Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 23/5/2014, 23 maggio 2014
IL REGNO DEL CARDINAL BERTONE LUSSO, AFFARI E CERCHI MAGICI
Tarcisio Bertone e il modello della Chiesa trionfante e mondana, sedotta dal potere temporale e dal colore dei soldi. Scena prima. Roma, piazza di Spagna, nel luglio di quattro anni fa. Il cardinale Bertone esce dalla casa spettacolare di Bruno Vespa e sale a bordo di una Mercedes nera che ha la targa del Vaticano. Il segretario di Stato della Santa Sede ha partecipato a una cena per le nozze d’oro di Vespa con il giornalismo. Spaghetti alle vongole, filetto di spigola, torta caprese . Il convivio raduna due banchieri, Cesare Geronzi e Mario Draghi, l’allora premier Silvio Berlusconi e il suo fedele gran visir Gianni Letta, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Per Berlusconi è un’estate di fuoco. Fini sta preparando la scissione di Fli e B. vuole sostituirlo con Casini. Arrivati quasi alla fine, Berlusconi mette una mano sulla spalla di “Pier” e lo incita: “Dai Pier, ascoltami, saremo noi due, io e te, la nuova Dc”. Bertone annuisce con evidente soddisfazione, come il vero padrone di casa. Del resto, la reggia di Vespa è di proprietà di Propaganda Fide, controllata dal segretario di Stato. Al recalcitrante Casini, “Silvio” offre pure una doppia poltrona: vicepremier e ministro degli Esteri. Andrà diversamente.
SALESIANO E JUVENTINO. QUELLO SCIPPO ALLA CEI
Tarcisio Bertone viene nominato segretario di Stato il 15 settembre 2006 da papa Ratzinger. In quel momento è arcivescovo di Genova. Mai due, il cardinale e Benedetto XVI, vantano un rapporto strettissimo sin dal 1995, quando Bertone va a fare il segretario della Congregazione per la Dottrina per la Fede, l’ex Santa Inquisizione, presieduta proprio da Ratzinger. Ed è qui che “Tarcisio” inizia a costruire la sua fama di pasticcione con la pubblicazione lacunosa del terzo segreto di Fatima. Salesiano e juventino, l’inclinazione all’intrigo di Bertone viene fuori con la successione di Camillo Ruini alla Cei, la conferenza dei vescovi italiani. Il segretario di Stato vuole scippare la delega politica alla Cei e così manda questo messaggio, nel 2007, al nuovo presidente Angelo Bagnasco: “I vescovi pensino alla catechesi e alla pastorale, sarà la Santa Sede a occuparsi delle relazioni con le istituzioni politiche”.
GIANNI LETTA, FACCENDIERI, P4 E MASSONI
Per gran parte dei sette anni trascorsi alla segreteria di Stato, la rete politica di Bertone coincide con il cerchio magico andreottian-romano di Berlusconi. Quello di Gianni Letta, ambasciatore di faccendieri pregiudicati e massoni che gestiscono affari, nomine e ministre (Luigi Bisignani della P4) e di gentiluomini di Sua Santità appassionati di incontri gay e appalti (Angelo Balducci della cricca di Anemone e il giovane Marco Simeon). Anche i cardinali fedeli a Bertone orbitano nel centrodestra. Nei verbali dell’inchiesta Expo, il famigerato Gianstefano Frigerio ostenta rapporti familiari con Giuseppe Versaldi, già agli Affari economici. Negli atti di un’altra indagine, quella su Scajola e lady Matacena, è invece Francesco Coccopalmerio, altro principe bertoniano della Chiesa, a incoraggiare “Sciaboletta” per la corsa alle prossime Europee.
Un ulteriore link con Scajola è Luciano Zocchi, caposegreteria dell’ex ministro e intimo di Bertone. È tutto quell’universo della Curia bersagliato dai corvi vaticani e finito sotto accusa nella congregazioni segrete tenute prima del conclave che ha eletto papa Francesco.
IL G8 DE L’AQUILA E IL METODO BOFFO
Nell’estate del 2009, a Bertone sfugge la mano su una vicenda destinata a segnare la storia del centrodestra. All’Aquila c’è il G8 e Berlusconi è minacciato dagli scandali sessuali che rivelano la sua satiriasi. Pure il moderato Avvenire, quotidiano della Cei diretto da Dino Boffo, vacilla. Così qualcuno passa al Giornale di Vittorio Feltri la notizia che Boffo è stato condannato per una storia di molestie omosessuali. La campagna va avanti, con il nome di metodo Boffo, e il direttore di Avvenire si dimette. Tempo dopo, Bertone e un giornalista di primissimo livello verranno indicati come i mandanti delle carte arrivate al Giornale. La strategia del segretario di Stato si dimostra però autolesionista. La campagna di Feltri fa saltare infatti la cena della pace tra Berlusconi e lo stesso Bertone organizzata da Gianni Letta in occasione della festa della Perdonanza, all’Aquila, alla fine di agosto. Il primo ministro vaticano avrebbe voluto perdonare pubblicamente il suo omologo italiano per gli scandali a lucerossemale nuove tensioni scoppiate con le dimissioni di Boffo azzerano tutto. Un pasticcio da capolavoro. Quando poi, nel novembre del 2011, Mario Monti sostituisce B. a Palazzo Chigi, a Palazzo Chigi va anche Federico Toniato, pupillo di Bertone.
UNO SPETTACOLO MOSTRUOSO E IL MISTERO SIMEON
L’inventore della Chiesa trionfante, potenza armata e temporale, è stato Giulio II. Da poco, Einaudi ha pubblicato il bellissimo Giulio di Erasmo da Rotterdam. Un dialogo tra un papa descritto come ubriacone e omosessuale, e Pietro, il primo pontefice, che non vuole farlo entrare in Paradiso. Giulio si lamenta dell’accoglienza e Pietro risponde: “Quello che vedo è uno spettacolo incredibile, senza precedenti, per non dire mostruoso”. Ecco, Bertone ha fatto vedere uno spettacolo incredibile e mostruoso, senza precedenti. Al punto che per abbattere il suo potere, i corvi hanno rubato documenti nell’appartamento del papa. Accanto al potere, Bertone ha coltivato il lusso, tuttora vive in attico di 700 mq, e gli affari finanziari (le mire sul San Raffaele e sull’Istituto Toniolo, la cacciata di Gotti Tedeschi dallo Ior) e l’ombra più incredibile sul suo settennato proviene da Marco Simeon, sconosciuto omosessuale ligure che d’improvviso rimbalzò nel mondo di Geronzi e della Rai. Protetto di Bertone, Simeon, amico del massone Bisignani, è persino socio di un centro di benessere nel centro di Roma, di proprietà della solita Propaganda Fide. Il nome del centro è quello di un’icona gay e trans, Priscilla.
Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 23/5/2014