Sergio Luciano, ItaliaOggi 23/5/2014, 23 maggio 2014
IL SISTEMA DUALE È AL TRAMONTO, È STATO SOLTANTO UN POLTRONIFICIO
Con l’avvenuta eliminazione del regime «duale» in A2A si avvia ufficialmente al tramonto l’era del doppio consiglio decisionale nelle società quotate. Qualcuna resiste ma sono gli ultimi fuochi. È naufragato dunque in Italia un istituto societario che rischia, immeritatamente, di apparire insulso in sé, mentre è dominante e funziona bene invece in Germania. Chi ha torto e chi ha ragione? Domanda oziosa. La verità è che anche una Formula 1 va piano se la si schiaccia con una tonnellata di carico, e brucia anche la frizione. Il duale all’italiana è stato quasi sempre soltanto il camuffamento di quel prodigioso «moltiplicatore» di poltrone che è la lottizzazione: e in questo senso, il pudore che trapela dall’abolizione del duale in A2A è uno dei meriti che va in parte ascritto anche all’amministrazione Pisapia, senza esagerare, peraltro. L’altro merito, sia detto per inciso, è la scelta di un nuovo manager come Valerio Camerano che ha un curriculum professionalmente ineccepibile tra pubblico e privato Italia ed estero.
Resta il flop del duale «de’ noantri». In Germania la formula funziona perché là sono tedeschi, che non vuol dire bravi, buoni e belli ma semplicemente più corretti e disciplinati, per cui hanno utilizzato il duale effettivamente per dividere meglio le competenze tra chi gestisce giorno e notte un’azienda e chi, sporadicamente, controlla i gestori. In Italia hanno provato a adottarlo numerose banche popolari, che ora stanno tutte, a loro volta, provvedendo allo smantellamento, per dare spazio di rappresentanza alle varie anime che popolano l’azionariato cooperativo della categoria. Resiste il duale di Intesa Sanpaolo, ma più che altro grazie alla presenza carismatica di Giovanni Bazoli il quale, fin quando sarà presidente del gruppo, garantirà un utilizzo «simil-tedesco» della formula, quindi un po’ più serio che altrove.
Quando passa una «moda finanziaria» senza aver lasciato tracce significative nel costume del mercato, è bene rimarcarlo, solennizzare il momento, quasi come quando si osserva un minuto di silenzio in memoria di un defunto, per ricordarsi quanto eravamo buffi quando ci dividevamo e discutevamo appassionatamente su un’innovazione che non avrebbe cambiato un fico secco. Ciò che conta in certe materie, e il governo societario è tra queste, è soltanto la qualità delle persone che gestiscono. Non c’è duale che tenga: o al vertice di una grande impresa vengono insediate persone degne, oppure nessuna ricetta funziona. Appassionarsi a difendere l’una o l’altra, di solito, è solo un modo per camuffare il segreto desiderio che tutto continui come prima. E allora, addio al duale senza rimpianti.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 23/5/2014