Piero Corsini, pagina99 24/5/2014, 24 maggio 2014
BASSANI ENTUSIASTA, MORAVIA SPREZZANTE COSÌ L’ITALIA ACCOLSE GOLDFINGER
Il 25 marzo 1965 cade di giovedì: è in quel giorno fatidico che, con qualche mese di ritardo, arriva anche in Italia Agente 007 Missione Goldfinger.
Racconta una tavola di Walter Molino sulla Domenica del Corriere della Aston Martin di Bond presa d’assalto a Milano, in piazza Duomo, proprio com’era successo per la prima parigina, sugli Champs Elysées.
Gli archivi raccontano invece d’una querelle intellettuale che da un quotidiano ad un settimanale rimbalza coinvolgendo firme eccelse e scrittori d’alta fama.
Apre le danze Federico Fellini, fresco di Oscar per 8 e 1/2 , che di Goldfinger dice: «È un film che porta avanti il cinema di vent’anni». Entusiasti, racconta Mario Soldati, sono pure Attilio Bertolucci e Giovanni Arpino. Quanto a sé, dice Soldati, «l’unico difetto che trovo è la stipatura di invenzioni, che finiscono per dare un senso stucchevole»; ma poi ammette: «Ha ragione Giorgio Bassani, “la mancanza di misure è nelle regole del gioco di questo straordinario film”».
Di tutt’altro avviso Moravia: per lui Bond «è l’ultima incarnazione del tipo di bellezza maschile imposta all’erotismo del mondo intero dall’egemonia anglosassone». Gli va dietro un critico di rara miopia come Guido Aristarco: «Potremmo dire che questo Bond – la sua forza sessuale, biologica – è il prodotto di un nuovo dannunzianesimo deteriore». E in quanto a miopia, non è da meno Tullio Kezich, per il quale «la bondiana licenza di uccidere è un’invenzione mostruosa, un brevetto Adolf Hitler».
Stupisce semmai Giovanni Grazzini, penna sublime prestata alla critica del Corriere della Sera, che se la cava liquidando 007 come «l’eroe degli arroganti depressi».
Mentre anche, Dino Buzzati e Guido Piovene dicono la loro, Oriana Fallaci prende in mano la situazione da par suo e vola a Parigi per L’Europeo sul set di Thunderball. Ma perfino colei che irriderà Gheddafi e irriterà Kissinger cade in deliquio di fronte al rude Sean Connery: «Ha le spalle eccessive di un uomo che mangia molto, fuma molto e fa molto l’amore».
A chiudere la disputa, arriva Bompiani, che in tutta fretta il 6 aprile ’65 stampa Il caso Bond: un volumetto oggi introvabile, eppure indispensabile per capire cosa davvero significò 007 dalle nostre parti. Ci si mettono, tra gli altri, Umberto Eco, Furio Colombo, Andrea Barbato, Oreste del Buono, Lietta Tornabuoni: «Su un fenomeno divertente – recita la saggia quarta di copertina – ma non per questo meno serio, hanno scritto un libro senz’altro divertente, ma non per questo meno serio».