quando, caduto Berneschi, l’imprenditore ligure ha fatto sapere che se a capo della banca fosse arrivato un «manager di alto livello» la sua famiglia avrebbe valutato l’investimento. E di Malacalza si ricorda il progetto di intervento sull’ospedale San Raffaele insieme allo Ior. Soggetto, quest’ultimo, che è stato protagonista di un’operazione con Carige poi non andata in porto secondo gli obiettivi iniziali. Nel febbraio 2010 l’istituto vaticano ipoteca una quota del 2,3% nella banca ligure attraverso la sottoscrizione di un bond convertibile per 100 milioni, rilevando parte dei diritti che spettavano alla Fondazione, allora presieduta da Flavio Repetto, l’imprenditore della Elah Dufour. Ma quando si apre la finestra per l’opzione lo Ior fa retromarcia e chiede all’ente di ricomprarsi il bond.
Gli scenari sui futuri assetti della banca passano poi ancora una volta per un intervento della Investindustrial di Andrea Bonomi. Anche dopo la vendita sul mercato del 10,9% da parte della Fondazione, che ha provocato una forte caduta del titolo e che in realtà aveva progettato un’operazione più consistente. Anche perché l’ente, sceso a circa il 30%, può ora vendere altri pacchetti con trattativa privata. Fra chi ha acquistato in occasione dell’accelerated book building c’è il gruppo brasiliano d’investimento Btg Pactual. E la presenza di questo nome ha subito riportato i riflettori sul Montepaschi: il banchiere André Esteves a capo di Btg, che sta trattando in esclusiva con Generali per la Bsi, è di recente diventato socio della banca senese ed è legato in un patto sul 9% alla Fondazione e alla messicana Fintech. Ci sono progetti o idee speculative che possono avere come destinazione un’unione fra i due istituti? Ipotesi suggestiva. Anche se forse è destinata a restare tale.