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 2014  maggio 22 Giovedì calendario

MICALIZZI, IL MADOFF ITALIANO E LA MEGATRUFFA DA 700 MILIONI


Per dire quanto contano le Coop nel mondo: l’ultima truffa ai danni di banche russe, ma anche dell’americana Jp Morgan o della società di Atlanta Ker Capital, il nostro “Madoff della Bocconi” l’ha messa a segno dando in pegno proprio una fideiussione, in realtà falsa, di 20 milioni di euro «apparentemente emessa da BNL filiale di Reggio Emilia in favore di Coopsette, società cooperativa di Castelnovo Sotto».
I russi, notoriamente poco inclini allo scherzo, pare che siano riusciti a riprendersi il maltolto. Gli altri si dovranno costituire parte civile e aspettare la fine del processo. I cinesi invece, nelle cui banche sono scomparsi 40 milioni di dollari, non si sa come si regoleranno. Difficile tradurre in mandarino le carte di un’inchiesta che spazia dalle spiagge cipriote alle pianure emiliane, dalla Mole Antonelliana al Duomo, approdando infine, nel disvelamento della truffa, tra le lamiere arrugginite di una scalcagnata roulotte parcheggiata tra le strade desertiche nel Nevada, vera sede del centro affari del professor Alberto Micalizzi, l’ex ricercatore dell’Università Bocconi che spendendo questo “brand” a piene mani, ha fatto fesso mezzo mondo.
«Una personalità senza scrupoli, incurante delle regole e incline a delinquere». scrivono i giudici che lo hanno arrestato ieri con altre 8 persone. Ma pochi anni fa, il prof Micalizzi, faccia da bravo ragazzo e autorevolezza di docente di Finanza Aziendale alla Bocconi, era considerato un enfant prodige, una stella nascente dell’economia italiana e internazionale: aveva messo a punto modelli finanziari che lo avevano reso famoso pochi anni prima della Grande Crisi del 2008. Ma certe teorie, quando le metti in pratica, non sempre funzionano. E così, pur di non perdere la faccia, Micalizzi dall’alto della sua Dynamic Decisions Capital Management Ltd, sede nella city di Londra, quando è arrivata la resa dei conti con il crollo della Leman Brother’s, ha deciso di praticare una delle più antiche specialità finanziarie: la truffa in grande stile.
Agli investitori che sulla base del suo Growth Premium Analysis, un modello di gestione dei rendimenti azionari, avevano investito fiumi di denaro e ora li chiedevano indietro, propose un gigantesco bond da 10 miliardi di dollari, garantito, apparentemente, da forniture di petrolio. Un titolo obbligazionario emesso dalla florida società statunitense Asseterra, sede in Nevada. Precisamente in una roulotte parcheggiata nei pressi di un incrocio tra un paio di quelle lunghe strade americane che si perdono tra le nuvole. Un gigantesco pacco mondiale. Nel quale, ora la Finanza ha messo a segno gli arresti e svelato, con un’inchiesta del pm Tiziana Siciliano, la gigantesca truffa, avevano creduto in molti. Troppi, a dire il vero. L’ammontare della somma fatta svanire tra le montagne del Nevada, nonché banche cipriote, cinesi e russe, si aggira sui 700 milioni di euro (di cui 250 in Italia). E ha colpito istituti finanziari di prim’ordine come la Fiduciaria Orefici o Ubi banca (25 milioni di euro ciascuna), l’Indipendente Global Managers (5) la Sim Gest (3) e, a scendere, la Carige, la Rb Trade srl, la Redi spa. In fondo Micalizi, con il suo pacco-bond, nel 2008, mentre tutto andava a rotoli, garantiva guadagni da favola. Gli bastava falsificare materialmente i NAV, cioè i rendimenti sui titoli, facendo figurare continue acquisizioni di bond del Nevada per il valore facciale di 300 milioni di dollari. Ci sono cascati in tanti: dagli Emirati Arabi, agli Stati Uniti, dall’Australia alla Cina.
Allarmi dell’autorità di controllo? Non pervenuti. Quando qualcuno si fa venire il sospetto e comincia a chiedere il rientro dei capitali investiti, il prof cambia banda. Lascia i salotti accademici e si rivolge a dei veri balordi con cui s’inventa finte fideiussioni per garantire i vecchi bond. La solita truffa a cascata. Si rivolge alla Banca Agricola Russa riuscendo ad ottenere 20 milioni di euro garantiti da un’obbligazione da 100 milioni di dollari, completamente falsa. Poi ne ottiene altri 20 dalla Invest Trade Bank di Mosca, 20 dalla Jp Morgan, 61 dalla Ker Capital di Atlanta, 11 dalla Pirelli, 6 dalla Ubs di Monaco, 30 dalla Snam Rete Gas.
Perfino il suo avvocato inglese che lo ha difeso a Londra, dove gli hanno revocato ogni licenza multandolo per tre milioni di sterline, si è visto rifilare 60 mila sterline con la fideiussione falsa. Micalizzi, un genio.

Paolo Colonnello, La Stampa 22/5/2014