Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/5/2014, 22 maggio 2014
NEGOZI IN ABITAZIONI? BERLINO OK
Ho sempre odiato i fitness center. Mi iscrivevo e poi non ci andavo. Adesso frequento con incredibile regolarità una palestra a Berlino. Perché non sembra una palestra. Non c’è quell’insopportabile atmosfera creata da fanatici culturisti. È piccola, al massimo ci ritroviamo in due coppie, un paio di clienti e altrettanti trainer.
Ci si tiene in forma senza gonfiare i muscoli, in quello che era un negozio degli anni Venti, fregi al soffitto e parquet vecchiotto. Una delle tante trasformazioni di Berlino.
Per colpa degli stranieri, soprattutto italiani, alla ricerca di investimenti a basso prezzo, gli appartamenti sono diventati rari. Comprati e tenuti sfitti o affittati ai turisti. I prezzi salgono e i tedeschi non riescono a trovare un alloggio accessibile. Allo stesso tempo, i grandi centri commerciali fanno chiudere i piccoli negozi, che rimangono vuoti a lungo, per anni. I proprietari non possono, o non vogliono curarli e vanno in malora, ne soffre l’estetica del palazzo e della strada. Nella lunga strada commerciale del mio quartiere, la Wilmersdorferstrasse, i locali deserti sono ormai decine. La gente va nei centri commerciali aperti fino alle 22.
Così si preferisce offrirli comunque, perfino gratis, purché chi li usa ne curi l’aspetto. Sempre vicino a me, al posto di una drogheria, un poeta in attesa di editore ha creato un club di lettura: legge i suoi versi, ma chiunque può esibirsi. Il locale è sempre affollato, si offre solo un obolo per un bicchiere di vino. In un ex cinema si esibisce una compagnia di attori dilettanti, che non sono neanche male. E si moltiplicano le gallerie d’arte: tre o quattro pittori si mettono insieme, espongono le loro opere e quelle dei colleghi.
Qual è il segreto? Gli inquilini provvisori sono pronti a lasciare il campo appena il proprietario trova un cliente regolare, e il vecchio negozio può tornare negozio. Non si ricorre a trucchi legali per prolungare l’affitto provvisorio per anni e anni, come avverrebbe da noi. Il malinteso buonismo finisce per ritorcersi contro i deboli, ma da noi è più facile fingere di non capire. Poeti e artisti si trasferiscono semplicemente di pochi metri, e il gioco ricomincia.
Oppure si trasformano i negozi in abitazioni. Solo a Colonia sono disponibili 2.500 «oggetti abitativi», come vengono definiti, mentre soprattutto i giovani non trovano casa. Anche la mia piccola palestra potrebbe diventare un accogliente appartamento con salone, bagno, cucina e due stanze. Silenzioso e accogliente. Basta mettere una tenda contro l’ampia vetrina all’ingresso. Tutti i negozi hanno un locale per i servizi. Basta installare una vasca da bagno, se la si preferisce alla doccia, e una cucina. Il tutto senza grandi complicazioni burocratiche. A quanto leggo, bastano un paio d’ore per ottenere i permessi di ristrutturazione dagli uffici competenti. Quando ho rimesso a nuovo il mio appartamento, che risale al 1890, mi sono preoccupato di rispettare la legge: la cucina è diventata il mio studio, ho spostato il bagno, ho allargato una porta, ne ho aperto un’altra, e così via. Quale permesso?mi hanno rassicurato. Può fare quel che vuole purché non intervenga sulla facciata del palazzo, e non tocchi i muri maestri. È venuto per un sopralluogo un tecnico della società che cura l’amministrazione del condominio, ed è stato tutto. Che cosa sarebbe avvenuto a Roma? Per incentivare gli investimenti privati e quindi anche i posti di lavoro, non servono aiuti miliardari da parte dello Stato vietati dalla «cattiva» Angela. Basterebbe un poco di buon senso a costo zero.
Infine, si può vivere in un negozio al livello della strada, perché i passanti sono discreti, e non cercano di violare la vostra intimità. E sono silenziosi. E a Berlino non vi trovate in casa ladri e scassinatori a ogni weekend. Anche a Trastevere ho notato negozi trasformati in abitazione, ignoro se con il consenso della legge, ma dai cartelli all’ingresso sospetto che la vita degli inquilini non sia facile: implorano o minacciano i proprietari di cani di essere più rispettosi, invano da quel che posso vedere. E cumuli di spazzatura si accumulano nelle notti di movida sotto le vetrine.
Roberto Giardina