Andrea Giuricin, Panorama 22/5/2014, 22 maggio 2014
PERCHÉ IL TASSISTA FA PAURA IN TUTTO IL MONDO
Proteste a ripetizione stanno bloccando il servizio dei taxi a Milano. Questa volta il blocco è dovuto alla competizione derivante dallo sviluppo tecnologico. In molte metropoli europee e americane stanno crescendo infatti servizi alternativi per il noleggio temporaneo o condivisione di auto. Internet sugli smartphone ha infatti permesso la nascita di servizi legati alle app, quali Uber o lo sviluppo importante del car sharing, molto apprezzati dai cittadini.
Tutte le amministrazioni comunali hanno storicamente mostrato una certa debolezza verso la categoria dei tassisti e lo stanno dimostrando continuamente. È facile ricordare i caroselli elettorali di non molti anni fa nella «città eterna».
La paura delle amministrazioni nei confronti di un bacino elettorale come quello dei tassisti è evidente. Tuttavia le amministrazioni dovrebbero guardare al servizio offerto ai cittadini e non certo ai voti che possono arrivare dai migliaia di tassisti che ogni giorno attraversano la città. Per fare un raffronto, a Roma il numero di persone che lavorano come tassisti non è molto lontano da quello dei dipendenti dell’azienda dei trasporti Atac.
Il legame tra la politica a livello locale e la categoria dei tassisti rimane molto stretto e non è facile da scindere. In tutta Europa si registra la stessa tendenza, dato che proprio pochi giorni fa anche a Bruxelles, la capitale europea, il comune ha bloccato il servizio Uber sotto il peso delle proteste dei tassisti, e iniziative analoghe sono allo studio anche in altre città europee.
Il potere dei tassisti non è solamente legato alla motivazione elettorale: il blocco del servizio dei taxi è capace di mettere in ginocchio il trasporto nelle città e di fatto di paralizzarle. È questa l’ulteriore arma a disposizione durante le proteste dei tassisti: il taxi è utilizzato soprattutto dalla classe produttiva delle città e non è facile per un amministratore locale potere gestire una situazione emergenziale. La politica di fatto è sotto scacco quando i tassisti entrano in sciopero e non è un caso che troppo spesso le rivendicazioni della categoria vadano a buon fine. Il problema è che la regolazione continua a essere a livello comunale e i prezzi non sono liberi, ma sono fissati dalla politica. Allo stesso tempo il numero di licenze, vale a dire l’offerta, non segue criteri di mercato, ma ancora una volta criteri politici.
Se i prezzi sono elevati e l’offerta è limitata vi sono dei chiari vantaggi per la categoria, ma dei forti svantaggi per i cittadini. Trovare l’equilibrio e andare verso un’apertura di mercato sarebbe la soluzione ottima per coloro che vogliono spostarsi in città. L’evoluzione tecnologica e le app evidenziano una tendenza che non potrà essere fermata, nonostante l’opposizione delle amministrazioni locali e dei tassisti. Lo stretto legame tra politica locale e tassisti, presente non solo in Italia, è ora messo in seria discussione e proprio per questo motivo la tensione è alle stelle.