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 2014  maggio 24 Sabato calendario

IL DOSSIER PLINIO SVELAVA IL TRUCCO DEI DERIVATI VENNE IGNORATO


Giovedì mattina la Guardia di Finanza perquisisce la sede dell’Unipol a Bologna per acquisire documenti. L’amministratore delegato Cimbri, insieme agli ad di Premafin e i presidenti dei Consigli di amministrazione di Milano Assicurazioni, è indagato dalla Procura di Milano per aggiotaggio in relazione ai bilanci e alla fissazione dei concambi delle varie società oggetto di fusione. In sostanza: il valore delle azioni di Unipol potrebbe essere stato fondamentalmente gonfiato da un’errata contabilizzazione del valore di titoli strutturati in bilancio ad Unipol, rendendo la fusione con Fonsai particolarmente favorevole. Se ci sono delle perdite e le nascondi, la società vale di più, e quindi deve pagare meno.
Gli ufficiali della GdF hanno fatto visita anche agli uffici Consob di Roma che si erano occupati della verifica del valore di questi titoli. La Consob ha consegnato tutta la documentazione, ma non potrebbe fare altrimenti visto l’ampio coinvolgimento dei suoi vertici in tutte le fasi di questa storia tormentata.
La vicenda sale agli onori delle cronache quando a fine gennaio 2012 il Presidente Vegas partecipa con alcuni suoi fedelissimi ad una riunione con Cimbri, Alberto Nagel (ad di Mediobanca), gli avvocati e i consulenti dei Ligresti, fra cui il banchiere Gerardo Braggiotti. Vegas nel corso della riunione svolge proprio il ruolo di consulente che dà suggerimenti su come strutturare efficacemente l’operazione, per scongiurare il pericolo di Opa per Unipol, comportamento non proprio compatibile con il suo ruolo «super partes»; il Commissario Pezzinga (oramai ex e non ancora sostituito) si inalbera e definisce il comportamento di Vegas «irrituale e non so quanto legittimo».
Nel frattempo la Procura di Milano comincia a chiedere informazioni su quei derivati in pancia ad Unipol che sembrano così importanti per i bilanci e per stabilire i concambi della fusione. Gira un’analisi, chiamata rapporto Plinio, redatta nel 2012 per Fonsai dai consulenti di Ernst&Young che sostiene quei titoli porterebbero Unipol ad avere un patrimonio netto molto basso, addirittura negativo. Ma la Consob nicchia, anzi sembra che i suoi funzionari — Angelo Apponi in primis — siano assai impegnati a rendere l’operazione più scorrevole possibile, insieme agli alti vertici dell’ISVAP (già indagati nell’ambito dell’indagine Fonsai) e a rassicurare Cimbri sull’esito di operazioni chiave quali l’esenzione dall’Opa di Milano Assicurazioni.
A luglio 2012 il pm Luigi Orsi chiede alla Consob l’analisi sul valore di questi titoli strutturati. A ottobre 2012 Report si occupa della vicenda con una lunga inchiesta nella quale si scopre che l’ufficio quantitativo che dovrebbe fare queste verifiche è stato depotenziato. Verrà poi incaricato, ma con ritardo e senza entusiasmi, visti i rallentamenti e gli inciampi vari che subisce. Anche i giornalisti che seguono troppo da vicino la vicenda non hanno vita facile, e Giovanni Pons e Vittoria Puledda si beccano un’indagine della Consob per aggiotaggio a causa di alcuni articoli scomodi per Unipol.
Lo stesso Cimbri non è affatto contento di queste verifiche e cerca di far arrivare il messaggio a Vegas attraverso un messaggero piuttosto «originale», il suo ex-capo al Ministero dell’Economia, Giulio Tremonti, che Cimbri avvicina attraverso un incontro con Dario Romagnoli (uno degli avvocati dello studio Tremonti), con un generale della GdF (Emilio Spaziante) ora pare consulente di Unipol. Paradossalmente, queste informazioni emergono da intercettazioni effettuate dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma nell’ambito dell’indagine sul porto di Ostia.
Comunque, nonostante tutte le indiscrezioni che trapelano sui giornali nel corso del 2013 che rivelano come ci fossero pressioni sui funzionari di Fonsai per svalutare il patrimonio dell’azienda e rendere l’operazione ancora più favorevole a Unipol, nonostante nei comunicati si legga che la valutazione della Consob su quei titoli strutturati non è ancora pronta, proprio la Consob e l’IVASS danno luce verde alla fusione. A dicembre il responso: per la Consob è tutto ok. Finalmente tutti i tasselli vanno al loro posto e la fusione diventa operativa dal gennaio 2014.
A fine marzo Vegas, pressato da mesi dalla stampa che chiede conto di quanto valgono realmente gli strutturati in pancia a Unipol, rende noto che l’analisi è stata «inconcludente». Ma già da tre mesi la Consob era «monca» di un commissario (lo è tuttora) e il Presidente Vegas fa il bello e cattivo tempo facendo valere doppio il suo voto quando gli serve. Il caso sembra chiuso. Per il pm Orsi invece c’è ancora molto da chiarire. E la Consob deve, suo malgrado, collaborare. Intanto Unipol cade dalle nuvole e fa sapere che non avrebbe avuto problemi a chiarire, se solo qualcuno glielo avesse chiesto, e minaccia ritorsioni verso l’autorità giudiziaria. In altre parole: la società quotata in borsa, e tenuta alla trasparenza, dice al magistrato inquirente «guarda che se a seguito dell’indagine il titolo perde ti chiedo i danni». Una intimidazione molto praticata con i giornalisti, ma non si era ancora vista indirizzata ad un magistrato che è obbligato dalla legge ad effettuare i controlli.