Danilo Taino, Corriere della Sera 24/5/2014, 24 maggio 2014
L’EUROPA RICALCOLA I PRODOTTI LORDI
A partire da settembre, l’Istat e l’Eurostat introdurranno un sistema aggiornato di contabilità nazionale e regionale. L’impatto più significativo (ma limitato) lo si noterà soprattutto nel calcolo dei Prodotti lordi nazionali (Pil). Aumenteranno di una piccola percentuale, in quanto il nuovo sistema europeo — Sec2010 — dà una nuova interpretazione ad alcune voci dell’economia. La capitalizzazione delle spese per Ricerca e Sviluppo, finora considerate consumi intermedi, entreranno nella composizione del Pil. Lo stesso vale per la riclassificazione della spesa per armamenti (che in parte è già contabilizzata).
Su sollecitazione dell’Europa, inoltre, l’Istat introdurrà nel calcolo del Prodotto lordo anche le attività economiche illegali: producono reddito, al di là del loro status giuridico. In particolare, contrabbando, prostituzione e droga saranno calcolati in base a criteri omogenei nella Ue: fino a oggi, l’Istat ha considerato l’economia cosiddetta «non osservata», sommersa: ma non quella criminale.
Secondo la Commissione europea, questi cambiamenti comporteranno un aumento del Pil italiano tra l’uno e il due percento (il 2,4% in media nella Ue, invece): ma — attenzione — nel livello assoluto del Pil, non nel suo cambiamento annuo (le statistiche passate saranno adeguate ai nuovi metodi contabili). Nessun effetto sulla crescita, dunque.
Un piccolo effetto, però, si noterà sul rapporto tra deficit, debito e Pil, dal momento che aumenta il denominatore. Se per esempio immaginiamo una rivalutazione del Prodotto lordo italiano di circa 30 miliardi — poco meno del 2% — il Pil sale da 1.590 a 1.620 miliardi: considerando un debito pubblico di 2.140 miliardi, il rapporto scenderebbe dunque dal 134% al 132%. Un calo utile, che potrebbe aiutare a stare nei binari previsti dal Fiscal Pact europeo. Certamente però insignificante per quel che riguarda la tendenza alla crescita del rapporto debito/Pil.
Calcolare nello specifico quanto valgano le tre attività illegali — dicono all’Istat — è impossibile: non si sanno ancora i metodi precisi con cui calcolarle. L’Austria stima che siano lo 0,2% del suo Pil: in Italia saranno di più, ma rivoluzioni nei numeri non sono in vista.