Stefania Peveraro, MilanoFinanza 24/5/2014, 24 maggio 2014
LO SPREAD VI FA RICCHI
Lo smart money, cioè la liquidità degli investitori più esperti e dotati di maggiori capitali, ha sentenziato: il recente allargamento dello spread tra Btp e Bund (e anche tra Btp e Bonos spagnoli) va cavalcato. La tensione dei mercati finanziari dei Paesi periferici dell’area euro, causata dall’incertezza sull’esito delle elezioni europee di domenica 25 maggio e dal timore che le aspettative per l’allentamento della politica monetaria Bce siano troppo alte, rappresenta in realtà un’opportunità d’acquisto. Da cogliere al volo, prima che tutto torni come prima e si riattivi la tendenza decrescente dei rendimenti e dello spread.
La tabella pubblicata in pagina mostra come si sono mossi negli ultimi dieci giorni i tassi di mercato dei titoli di Stato italiani benchmark e dei titoli bancari e corporate rispetto ai minimi di maggio, che per le scadenze brevi-medie rappresentavano anche il minimo dall’inizio dell’era euro (è stata scelta la data del 14 maggio, data in cui si è toccato il minimo dei rendimenti a 10 anni al 2,91%). In media stiamo parlando di un aumento di 20-30 punti base, ma a breve il trend potrebbe di nuovo invertirsi e tale assottigliarsi del differenziale si sommerebbe a un ulteriore movimento al ribasso dei tassi previsto dagli analisti per i prossimi mesi.
Raman Srivastava, gestore del Bny Mellon Euroland Bond Fund e deputy cio e managing director global fixed income per Standish (gruppo Bny Mellon), lo dice chiaramente: «Crediamo ci sia del valore nei Btp italiani, e più in generale nei titoli di alcuni Paesi periferici europei, dato il recente aumento dello spread. Se questo dovesse ampliarsi ulteriormente, potremmo aumentare l’esposizione all’asset class forse anche estendendo il nostro posizionamento sulla curva dalle scadenze a breve termine a quelle a più lungo». Anche gli analisti di Unicredit ritengono che «il sell-off recente dei titoli dei Paesi periferici è un’opportunità d’acquisto, sempre che il risultato delle elezioni Ue non si riveli una minaccia alla stabilità dei governi nazionali».
Anche Nicholas Gartside (international cio fixed income di Jp Morgan Asset Management) consiglia di «mantenere una sovraesposizione a Bonos e Btp rispetto ai Bund» e di «fare dietrofront solo in caso di reali delusioni sul fronte della crescita economica rispetto alle attese». Per il gestore di Jp Morgan «molto probabilmente si assisterà a una nuova compressione degli spread di rendimento e in particolare il differenziale Btp-Bund potrebbe restringersi verso i 120 punti base. Ma è da mettere in conto una certa volatilità».
Infine, in un report dedicato alle banche italiane appena pubblicato, gli analisti di Morgan Stanley hanno stimato gli effetti della messa in atto di un programma di acquisti di titoli di Stato dell’area euro da parte della Bce da 1.000 miliardi, dimensioni paragonabili ai programmi messi in atto a loro tempo dalle banche centrali di Usa e Giappone (ma il Qe europeo sarebbe attivato in un solo anno). Ebbene, secondo i calcoli di Morgan Stanley, un simile programma comporterebbe un calo dei rendimenti dei Btp a 10 anni di 78 punti base e di quelli dei Bonos di addirittura 103. E attenzione: il medesimo calcolo, è vero, indicherebbe un calo dei rendimenti dei Bund di 76 punti, ma Morgan Stanley sottolinea che i tassi tedeschi «sono già scesi di 20-25 punti, anticipando il movimento, e quindi rispetto ai livelli attuali ci si può attendere un’ulteriore discesa di soli 50 punti base».
Il risultato sarà una compressione significativa dello spread di rendimento di Btp e Bonos rispetto ai Bund e, in ultima analisi, un calo significativo del costo del finanziamento sul mercato dei capitali per banche e aziende. A proposito di banche, Morgan Stanley calcola che tra quest’anno e il 2015 le banche italiane andranno a rifinanziare gran parte dei bond in scadenza emessi tra il 2011 e il 2012, quando ancora lo spread Btp-Bund era a 300 punti base (venerdì sera era poco sotto quota 180), e le nuove emissioni bancarie pagheranno rendimenti nell’ordine dei 150-200 punti in meno rispetto a quelle in scadenza.
Stefania Peveraro, MilanoFinanza 24/5/2014