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 2014  maggio 23 Venerdì calendario

NEW YORK COME MILANO: GUERRA GLOBALE ALLE «APP»


New York È l’era del contrasto tra le compagnie hitech e le tradizionali regolamentazioni economiche e commerciali. Accade a Milano, dove la autorità hanno sancito che l’applicazione per la prenotazione di automobili Uber è contraria alla legge - andando così incontro alle robuste proteste dei tassisti della città - e accade altrove, in alcune capitali europee e in America. A New York il procuratore generale Eric Schneiderman ha annunciato proprio mercoledì il raggiungimento di un compromesso con Airbnb, il popolare sito che permette a privati in tutto il mondo di affittare il proprio appartamento o parte di esso.
La società è presente in 34mila città e 192 Paesi, vale dieci miliardi di dollari, quanto le più vaste catene alberghiere. Tuttavia, alcune municipalità negli Stati Uniti si oppongono al servizio e pretendono che il sito debba essere soggetto alle stesse regole e alle stesse tassazioni delle strutture alberghiere. Secondo una legge locale del 2010, nessuno a New York può affittare per più di 30 giorni una casa in cui non è presente l’inquilino abituale. Airbnb si è difeso sostenendo che la norma è applicabile soltanto a business tradizionali. Sulla base di questa regolamentazione, però, la procura generale dopo mesi di battaglia legale ha ottenuto da Airbnb la condivisione di dati anonimi - informazioni che non includono email , nomi e cognomi, dettagli degli account sui social media, numeri degli appartamenti o delle unità abitative - di 15mila utenti di New York. Fra dodici mesi, però, i giudici potranno ottenere informazioni più dettagliate su alcuni ospiti in caso di trasgressione delle leggi cittadine.
Le autorità a New York temono diverse violazioni. Hanno già imposto ad Airbnb di richiedere agli utenti la raccolta delle tasse che si applicano alle tradizionali camere d’albergo. Le autorità ma anche i gruppi di attivisti che si battono per l’espansione di alloggi a prezzi accessibili sono preoccupati: sono stati registrati casi di proprietari che hanno sfrattato inquilini per poter utilizzare interi edifici come alberghi e offrire appartamenti online. Gli stessi vertici di Airbnb hanno rivelato di aver cancellato oltre duemila voci sul proprio sito. E in queste ore, anche San Francisco studia un progetto per regolamentare l’utilizzo dei servizi della compagnia in città. Gli ultimi sviluppi legali per Airbnb aprono un precedente non soltanto per aziende simili - per esempio Craigslist e HomeAway- ma per tutte le società hitech che con l’offerta di servizi alternativi si scontrano con le tradizionali regolamentazioni locali. «La questione sollevata da questo nuovo modello di business- ha scritto il Wall Street Journal - è se le persone che offrono servizi su Airbnb e compagnie simili contano come utenti o dipendenti, e se le compagnie hi-tech che li registrano sono datori di lavoro o soltanto intermediari». Il precedente che più preoccupa imprese simili, legate al mondo dell’innovazione, è però la cessione di informazioni sugli utenti. In un’epoca in cui le rivelazioni sui programmi della National Security Agency americana -Nsa- hanno ingigantito la diffidenza del mondo dell’ hitech nei confronti delle autorità, la concessione sui dati personali spaventa: «Siamo preoccupati che questa sia una richiesta non ragionevole di un governo allargato», aveva scritto Airbnb in un comunicato in autunno.