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 2014  maggio 23 Venerdì calendario

LE ATTIVITÀ ILLEGALI ENTRANO NEL PIL


Il Fiscal Compact? Non fa più paura. La prospettiva di manovre da almeno 50 miliardi di euro l’anno per i prossimi vent’anni al fine di rispettarlo? Uscita dal radar. Il motivo è molto semplice: cambia il Sistema dei conti nazionali (Sec), ossia l’impianto che definisce la metodologia armonizzata per la produzione di dati di contabilità nazionale all’interno dell’Unione Europea.
Lo ha voluto l’Eurostat, quindi Bruxelles. E il cambiamento sembrerebbe a tutto vantaggio dell’Italia. Almeno così sembrerebbe leggendo lo stupefacente comunicato dell’Istat sulla vicenda. Poi sono arrivati i distinguo, che hanno aumentato la confusione. Peccato che fino a ieri sera nessun esponente del governo abbia detto una parola chiarificatrice su un argomento così importante (interpretato in un certo modo, il nuovo Sec potrebbe portare davvero alla fine delle politiche di austerità senza dover rinegoziare i vari obblighi europei). La novità più stupefacente riguarda l’inserimento nel nuovo calcolo dei conti, che verrà adottato a partire da quest’anno da tutti i Paesi europei, Italia compresa, delle attività illegali come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando. Sembra uno scherzo, ma non lo è. Grazie a ciò ai cittadini italiani potrebbero essere risparmiate nuove stangate. Le ultime stime sull’economia sommersa risalgono al 2008 e indicano che il valore aggiunto da essa prodotto in Italia sia compreso tra un minimo di 255 e un massimo di 275 miliardi di euro.
Il peso dell’economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del pil.
Di fronte al clamore scatenato dalla notizia, è intervenuto Emer Traynor, portavoce del commissario Ue al Fisco, competente per la riforma di Eurostat. Secondo Traynor, attività illegali come prostituzione e traffico di droga «già facevano parte del calcolo del pil da decenni, sia a livello Ue che internazionale». Quello che cambia in Europa dal prossimo settembre è che verranno «armonizzate» in tutti i Paesi dell’Ue il calcolo e la definizione delle attività illegali. A leggere il comunicato dell’Istat però sembra che le cose non stiano in questo modo, perché l’istituto di statistica parla di «inserimento nei conti delle attività illegali», scrivendo queste parole in grassetto proprio per sottolineare l’importanza del cambiamento. Oltre alle attività illecite, contribuiranno ad aumentare il pil anche le spese in ricerca e sviluppo, non più considerate una componente dei costi intermedi bensì spese di investimento in quanto contribuiscono all’accumulazione, tramite capitale intangibile, di capacità produttiva. Lo stesso discorso vale per le spese per gli armamenti. L’Istat sottolinea che questi aggiustamenti avranno «un effetto, seppur limitato, sulla spesa per consumi pubblici e sull’indebitamento netto», ma non si azzarda a fare delle stime. Il sospetto è che potrebbe essere tollerata una certa flessibilità nel calcolo delle varie componenti del pil. Sempre che dia dimostrazione di avere una certa capacità negoziale con Bruxelles e con Angela Merkel. Qualche malizioso potrebbe pensare che qualcosa di più preciso al riguardo lo si verrà a sapere dopo lunedì prossimo, quando saranno noti i risultati delle elezioni per l’Europarlamento.

Marcello Bussi, MilanoFinanza 23/5/2014